Le elezioni presidenziali USA: chi vincerà?

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Mentre a St. Paul McCain proclama che vincerà lui, e i delegati alla convention repubblicana vanno in delirio per Sarah Palin (governatore dell'Alaska e candidata alla vice-presidenza), i sondaggi parlano di un'elezione molto incerta. Andrea Moro, già dalla scorsa elezione, ha messo su un blog di previsioni elettorali che si basa sui sondaggi stato per stato e su poche (elementari ma ben pensate) regole di statistica. Presentiamo qui il suo blog, certi che i nostri elettori (ops! volevo dire lettori - che lapis!! - come diceva un vecchio signore calabrese...) apprezzeranno.

 

Il particolare sistema

elettorale degli Stati Uniti rende estremamente difficili le previsioni

su chi vincerà le elezioni presidenziali. Non basta infatti guardare i sondaggi nazionali, in quanto l'unica cosa che conta per determinare il vincitore è il computo dei voti elettorali, che vengono assegnati, stato per stato, secondo regole che variano da stato a stato. È necessaria allora una continua e

attenta analisi della distribuzione geografica dei voti. Una previsione che abbia un minimo di senso si può

ottenere utilizzando i sondaggi statali per calcolare simulazioni della

distribuzione statistica di ogni possibile risultato dei collegi

elettorali e le probabilità che ciascuno Stato risulti a favore di Obama o McCain. Un metodo alternativo guarda invece al mercato delle

scommesse, ma di questo parleremo dopo.

 

Per cominciare, descriviamo il sistema elettorale, visto che nelle elezioni presidenziali americane non vince il candidato con la maggioranza del voto popolare, ma quello

con la maggioranza del collegio elettorale.

Il sistema elettorale

A ogni Stato è associato un numero di grandi elettori che

costituiscono il collegio, per esempio cinquantacinque elettori alla

California, trentuno a New York, tre al Montana. I voti riflettono in

modo impreciso la popolazione relativa di ogni Stato, penalizzando i

più popolosi. In totale, i voti del collegio elettorale sono 538 e, per

essere eletto presidente, un candidato deve vincerne almeno 270. Esiste

inoltre un complicato meccanismo di risoluzione in caso di parità, ma lo omettiamo qui per semplicità. In quasi tutti gli Stati, un candidato vince tutto il collegio (ossia tutti i grandi elettori di quello Stato)

aggiudicandosi la maggioranza relativa del voto popolare nello Stato

stesso. Solamente Maine e Nebraska (oltre al Colorado, in caso di

vittoria di un referendum costituzionale) ripartiscono

proporzionalmente i rispettivi voti elettorali.

È quindi possibile

ottenere la maggioranza dei voti del collegio elettorale senza avere la

maggioranza dei voti dell'intera nazione: in altre parole, il sistema

del collegio elettorale favorisce candidati i cui sostenitori sono

distribuiti geograficamente. Questo succede raramente: per

esempio, nel 2000, George W. Bush vinse il collegio elettorale

con cinque voti di margine ottenendo il 47,9 per cento del voto

popolare, contro il 48,4 per cento ottenuto da Al Gore.


Come leggere i sondaggi

Come otto e quattro anni fa, anche quest'anno tutto lascia prevedere un paese equamente diviso

tra Barack Obama e John McCain, e quindi una elezione in cui il

meccanismo del collegio elettorale potrebbe avere un ruolo

determinante. Accurate previsionielettorali quindi richiedono una

attenta analisi della distribuzione geografica dei voti. Per questo, il nostro Grande Timoniere, Andrea Moro, ha sviluppato un metodo di analisi dei sondaggi elettoralistatali, con un software che permette il costante aggiornamento delle previsioni, su questo sito.

Il

software usa i risultati dei più recenti sondaggi statali per calcolare con il

metodo Monte Carlo simulazioni della distribuzione statistica di ogni

possibile risultato del collegio elettorale. L'analisi tiene conto

dell'errore di campionamento riportato dai sondaggi statali per

calcolare le probabilità che ciascuno Stato risulti a favore di Obama o

di McCain. Queste probabilità vengono poi usate per simulare i risultati di

100mila collegi elettorali, ossia 100mila elezioni. La percentuale delle simulazioni favorevoli

a Obama fornisce una possibile valutazione della probabilità di una sua

vittoria del collegio elettorale.

