Dove va la sinistra, negli USA e in Italia

/ Articolo / Dove va la sinistra, negli USA e in Italia
  • Condividi
Ritorno sul tema "Bob the Builder", cercando di approfondire alcuni temi.

Ci sono stati

diversi commenti a quello che ho scritto ("Bob the builder for president") e

ho pensato che per chiarezza fosse meglio rispondere con ordine facendo

esplicito quello che voglio sostenere.

Primo: Obama non

è il ritorno a Clinton, è invece una svolta di tutto il partito democratico

su posizioni più a sinistra, posizioni che avranno influenza sulla sinistra in

Europa e in Italia, così come la ebbe a suo tempo Clinton, ed è bene

discuterne in Italia se non altro per questo. Questa volta le influenze

potrebbero non essere positive come (secondo me) lo furono negli anni '90.

Secondo: Ci sono

ragioni precise per cui Obama non è Clinton, da quelle storiche (Obama viene

durante una guerra impopolare) a quelle personali (ovvie) a quelle filosofiche,

più sottili ma anche più profonde, su cui mi vorrei soffermare. Queste

ragioni sono più difficili da vedere sotto la splendida retorica. Per fortuna,

questo punto si comincia a vedere nei commenti. Leggiamo.

Non solo il primo presidente

nero

Cercando di

definire chi è Obama su questioni economiche, Cassidy afferma:

 

"Ma chi è allora Obama? Una risposta è che è

un seguace di behavioral economics.’’ [John Cassidy, ``Economics: Which Way for Obama?’’,

The New York Review of Books, 12

Giugno 2008]

 

 

Ben detto, è un

punto già fatto a marzo su The New

Republic da Noam Schreiber, in un articolo titolato ''The audacity of data''. Chiariamo cosa

significa questo. Intanto, perché seguace? La cinghia di trasmissione del

pensiero è questa: Kahnemann dice le cose a Thaler, che le dice a Goolsbee,

che le dice a Obama. Kahnemann e Thaler sono due eminenti fondatori di

behavioral economics, Goolsbee è il suo (di Obama) consigliere economico.

Thaler e Goolsbee

sono a Chicago (alla Business School). Come già nel passato, è Chicago che

forma le menti dei presidenti. Solo che questa volta l'ispirazione è passata

di mano, anche perché l’altra Chicago (quella del Dipartimento di Economia) queste

cose non le ha mai prese sul serio, proprio come Hillary non aveva preso sul

serio Obama. Obama (fatto importante per la storia) sarà il primo presidente

nero. Sarà anche (fatto importante per la storia del pensiero economico) il

primo presidente behavioral. Ma è solo una concessione alla moda del neo-candidato?

No, io credo che sia una influenza profonda; o meglio, una affinità elettiva.

Behavioral Economics

è partita (per dichiarazione enfatica dei fondatori) dalla necessità di dare

una teoria e un modello realista del comportamento umano. Un modello che

privilegiasse (da qui il nome) il behavior, il comportamento vero e osservato,

e non quello ottimizzante e ipotizzato che vive nei deliri matematici dell’economia

neoclassica. Ma Behavioral Economics vuole di più: una visione della natura umana non più avvelenata

dal pessimismo (la "dismal science") che gli economisti hanno della natura

umana. Una economia, insomma, con l'audacia della speranza. In questa ricerca

della vera natura umana motivata dal realismo e dall'ottimismo, Behavioral Economics

è approdata a una visione degli uomini in profondo contrasto con quella dell'economia tradizionale: gli uomini non sono attenti al proprio interesse e

intelligenti, come assumono gli economisti. Sono invece buoni (qui sta

l'ottimismo) e stupidi (qui sta il realismo).

Un esempio che

riunisce bontà e stupidità, e con tanto di prova scientifica, si trova nell’articolo

di Harbaugh e collaboratori, "Pagare le

tasse ti fa star bene" (si veda qui e qui per una descrizione della ricerca di Harbaught; la sua homepage è qui, il paper è qui). L'articolo dimostra che i soggetti economici amano

pagare le tasse. Come? Perché quando paghi le tasse lo striato ventrale (un'area del cervello) si attiva: basta guardare la figura. E allora è chiaro che pagare le tasse è un piacere.