Il sito riporta in alto la distribuzione di voti elettorali a favore di Obama che risulta dalle simulazioni Monte Carlo. In base a questa distribuzione poi è possibile calcolare la probabilità di vittoria per Obama (data dalla probabilità che i voti elettorali per Obama superino la soglia di 270), e il numero atteso di voti elettorali. Questi due grafici vengono riportati in basso nella pagina principale del sito.

La sorpresa, che i grafici evidenziano, è che nonostante i sondaggi nazionali diano percentuali di voto molto vicine ai due candidati, per il momento la probabilità di vittoria per Obama è del 94%. Non solo, ma questa probabilità è rimasta alta (superiore al 75%) praticamente da giugno a questa parte. Il motivo lo si scopre andando a spulciare i sondaggi stato per stato riportati da Andrea qui. Dai dati dei sondaggi statali si vede che Obama mantiene un piccolo margine - in certi casi risicatissimo - in un numero sufficiente di "swing states" (come Ohio, Florida, Pennsylvania, ma anche Michigan, Nevada, Wisconsin) da far sì che la probabilità aggregata di una sua vittoria sia alta.

Questi dati, d'altra parte, evidenziano anche quanto sia tenue la posizione di vantaggio di Obama: basta che i sondaggi in alcuni di questi stati-chiave si spostino anche solo di due-tre punti per avere effetti vistosi sulla probabilità di vittoria (e si noti che anche Colorado, Indiana, North Carolina, Virginia e altri stati più piccoli - come numero di elettori - sono in gioco!). Difatti Andrea ha anche inserito i risultati di alcune simulazioni in cui si da per certo che Obama perda alcuni stati-chiave. Ad esempio, se Obama perde Colorado, Ohio e Virginia, la sua probabilità di vittoria scende dal 94 al 73 per cento.

Per avere il colpo d'occhio di quale sia la distribuzione geografica dei voti previsti a favore dell'uno e dell'altro candidato, Andrea riporta anche una mappa degli Stati Uniti con colori diversi per ogni stato a seconda del margine di vantaggio di Obama in quello stato, in base sempre agli ultimi sondaggi.

Le scommesse

Un metodo alternativo per la previsione dei risultati elettorali utilizza invece il mercato delle scommesse sul vincitore delle elezioni.

Ad esempio, questo sito vende titoli che pagano 1 dollaro in caso di

vittoria di Obama (o di McCain) in un certo Stato. Il prezzo di questi titoli è una

misura della probabilità soggettiva che gli

scommettitori associano alla vittoria di Obama (o di McCain): per

esempio, il titolo che paga 1 dollaro nel caso di una vittoria di Obama viene dato a circa 60 centesimi. Tendenze simili vengono riportate dagli "Iowa Electronic Markets" gestiti dalla University of Iowa.

Conclusione

Tanto di cappello ad Andrea per aver ideato un meccanismo di previsione tanto semplice quanto rigoroso, poiché tiene conto sia del sistema elettorale USA che delle regole della statistica. Difatti, il sito di Andrea è stato uno dei pochi a prevedere correttamente la vittoria di Bush nel 2004 contro Kerry! Dati i precedenti, io guardo religiosamente le previsioni di Andrea tutte le mattine, per vedere se ci sono dei cambiamenti. Stay tuned!

 

 

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Commenti

Ci sono 56 commenti

Bellissimo articolo, molto chiaro.

Ti chiedo una precisazione su una cosa che non ho mai capito:

questi "Grandi Elettori" esistono realmente?

Ovvero al voto del Montana viene attribuito un valore convenzionale di 3 grandi elettori oppure questi elettori esistono fisicamente.

In questo caso sai dirmi dove posso trovare informazioni per capire come funziona la loro elezione?

Finite le elezioni che ne è di loro tornano alla vita normale o ricoprono cariche pubbliche?

La tv italiana parla da mesi di queste elezioni ma non sono riuscito mai a vedere una spiegazione del sistema elettorale americano.   