Azzardo morale? Selezione avversa? Complicati meccanismi per risolvere problemi

di implementazione? Gli economisti neoclassici si preoccupano senza motivo. Alla

gente vera piace fare lo cosa giusta!

Certo l'economia "neoclassica" aveva bisogno di una iniezione di realismo. Quello di

Machiavelli, credevo io: ma perché allora siamo finiti a fare il verso a Candide?

La risposta è semplice.

Il fascino immortale

dell’utopia


Periodicamente

l'idea del socialismo ritorna. In modi e forme diverse ogni volta, e ogni volta

più modesta per via dei fallimenti precedenti. Questa idea si riconosce da alcune

idee di fondo, di cui due sempre presenti. La prima è che gli uomini sono

buoni e stupidi. La seconda è che, per fortuna delle classi meno privilegiate,

delle minoranze e delle specie in via di estinzione ci sono intellettuali

generosi che sono pronti a farsi carico delle loro istanze, per il modico

prezzo del potere politico. Obama in politica e behavioral economics nel mondo

accademico sono la più recente incarnazione di questa idea.

Premetto che alle

prime battute delle primarie Obama mi aveva colpito. Il discorso che celebrava

la vittoria di Iowa, per esempio, con quella sonorità ritmica, tambureggiante

e classica al tempo stesso (''They said this day would never come’’, con

accento sulle seconde vocali, in perfetti dimetri giambici, tata’n, tata’n, tata’n, tata’n, ''They said

our sights were set too high'', tatan tatan, tatan, tatan, come a scuola con la

metrica greca), le immagini potenti ("We are not a collection of red states

and blue states, WE are the UNITED STATES OF AMERICA!").

Guardandolo mi ero

detto: Uno che parla così è un personaggio notevole. Mi sono andato a

risentire il discorso che aveva fatto quattro anni prima alla convenzione

democratica. Già qui qualche grinza. Dopo un po', infatti, rieccolo: ''We are

not a collection of red states,.. blah blah blah.. AMERICA!''…: Ma come, già allora? Ma son passati quattro anni!

Pazienza, non tutti possono dire qualcosa di nuovo dopo soli quattro anni. Ma

poi, tutte le copiature, ''Noi siamo quelli che stavano aspettando se stessi'',

copiato da Maria Shriver che magari l'aveva copiato da una canzone che l'aveva

copiato da un libro mentre tutti facevano finta che fosse una preghiera degli

Hopi. Pazienza, mica tutti sono John Kennedy, che copiava direttamente da

Oliver Wendell Holmes.

La cosa che però

veramente mi ha fatto cambiare idea è guardare a quello che dice di fare. Io

credo che Obama sia una svolta del partito democratico a posizione

pre-Clintoniane, DFL, "Minnesota nice". Per questo non mi incoraggia affatto che

mi ricordino che a pareggiare il bilancio è stato Clinton, un democratico.

Obama è profondamente diverso da Clinton. Dubbi? Michelle Obama si incarica di spiegare

ai fedeli meno acuti, che possono essere travolti dalla marea delle emozioni suscitate

dal marito, cosa faranno, detto in soldoni:

 

Politica come missione: "Barack vi farà

lavorare. Richiederà che abbandoniate il vostro cinismo, che usciate dal

vostro comfort."

Politica Economica: "La verità è che, per avere

cose come il servizio sanitario universale o un sistema educativo migliore,

alcuni devono concedere un pezzo della loro torta perché altri possano averne

di più"

 

Toni che non sentivo

dai tempi di Servire il Popolo (m-l). Questa è behavioral economics in azione:

l’ottimismo della volontà, Robin Hood in politica interna, tutti a casa in

politica estera. Possiamo parlare dei punti del programma, per essere più

specifici. Ma la domanda vera è molto semplice, e la faccio subito.

Io considero limiti della

sinistra italiana, limiti che quella sinistra deve superare, caratteristiche

come il buonismo pacifista invece del realismo, l'appello ai buoni sentimenti a

scapito delle regole chiare, l'attenzione a come spartire la torta piuttosto

che a come farla crescere, le rivendicazioni a vantaggio di gruppi specifici invece

degli incentivi senza favoritismi, la politica come afflato religioso invece

che discorso laico. Ora, se queste cose sono praticate e predicate dalla

sinistra italiana non vanno bene, ma se le pratica e predica Obama, allora sì?