 

C'è una descrizione molto chiara del sistema dell'electoral college qui. Per rispondere rapidamente alle domande:

1) Si, i grandi elettori esistono realmente e si riuniscono veramente per eleggere il presidente. In verità non è possibile obbligarli a votare per il candidato in nome del quale sono stati eletti. Questo non è mai stato un problema, nel senso che il risultato di una elezione non è mai cambiato per ''tradimento'' dei grandi elettori, ma è successo qualche volta che un grande elettore abbia votato in modo diverso dal suo mandato. Nel 2000 un grande elettore di Washington DC eletto per Gore votò invece scheda bianca (senza cambiare il risultato, dato che Bush aveva comunque la maggioranza dei voti del collegio elettorale).

2) I grandi elettori sono normalmente militanti dei partiti che hanno cariche pubbliche e/o di partito. Dopo l'elezione tornano a fare quello che facevano prima.

 

Un'osservazione: nel 2004, tutti i miei "corrispondenti" (amici ed ex collaghi, quasi tutti italiani) da oltreoceano davano la vittoria di Bush praticamente certa, e mi chiedevano come mai continuassi a porre ancora la questione. Quando spiegavo che qui in Italia i giornali davano, per la maggior parte, Kerry come favorito, si mettevano a ridacchiare.

Per inciso, si trattava di persone (i "corrispondenti") con indirizzi politici differenti, che pero' ragionavano in termini di chi vincera'-dove).

 

 

I giornali italiani sono abbastanza patetici quando parlano della politica americana, un misto abbastanza curioso di ignoranza e pregiudizio. Prendi per esempio il trattamento dei sondaggi. A differenza dell'Italia, in America i sondaggi sono ottimi e abbondanti. La cosa logica da fare è raggrupparli, seguirne l'evoluzione, farne la media etc. Per esempio se vai su www.realclearpolitics.com o su www.electoral-vote.com vedrai degli esempi su come fare reporting serio sulla cosa. Invece i giornali italiani ignorano per giorni e giorni l'argomento e poi, in modo abbastanza casuale, sparano in prima pagina i risultati di un singolo sondaggio. Ovviamente si tratta dei sondaggi che fanno più impressione, ossia quelli che danno un grosso margine a favore dell'uno o dell'altro. Peccato che, esattamente per questa ragione, è più probabile che tali sondaggi siano degli outliers. Ma sono i soli che ai lettori italiani è dato vedere, e come si può immaginare questo non favorisce una buoma comprensione di ciò che effettivamente succede.

 

... si distinguono al solito per anteposizione della fuffa alla sostanza. Per fare un esempio, vi pare normale che il principale quotidiano italiano mandi a raccontare le conventions questa signora MLR che tratta il tutto come un fenomeno di costume? mah... Non so cosa ne pensiate voi, ma ad oggi, a parte Change e Dream e Barracuda, dei temi della campagna se ne è parlato poco sulla stampa italiana e non si vede una riga che sia una sulle proposte dei candidati (ma magari sono distorto perche leggo solo le versioni online...): sanità, spesa, tasse, istruzione, giustizia, politica estera (che forse è l'unica eccezione anche se sempre a livello molto superficiale). Vista dall'Italia, la campagna elettorale americana probabilmente sembra solo un beauty contest raffinato, ravvivato ogni tanto da scandali e polemiche...

 

sei riuscito a leggere quell' articolo ? io non ce l'ho fatta . Qualcuno sa indicarci le differenze a livello di programma fra i 2 candidati ? ho provato a cercare nei 2 siti ma devo ammettere che mi sono perso

 

Va be ma non e' che qui negli usa si facciano tutti questi massimi sistemi, pero', eh. Son due settimane che il grande argomento sono le gravidanze della palin. Guarda il nyt di oggi (o di qualsiasi altro giorno): quanta sostanza ci vedi? E' tutto su chi vota chi piuttosto che perche'. Per come la vedo io ormai piu' nessuno vota seguendo argomenti di natura economica (se lo facessero i repubblicani non avrebbero chances); e' solo piu' una distinzione su argomenti morali: aborto, gay marriage, terrorismo e immigrazione, guerra e via cantando. Quelli sono ancora gli argomenti veramente solidi che incendiano gli animi e non richiedoo nemmeno che l'elettorato sia informato perche' tanto non cambiano sostanza col tempo. E sebbene siano soprattutto i repubblicani a riempirsi la bocca di quelle loro abominevoli moralita' che di morale nulla hanno, anche i democratici hanno punti saldi su quali cederebbero difficilmente. Una riflessione che ho fatto mi ha un po' terrorizzato: sarebbe assolutamente possibile veder eletto un presidente donna o nero o basso o grasso e forse single. Sarebbe semplicemente impensabile un presidente ateo. 

 

 

e' FiveThirtyEight.com . La percentuale di vittoria di Obama e' data al 72%, penso a causa del diverso peso dato ai sondaggi piu' recenti.

 

Contrariamente a quello che si pensa, ogni elezione presidenziale non è affatto tra due candidati, ma vi partecipano numerosi altri candidati, i quali, pur non avendo oggettive possibilità di vittoria causano l'effetto collaterale di disperdere una percentuale più o meno sostanziale dei voti.

Successe per l'elezione Bush-Gore, con Ralph Nader che rosicchiò a sinistra un po' dei voti che a Gore sarebbero stati sufficienti a vincere e successe anche con Bush senior, quando Ross Perot  andò a pescare tra gli elettori più tradizionalmente repubblicani agevolando Bill Clinton.

Quest'anno cosa si prevede ?

 

Nader è un candidato perenne, quindi c'è anche quest'anno. Dopo la sua impresa del 2000, quando con il 2.7% dei voti donò l'America a Bush il Giovane, nel 2004 ha preso lo zero virgola sputo. L'altro candidato che può avere un effetto è Bob Barr, del Libertarian Party. Si tratta di un ex congressman repubblicano della Georgia che potrebbe rosicchiare un po' di voti da parte degli elettori repubblicani più arrabbiati per l'espansione dei poteri dello stato in tema di sorveglianza e di spesa pubblica. Su RealClearPolitics pubblicano sia i sondaggi che includono Nader e Barr sia quelli con solo Obama e McCain. Il problema dei candidati come Nader e Barr è che le loro percentuali sono normalmente dentro il margine d'errore dei sondaggi. Un più o meno 2% fa un mondo di differenza per loro, ma è difficile da stimare statisticamente. Quindi, bottom line, le percentuali dei sondaggi non ci dicono gran che, a parte il fatto che questi due candidati chiaramente non stanno sfondando (come invece fu il caso di Ross Perot nel 1992 e di Anderson nel 1980).

 

Di quanto e' il tempo di "differita" dei dati mostrati sul sito di Andrea? Ieri Obama stava a 98.4%, oggi 85%. Mi piacerebbe sapere se lo scossone potrebbe essere attribuito allo scivolone del "pig with a lipstick" (e soprattutto al fatto che abbia reagito alle critiche in maniera sbagliata); se i dati sono aggiornati davvero ogni 24 ore, potrebbe essere il caso.

 

 

Intanto il Corriere rilancia un presunto scoop sulla Palin e suoi vari scheletri nell'armadio

http://www.corriere.it/esteri/08_settembre_10/amante_sarah_palin_c524d13e-7f57-11dd-a664-00144f02aabc.shtml

 

Il sito si aggiorna quando escono nuovi sondaggi a livello statale. Per esempio, la rimonta di McCain dopo la convention repubblicana non si vede ancora in pieno perché i principali sondaggi eseguiti sono a livello federale, e quindi non entrano nei calcoli di Andrea. Per alcuni stati, che vengono polled con bassa frequenza, i sondaggi statali sono abbastanza vecchi. Per altri, mutamenti nei polls non cambiano nulla. Per esempio, ieri è uscito un sondaggio in North Carolina che dava McCain a +20. Questo è decisamente meglio di altri sondaggi precedenti, ma dal punto di vista della probabilità +8 o +20 è lo stesso: comunque NC era assegnata a McCain con probabilità 1. Le probabilità cambiano quando cambiano i sondaggi negli swing states. Qui possono succedere cose sorprendenti; per esempio, nella rimonta generalizzata di McCain c'è il buco Florida, dove l'ultimo sondaggio dà i candidati alla pari con perdita del vantaggio inizialmente tenuto da McCain. Questo pesa molto di più che l'avanzamento in tanti non-swing states.