Gli psicopatici e i furbi

Alberto Bisin conclude su Hillary mettendo in bocca ad Obama:

 

 

Avrò poca esperienza

politica, ma so che coloro che credono di essere in debito con la vita sono

persone pericolose.

 

 

È il profilo di una

psicopatica. Io persone così non le ho mai incontrate, nemmeno in Toscana;

chissà dove le trovi, Alberto. Ma per Obama, niente paura: lui una simile se

l’è già scelta. Non come vicepresidente, ma come moglie. In debito con la

vita? Michelle Obama è approdata, su punteggi scarsi (e con una tesi scritta,

come è stato detto, in "nessuna delle lingue conosciute"), prima a Whitney

Young, poi a Princeton e poi a Harvard. E ancora pensa di non dovere nessuna

riconoscenza per il paese che lo ha fatto. La sua è una carriera basata in

larga parte sui favori e non sul merito: quando queste cose succedono in

Italia, tutti gridano. Io sono contrario a che questo succeda, dovunque

succeda. C'è qualcuno che è favorevole?

La vita di

Michelle Obama è un utile esempio di predizione diverse data dalla economia

classica e quella behavioral, e questo mi permette una illustrazione del punto

iniziale. Prendiamo due persone (o come nell'esempio qui sopra, Michelle e la

società americana) che contrattano per come spartire qualcosa, per esempio un

comune guadagno, e supponiamo che una delle due, come prima mossa,faccia una concessione. Per esempio manda,

come ha fatto la società americana, Michelle a uno dei suoi colleges elitari.

Che succede ora?

Behavioral

economics (nella fattispecie, con la teoria della reciprocità positiva) dice

che la seconda persona è grata, e ricambia: nel nostro esempio, lavora sodo, e

se ha talento e volontà lo fa vedere, e al passo successivo accetta di andare

dove il merito la porta, e non oltre. L'economia neoclassica invece vede che

la prima persona con la sua concessione ha rivelato una qualche sua debolezza

strategica (per esempio, che teme rappresaglie, o che ha bisogno che l’accordo

si trovi, e così via). La seconda persona legge questo segnale

appropriatamente, conclude che se ha funzionato una volta funzionerà due, e chiede

di più. Ottenuto un dito, chiede la mano. Michelle Obama ha fatto questo per

tutta la sua vita,dimostrando così la

forza analitica e la saggezza, che non è vuoto cinismo, dell’economia neoclassica.

Concludo. Non

vorrei sembrare irrispettoso con il mio tantan. Ci sono dei fatti che sono

così veri che vanno detti anche se sono ovvi. La presidenza Obama sarà un

fatto storico. Qualunque cosa lui faccia, cambierà la visione che il mondo ha

degli USA, e che gli USA hanno di se stessi. Sarà una prova straordinaria

della capacità di quel (questo) paese di cambiare, di provare strade nuove, di

rischiare, capacità che noi dobbiamo invidiare. Io credo anche che Obama sia abbastanza

pragmatico e intelligente da non essere una ripetizione di Carter. Per esempio

sarà capace di vedere che una affermazione della democrazia (imperfetta,

limitata, a base tribale e religiosa, e così via) in Iraq apre una occasione

storica, che è meglio prendere invece che dichiarare la sconfitta dopo una

vittoria, e scappare con gli elicotteri dai tetti. E naturalmente cambiera' per

sempre la visione che gli altri hanno dei neri, e che i neri hanno di se

stessi. Questa è la contraddizione che ho voluto indicare. Nel suo discorso

sulla razza di Filadelfia, Obama cita Faulkner dicendo che "Il passato non è

morto e sepolto. Anzi, non è neanche passato." indicando così che le

rivendicazioni dei neri sono ancora tutte sul tavolo. La contraddizione che

vedo in lui è che insista con rivendicazioni da militante di quartiere,

proprio quando è protagonista di un evento che dimostra in modo irrefutabile che

il passato è passato.