 

No giorgio, se ho capito bene andrea si basa su dati di polls sul sito electoral-vote.com i cui sondaggi piu recenti sono del 8 settembre. Gli ultimi sondaggi danno mccain di nuovo in corsa, direi il tutto dovuto all'effetto palin della convention (come dicevo qualche giorno fa, mccain deve riconquistare i repubblicani di destra, essendo un atipico: pare ce la stia facendo, anche se aspetterei altre due settimane per vedere quale è il vero effetto).

By the way: qualcuno aveva detto mesi fa che Obama poteva solo perderle, queste elezioni. Beh pare ci si stia applicando con impegno.

UPDATE: ritiro, vedo che sandro dice chiaramente che l'effetto palin non c'e' in quei dati.

 

 

By the way Giorgio, se to interessano le reazioni in tempo reale la cosa più semplice da fare è guardare le quotes a intrade.com. Lì si sono mosse parecchio, adesso McCain ha un leggero vantaggio.

 

riflettono quello che il naso suggerisce a chi, come il sottoscritto, vive nel mezzo di deep Amerika. Piaccia o no, it's a dead heat race. E se OB continua a infilare gaffes come negli ultimi giorni, addio Ohio ed addio White House.

Which begs the question: come ha fatto Obama a (quasi) perdere delle elezioni che, solo sette mesi fa, erano stravinte? 

Stay tuned. Ci stiamo pensando ...

 

1. Sono assolutamente d'accordo con Sandro: pensavo fosse chiaro ormai che i sondaggi nazionali non valgono un fico secco, dato il meccanismo delle elezioni presidenziali USA. Io la mattina svolgo la seguente routine (well, dopo aver guardato quali sono gli ultimi sviluppi sui mercati finanziari - ma lasciamo stare):

- guardo su realclearpolitics.com i sondaggi piu' recenti STATO PER STATO: in particolare quelli degli stati in bilico e di un certo peso nel collegio elettorale: oltre ai soliti (Florida, Ohio, Pennsylvania, Virginia) ci sono Colorado, Michigan, Minnesota, perfino Wisconsin e Iowa...

- guardo i calcoli di Andrea Moro sul sito presentato in questo post, e soprattutto i calcoli condizionati all'evento che certi stati-chiave vadano a McCain: in tal modo ci si accorge che anche se Obama e' migliorato in alcuni stati (Colorado, Pennsylvania, Michigan) negli ultimi giorni, la sua probabilita' di vittoria e' ancora in bilico. Difatti, RCP da' McCain in vantaggio in Florida, Ohio e Virginia. Se si assume che questi stati vadano davvero a McCain, i calcoli di Andrea assegnano ad Obama una probabilita' di vittoria pari a... 48.7%!! Non mi pare proprio che si possa dire che Obama sta prendendo il largo, come sostiene con leggerezza e sciatteria Repubblica!

- Infine, per completezza, guardo le quotazioni di Iowa Electronic Markets e le previsioni di fivethirtyeight.com (ma mi fido di piu' di quelle di andrea, che almeno sono trasparenti, mentre per quelle di fivethirtyeight non ho idea di come fanno i pesi....!)

 

2. Riguardo all'ultima mossa di McCain, son d'accordo con l'interpretazione di Michele. Divertente la risposta di Obama: un Presidente dev'essere in grado di fare piu' di una cosa allo stesso tempo! Grande.

 

 

È uscito ieri, e il vantaggio di Obama è ora del 4%. Questo conferma il sospetto che il sondaggio di una settimana fa, in cui il vantaggio era del 9%, era un outlier. Il margine appare assai più ragionevole e più in linea con gli altri sondaggi condotti nello stesso periodo (Gallup +4, Rasmussen +6, Hotline +5).

Finora non mi risulta che questo sondaggio, che ha stessa fonte e stessa metodologia di quello della settimana prima,  sia stato ripreso dalla stampa italiana. Ho come il sospetto che non lo sarà. Proprio bravi questi corrispondenti dall'estero.

 

Sondaggi di oggi (c'e' una application - election 08 - dell'iphone che da tutti i sondaggi per stato in tempo quasi reale e la loro storia) danno 2% in favore di Obama sia in Ohio che in Florida. Era tanto tempo che non succedeva un vantaggio Obama in questi stati. Sandro (anche lui a un tasto di iphone   di distanza) mi spiega che se si consolida questo vantaggio Obama vince. 