 

Indietro

Commenti

Ci sono 48 commenti

 

 

Obama non

è il ritorno a Clinton, è invece una svolta di tutto il partito democratico

su posizioni più a sinistra, posizioni che avranno influenza sulla sinistra in

Europa e in Italia, così come la ebbe a suo tempo Clinton, ed è bene

discuterne in Italia se non altro per questo

 

 

A me Obama sembra anni luce davanti al resto della sinistra americana, figuriamoci quella italiana; qualsiasi rivoluzione stia portando al democratic party non tocchera' l'italia fino a chissa' quando (15 anni?). Inoltre Obama ha una forza tutta personale: non e' semplicemente la forza trainante di un movimento in seno alla sinistra ma e' un uomo con carisma da vendere che da solo introduce qualcosa di nuovo (o almeno da l'impressione di). Insomma per rifare cio' Obama sta facendo ci vuole un altro Obama, non basta scopiazzare.


 

 

A scanso di equivoci: io alle primarie tifavo Obama (uso il verbo "tifare" scientemente). Ciò non vuol dire che non sia interessata a leggere articoli sul perché tifare Obama sia una minchiata pazzesca. Cerco di farlo con la mente più aperta possibile. Però, perdonami Aldo, la tua sembra l'ennesima occasione sprecata.

Cominci ottimamente prendendo di petto l'economia. Io sono una zappa sull'argomento, ma mi sembra che il punto sia "Obama è un seguace del behavioural economics e ciò è male perché è voltairiano e non macchiavelliano". OK, ma dove sta l'inghippo? Smascheratemelo per favore!

Poi continui prendendo Michelle Obama, la sua carriera studentesca (eh?) e del fatto che Michelle Obama si è approfittata del sistema americano (come? Lo chiedo seriamente!). OK, ma dove sta l'inghippo rispetto a una presidenza Obama?

Concludi dicendo che non vuoi sembrare irrispettoso. Per me non lo sei, assolutamente, però non ho capito dove va a parare il tuo discorso (sì, ho letto l'articolo precedente). E mi riviene in mente un vecchio articolo di Michael Chabon sul WP, che secondo me continua a dipingere perfettamente l'umore di certa parte dell'elettorato americano, anche adesso che le primarie sono finite.

 

Concordo in buona parte.  Il prof. Rustichini, sicuramente in buona fede, sposta il dibattito su piani troppo lontani dall'osservatore italiano, rendendo difficile entrare nel merito delle questioni. Qualche commento:

1)  Porre l'accento sulla "bonta' intrinseca" dell'homo-oeconomicus-comportamentale mi spiazza un po'. Da non addetto ai lavori avevo sempre guardato alla cosa mettendo in primo piano  i limiti analitici e cognitivi dell'agente economico, e la conseguente giustificazione di politiche paternalistiche (chiamiamole cosi'). Un rifiuto netto, dunque, della retorica politico-economica degli ultimi decenni.

Parto da qui per motivi ovvi: facendo passare i behavioral per inguaribili ottimisti e' molto facile delegittimarli politicamente (comunisti!). Piu' difficile, forse, concentrarsi sulla fine (o cmq temporaneo abbandono) del paradigma dell'agente iper-razionale e cominciare un dibattito sulle conseguenze di policy di questo cambio di mentalita' (piu' stato, piu' regole, etc...). Insomma, un'operazione analoga a quella dei commentatori di sinistra che vedono negli insegnamenti di Chicago Econ un "liberi tutti" nei confronti di manager e finanzieri, e da qui la causa di tutti i mali del capitalismo.

Magari poi sono io che predico bene e razzolo male, non riuscendo ad immaginare che politici e burocrati ad alti livelli possano allontanarsi piu' di tanto da una ferreo machiavellismo, il quale in questo caso potrebbe infiltrare e "correggere" le piu' fastidiose derive utopistiche...

2) Questo introduce il mio secondo appunto, sulla storia di Michelle Obama. Come e' sostenibile il "gioco ripetuto" che viene descritto nell'articolo?  Sara' che in Italia ci si scanna per le briciole con un accanimento spesso disgustoso, ma non riesco a pensare che la societa' americana possa continuare a fare concessioni sorridendo... mi aspetto che ad un certo punto comincino a piovere pugni, colpi duri ed anche scorretti, nel tentativo di frenare le ambizioni dei giovani rampanti. Questo e' l'unico vero banco di prova secondo me, e conta piu' di un party a Yale...

Assumiamo che Michelle Obama sia una donna di grande successo (non ne so piu' di tanto, confesso). Delle due l'una: (a) Michelle Obama e' andata avanti strappando concessioni. Ma allora siamo molto lontani dal paradigma neoclassico... dov'erano i concorrenti? dormivano?  Oppure (b) Michelle Obama, dopo una concessione iniziale, ha camminato con le proprie gambe fino a raggiungere grandi risultati. Ma allora Michelle aveva tutti i numeri per riuscire, e la concessione iniziale, lontana dal paradigma neoclassico per la stessa ammissione dell'autore, e' pienamente giustificata!

L'estate scorsa ero a Stoccolma e c'era questo studente di PhD che mi ha dato l'impressione di essere un grande frustrato. Continuava a ripetere che Obama era arrivato dove era arrivato perche' era nero, che prima di accettare una candidatura avrebbe dovuto rendere pubblici i risultati del SAT, ed altre cose del genere. A me sembrano delle boiate: non si parla tanto della maggiore importanza dei risultati sui processi? Non e' chiaro a tutti che i meccanismi di selezione delle persone sono tutti piu' o meno distorti, e che e' inutile innalzarli a religione?

 

 

quando diceva che pagare le tasse è bello. Non è quello che concludono Harbaugh & c.?

 

l'esperimento di harbaugh & c. funziona cosi: dici a dei signori che devono pagare per forza tot soldi, e gli dici anche che quei soldi serviranno a costruire una scuola per i bimbi poveri. ora, se questo è un esperimento che serve a dire che la gente paga volentieri le tasse al governo, io sono bruce springsteen...

 

EDIT: in realtà dicono che vanno alla food bank, ancora peggio...  

 

 

Ho letto poco di Obama, peró mi ero fatto un'idea diversa. Se infatti é behaviouralista in economia (come dici tu - io non lo so proprio dire), almeno in politica estera (mi) pare essere ispirato da un discreto pragmatismo - che lo rende certamente piú pragmatico dell'ideologico McCain (almeno l'ultimo McCain, oramai chiaramente in preda a demenza senile).

Il suo saggio su Foreign Affairs non offre la sapienza di Nixon o Kissinger, ma non é certamente un mix di cretinate e buonismo come quello di McCain (e tanto meno un connubio di ideologia binladiana, come quello scritto da Giuliani). I punti delineati sono vaghi, ma si lascia spazio per qualunque opzione: Iraq compreso. Vuole riaffermare il ruolo dell'America e capisce che per farlo bisogna cambiare diverse cose nella politica estera americana.

Obama dice in primis di voler parlare ai nemici (l'essenza della diplomazia) e di capire che la natura della politica é conflittuale - dunque non vede nulla di demoniaco in chi si oppone all'America. Posizione invece condivisa da Bush, McCain e Bin Laden (ovviamente in senso opposto).

In questo Obama é un degno discepolo del Realismo americano. Non a caso, egli stesso ammette che Niebuhr é stato tra quelli che maggiormente lo hanno influenzato. Di Behaviouralismo, dunque, almeno in politica estera, non ce n'é: c'é invece tanto realismo alla Machiavelli.

In conclusione, non so dire se Obama porterá la sinistra americana indietro di 20 anni sui temi economici. Di sicuro, con la sua politica estera, la porta diversi anni avanti rispetto alla Clinton. E diversi secoli avanti rispetto ai toni medievali del GOP.

saluti, ag. 

 

 

Per quanto riguarda le politiche economiche e la filosofia di fondo, condivido quando sostiene Aldo Rustichini, in particolare in relazione a quella cosa che (con linguaggio intenzionalmente erroneo) si chiama "behavioral economics". Ma su quest'ultimo punto ci ritorniamo sopra quando c'è un minimo di tempo.