Io continuo a temere che le polls siano falsate dal fatto che la gente si vergogna di dire che non votera' un nero. 

Chiunque stia seguendo non solo le proiezioni di Andrea ma anche quelle di realclearpolitics o di fivethirtyeight sapra' che i pronostici sono a favore di Obama al momento.

Voglio pero' segnalare un ottimo articolo di Karl Rove (quello che ha fatto vincere Bush). Secondo me ha ragione che non e' ancora detta l'ultima parola, e che Obama non ha "closed the deal". Come dice Rove:

 

[McCain's] campaign understands the dire circumstances it faces and is

narrowing his travels almost exclusively to Florida, North Carolina,

Virginia, Ohio, Missouri, Colorado and Nevada. If he carries those

states, while losing only Iowa and New Mexico from the GOP's 2004

total, Mr. McCain will carry 274 Electoral College votes and the White

House.

 

Da notare che i sette stati menzionati da Rove sono gli stessi evidenziati sulla home page di realclearpolitics, in alto a destra, come "battleground states". Per adesso Obama e' in vantaggio nei sondaggi in ognuno di questi, ma il vantaggio e' in molti casi risicato. Insomma, per me e Alberto non e' ancora il caso di contare sulla cena offerta da Stockli...

Da aggiungere due cose: pare che Obama stia dominando fra gli early voters in cinque stati: New Mexico, Ohio, Iowa, North Carolina e Georgia. Chiaro che il sample di early voters e' biased e per definizione non comprende gli elettori ancora indecisi. Pur tuttavia, da' un'idea.

La seconda cosa e' l'intervista a "Joe the plumber" che ieri sera e' stato menzionato parecchie volte da McCain e Obama nel loro ultimo dibattito. Joe argomenta che non e' giusto alzare le tasse per gli individui con reddito al di sopra di $250,000 - individui che hanno lavorato sodo per costruire il proprio successo, e da cui dipende il successo dell'economia americana. Guardatevi l'intervista, e' molto efficace ed e' esattamente il tipo di portavoce di cui ha bisogno McCain.

 

 

Prendete con pinze molto lunghe il dato sugli early voters (quelli che hanno già votato per posta, negli stati in cui questo è possibile; credo che l'Oregon sia l'unico stato in cui si vota esclusivamente per posta). L'ampiezza campionari dei sondaggi statali è solitamente tra 500 e 1000 intervistati. La percentuale di early voters è solitamente intorno al 10%, il ché significa che i campioni sono molto ridotti e quindi molto poco affidabili. Per esempio il sito fivethirtyeight (non trovo più il post esatto) segnala che il campione di early voters dell'Ohio è composto da 60 persone.

 

Vincere in 7 stati in cui sta dietro? A me pare molto dura. Rove sa il fatto suo, infatti chiude cosi':

 

If Mr. McCain succeeds, he will have engineered the most impressive and improbable political comeback since Harry Truman in 1948. But having to reach back more than a half-century for inspiration is not the place campaign managers want to be now

 

 

 

 

Qualche mese fa Aldo Rustichini aveva sollevato dei dubbi sulla campagna di Obama facendo riferimento a Bob the Builder. Pare che Bob the Builder abbia trovato un degno avversario: Joe the Plumber.

Non sono l'unico ad avere notato l'efficacia delle sue interviste, e il suo potenziale ruolo di game changer per la campagna di McCain. Guardate qui, qui e qui. Uno spiraglio per McCain?

 

 

Ciao Giorgio.

Una domanda per te e per Sandro Brusco. Ma cosa ne sapete-pensate della storia dei brogli o impedimenti per gli elettori americani che di tanto in tanto saltano fuori? Lo chiedo solo perchè anche oggi ho visto qualcosa qui.

Grazie

 

Domanda un po' complicata.Ti do prima una risposta rapida, poi una più articolata. La risposta rapida è che a mio parere sia i democratici sia i repubblicani stanno facendo un sacco di rumore per nulla, sostanzialmente si riservano la possibilità di sfidare il risultato elettorale per vie legali nel caso l'elezione sia vicina. Se questo accade potranno dire ''avevamo avvertito che c'era il pericolo di brogli, ora bisogna ricontare i voti''.