Sulla politica estera - e, aggiungo, i diritti civili e costituzionali - condivido quanto afferma Andrea Gilli: fra Obama e McCain vi è un abisso a favore di Obama.

Tralasciando quindi l'aspetto strategico (che Aldo giustamente solleva e che è meritevole di seria discussione, specialmente in Italia dove il PD si conferma essere la DC che avevo previsto) la risposta corretta alla questione tattica (per chi votare?) mi sembra quella che ha dato l'altro giorno il mio amico David K. Levine:

 

Quanto valgono per uno come te i diritti civili ed il rispetto della costituzione? Se valgono almeno Xmila dollari (di tasse aggiuntive che, per anno, Obama farà pagare a quelli come noi per sprecarli in interventi paternalistici) voti per Obama, se valgono meno voti McCain.

 

il discorso relativo a Michelle Obama sembra piuttosto oscuro anche a me e mi piacerebbe avere qualche dettaglio in piu' a sostegno. fermo restando che il collegamento con la presidenza Obama non lo vedo neanche io.

avessi dovuto votare, avrei scelto la Clinton. Mi sembra che ci sia un elemento di incertezza relativo alla presidenza Obama, ovvero il rapporto tra Barack e l'apparato americano (fatto di potenti senatori, lobby, multinazionali). temo anche il possibile "buonismo pacifista" in politica estera. ma diciamo che sara' una bella sfida quella presidenza con la portata di una rivoluzione vera del ruolo dell'America.

 

La contraddizione che vedo in lui è che insista con rivendicazioni da militante di quartiere, proprio quando è protagonista di un evento che dimostra in modo irrefutabile che il passato è passato 

 

qui sono in disaccordo. una rondine non ha mai fatto primavera. il punto e' che ex-ante e' tutt'altro che scontato che il passato sia passato. Va prima visto all'opera, bisogna prima vedere quale sara' l'efficacia della presidenza Obama per poter dire che ha reso passato il passato.

 

Io considero limiti della sinistra italiana, limiti che quella sinistra deve superare, caratteristiche come il buonismo pacifista invece del realismo, ...

 

 Il buonismo pacifista anche per me e' un limite. Ma se la cura e' il realismo stiamo anche peggio. Il punto sarebbe capire come sosteneva Focault che anche le relazioni internazionali sono costituite da una serie di "relazioni" appunto (rapporti di forza, carattere, storia, usanze, etc etc...) tra agenti diversi con obiettivi diversi. Sapersi muovere all'interno di questa rete e' complesso. Chi come Obama potrebbe ricoprire un ruolo chiave deve essere dotato di forza e abilita'.

 

 

 

 

Ciao Aldo.

Solo alcune domande.

1) Ma è lecito rifiutare un programma di ricerca, sulla scorta di considerazioni relative al possibile uso politico che di tale ricerca si potrebbe fare? Sarebbe come aver bloccato la ricerca in fisica ai primi del '900 per paura che si sviluppassero da quella ricerca le armi atomiche....certo, da quella ricerca si è davvero sviluppata anche la bomba atomica, ma con quella anche tante altre cose, ma cmque non sarebbe stato accettabile interrompere quegli studi solo per via di una ragione prudenziale;

2) Avete gia scritto sulla B.E. e sempre in toni meno che lusinghieri. A questo punto sorge una domanda: se la B.E. è così debole (o almeno questo ricavo dal consenso con la quale su NFA essa è oggetto di critiche) perchè tale consapevolezza non si traduce in politiche accademiche di isolamento di quella disciplina. A me sembra invece che via sia un interesse ampio per la B.E. e che dipartimenti prestigiosi, penso a CalTech, siano anzi in via di specializzazione quasi esclusiva verso quell'approcio. (Se sto dicendo fesserie mi scuso per primo).

3)Non credi di essere troppo dismissive quando descrivi la catena di pensiero che da Chicago B.S. arriva sino ad Obama. La settimana scorsa, ho letto un articolo sull'Economist, in merito ai consiglieri economici di Obama, che non era poi così negativo (in merito alle frequentazioni accademiche del candidato intendo). Vedi: http://www.economist.com/world/na/displaystory.cfm?story_id=11551686&CFID=10601563&CFTOKEN=68835540

 

Ma è lecito rifiutare un programma di ricerca, sulla scorta di

considerazioni relative al possibile uso politico che di tale ricerca

si potrebbe fare?

non sono sato chiaro, colpa mia. Io non ho nulla contro l'economia sperimentale, e tanto meno contro neuroeconomia, anzi. Una prova la trovi qui:

www.scribd.com/doc/3587739/GlimcherRustichini

Economia sperimentale e neuroeconomia sono l'economia del futuro. Io ce l'ho con la posizione filosofica di behavioral economics, che si riassume bene, secondo me, con la asserzione che gli uomini sono buoni e stupidi. Non sono il solo a pensarla cosi': anche a Caltech ci sono persone come Camerer che sono piu' vicini a BE, e persone come Peter Bossaerts, che sono vicine a posizioni come le mie. O Paul Glimcher a NYU. Il dibattito e' aperto, vedremo come andra' a finire. Ma certo, auguriamoci che mille fiori fioriscano. Io sto cercando di fare la mia parte.

 

 

 

Aldo,

A me pare che tu sottoscriva il tentativo dell'attuale dirigenza repubblicana di salvarsi dal meritato calcio nel sedere da parte dell'elettorato tirando fuori la solita paura della "sinistra". Parliamoci chiaro: che cosa c'e' di "conservative" (nel senso di aderenza ai principi su cui furono fondati gli Stati Uniti) nelle posizioni dei vari Bush, Cheney e ora McCain? La prudenza fiscale e' stata sostituita dal deficit spending; il muro di separazione tra religione e stato sostituito dall'ossequio a chi vuole insegnare il creazionismo; i diritti degli stati di fronte al governo federale sono stati attaccati per compiacere i proibizionisti; e la politica estera non-interventista ha ceduto il passo a un neo-imperialismo incompetente la cui inetta esecuzione fa sicuramente rivoltare nella tomba i modelli vittoriani di Kristol e amici. Tu dici:

 

Per esempio

sarà capace di vedere che una affermazione della democrazia (imperfetta,

limitata, a base tribale e religiosa, e così via) in Iraq apre una occasione

storica, che è meglio prendere invece che dichiarare la sconfitta dopo una

vittoria, e scappare con gli elicotteri dai tetti.

 

Ma scherziamo? La realta'  e' che l'Iraq di oggi, a dispetto della costosa occupazione militare (da cui anche i piu' stretti alleati si sono saggiamente disingaggiati) resta largamente fuori controllo, ed e' stato reso dalla guerra un terreno ideale per il reclutamento e l'addestramento di terroristi. Quel poco di stato che esiste e' controllato dalla maggioranza Shiah, in ottimi rapporti con l'Iran. Wow, niente male come risultato per un investimento dell'ordine del trilione di dollari (anche senza contare l'effetto sul prezzo del petrolio).

E ancor peggiore e' stato l'effetto sull'immagine degli Stati Uniti, che oggi, in misura crescente, sono visti anche in paesi amici come un paese economicamente parassitario che sopravvive grazie alla sua potenza militare e finanzia la propria spesa pubblica e privata vendendo carta straccia (dalle Treasuries alle ABS). Se la frase di Michelle Obama sulla necessita' di rimettersi a lavorare e uscire dal comfort ti preoccupa, leggi p.es. questa lettera al FT da Singapore, non certo un paese in mano ai seguaci di Servire il Popolo (il cui fondatore, tra l'altro, sta oggi con quell'altra coalizione di populisti spendaccioni e fascisti che in Italia fa gran uso della paura dei "reds under the beds").

 

fa male, ma nel giudizio sul GOP credo tu abbia ragione...anche se McCain mi sembra molto meno incline di Bush all'ossequio dei creazionisti e, almeno stando alle dichiarazioni per la corsa alla nomination, non è il candidato dei protezionisti.

 

Enzo:

sono d’accordo su

quasi tutto quello che dici sui ``conservatori’’ americani. Sulla guerra

dovremmo parlare, aspetto che lo faccia Michele.

Ho letto la

lettera della persona di Singapore. Ho l’impressione che il suo uso della

parola lavoro sia diverso da quello di Michelle Obama.