La risposta più articolata è come segue. In amerika la disciplina elettorale è governata interamente a livello statale, non federale. Un frequente oggetto del contendere è l'identificazione degli elettori. Gli americani, sia di destra sia di sinistra, sono molto riluttanti ad accettare documenti federali di identità, che quindi non esistono (la paura di essere facilmente identificati dallo Stato fa parte della cultura politica anglosassone). Quando si vota l'elettore viene normalmente identificato mediante la patente; se uno non ha la patente può usare qualcos'altro, come un certificato di nascita, ma ottenere tali documenti alternativi è più difficoltoso. Questo fa si che le persone senza patente tendano a votare di meno. Siccome tali persone normalmente sono persone a basso reddito, residenti nei centri urbani, e appartenenti a minoranze etniche che votano in maggior misura per i democratici, esiste continua tensione tra i due partiti. I repubblicani vogliono rendere le regole per il riconoscimento le più stringenti possibili, mentre i democratici le vorrebbero le più lasche possibili. Rendere le regole troppo dure è ingiusto perché si finiscono per escludere persone che al voto hanno diritto. Renderle troppo lasche è pericoloso perché c'è il rischio che voti chi non ne ha diritto (residenti di altri stati, voti multipli etc.). La materia viene continuamente litigata nelle corti di tutti gli stati, soptrattutto di quelli ''swing'', e ovviamente c'è una rescrudescenza nei periodi elettorali.  Solo l'altro giorno la corte suprema dell'Ohio è intervenuta in merito.

La verità è che i casi documentati in cui un elettore ha votato senza averne diritto sono molto pochi. Forse è perché non li acchiappano, ma una spiegazione più semplice è che a votare in modo fraudolento si rischia la galera, e per un voto solo francamente non ne vale la pena. Secondo Dahlia Lithwick (che a dir la verità è spesso pro-democrats), ci sono stati solo 26 casi riconosciuti di voter fraud, ossia praticamente nulla. Se ci sono rischi seri di brogli sono a livello della conta dei voti, più che di chi vota. Quanto siano seri questi rischi è più difficile dire, ma anche qui non c'è nessuna chiara evidenza di frodi diffuse.

 

 

Io voglio essere un po' meno diplomatico di Sandro. Brogli nel senso di tentativi di registrare risultati diversi da quelli "veri", o di falsificare schede, non ce ne sono, che io sappia, ma tentativi di impedire a certe constituencies di votare e/o registrarsi per votare ce ne sono, per non parlare di irregolarita' di vario tipo associate al voto per corrispondenza e al voto "elettronico" tramite postazioni computerizzate, solo che vengono ignorati perche' nella stragrande maggioranza dei casi perche' ininfluenti sul risultato. 

I casi forse piu' famosi sono quelli del voto in Florida nelle presidenziali 2000. Li' le irregolarita' probabilmente hanno influito, ma sono state sbattute sotto il tappeto. Una di quelle accertate, il voto dei militari all'estero con schede irregolari mancanti di firma, e' stata ignorata per non penalizzare elettori che non avevano colpa, con la scusa che il problema era solo un vizio formale. Sara' stato anche formale, ma e' proprio la forma che impedisce ad un election official di prendersi 100 schede vuote ed apporvi il proprio voto. Un altro caso abbastanza eclatante, nelle stesse elezioni, riguarda l'impedimento a votare di diverse migliaia di afro-americani per similarita' con i nomi di condannati ai quali e' per legge impedito di votare (a vita, se non sbaglio). La mancanza di adeguati controlli sull'identita' risulto' quasi certamente determinante nel rispedire a casa diverse migliaia di elettori in un'elezione che si decise per poco piu' di 400 voti. Questo articolo  e' abbastanza dettagliato e documentato.  

 

http://xkcd.com/500/http://xkcd.com/500/

 

:)  ...nice!

well, per il 2012, basta che non si candidi la Palin! Scherzi a parte, come diceva Michele in un altro commento, una eventuale involuzione del GOP su posizioni ancora piu' socially conservative e xenofobe sarebbe davvero preoccupante. Il paese ha bisogno di Repubblicani seri.