Con il link al

sito di Brandirali metti il dito sulla piaga. Siccome e’ rilevante per la

discussione in corso, ne parlo. La piaga e’ quella di una generazione, la mia, che

sotto sotto si e’ sempre chiesta (spero) ``ma eravamo veramente solo un branco

di opportunisti dalle parole altisonanti, pero’ con il gene del voltagabbana

saldamente impiantato nel nostro DNA?? Disposti appunto a farsi carico delle

istanze dei meno privilegiati al modico prezzo del potere politico?’’

Io credo che la

risposta sia, in larga parte, si’. In larga parte, non tutta. Questa ammissione

e’ la parte facile. La parte piu’ difficile e’ stata:

1. di resistere

alla tentazione di buttare tutto a mare, e passare dell’altra parte. Il 21 giugno 1976

c’era molta confusione: alcuni si dissero che, visto che della rivoluzione non

se ne faceva nulla, forse si doveva almeno cercare di capire come funzionano le

cose. Anche io ho cercato di farlo, e per me l’economia e’ stata una

rivelazione, un modo di mettere in maniera scientifica il mio naturale

scetticismo. E in quel modo cerco di salvare quella piccola parte di sincere

buone intenzoni che avevo.

2. di resistere

al senso di imbarazzo nel criticare altri che se ne fossero venuti con le

stesse idee di allora, o delle versioni aggiornate. E quando sento i coniugi

Obama...

 

 

Osservazione 1

"gli uomini non sono attenti al proprio interesse e intelligenti, come assumono gli economisti. Sono invece buoni (qui sta l'ottimismo) e stupidi (qui sta il realismo)."

Questa contrapposizione tra due caratteri similmente idealizzati mi sembra assurda. È evidente che gli uomini, inclusi quelli più accorti ed istruiti, sono inevitabilmente “stupidi” e fanno spesso scelte contrarie ai propri interessi a causa dei loro “bias” personali. Ossia, anche qualora siano in possesso di informazioni corrette e complete, commettono “errori interpretativi” madornali. Analogamente, gli esseri umani sono notoriamente un miscuglio di egoismo e di altruismo, laddove l’altruismo può essere visto come una forma di egoismo esteso alla propria tribù, alla squadra di calcio, alla nazione ecc... Quindi non ha senso aspettarsi un comportamento “buono” (perfettamente altruista) come non ha senso aspettarsi un comportamento del tutto individualisticamente egoista.

Osservazione 2

"Periodicamente l'idea del socialismo ritorna. [...] Questa idea si riconosce da alcune idee di fondo, di cui due sempre presenti. La prima è che gli uomini sono buoni e stupidi. La seconda è che, per fortuna delle classi meno privilegiate, delle minoranze e delle specie in via di estinzione ci sono intellettuali generosi che sono pronti a farsi carico delle loro istanze, per il modico prezzo del potere politico."

Mah, come definizione del socialismo è divertente, ma si potrebbe applicare a qualunque forma di governo, dalla monarchia alla dittatura, passando per la democrazia. Tutti i politici affermano che il (proprio) popolo è costituito da persone fondamentalmente buone, ma bisognose di essere guidate da qualcuno capace di interpretare le loro vere esigenze, anzi, il loro stesso pensiero.

 

 

 

Interessante analisi, Aldo, anche per chi, come me, non ha seguito

le vicende elettorali americane in modo approfondito e non ha mai avuto

(da operatore economico, anziché da economista quale non sono) un

grande interesse per BE.

In particolare mi hanno colpito alcune affermazioni, sulle quali vorrei proporre un paio di riflessioni. Tu scrivi:

 

Behavioral Economics è

approdata a una visione degli uomini in profondo contrasto con quella

dell'economia tradizionale: gli uomini non sono attenti al proprio

interesse e intelligenti, come assumono gli economisti. Sono invece

buoni (qui sta l'ottimismo) e stupidi (qui sta il realismo)

 

e aggiungi:

 

Periodicamente

l'idea del socialismo ritorna. In modi e forme diverse ogni volta, e ogni volta

più modesta per via dei fallimenti precedenti. Questa idea si riconosce da alcune

idee di fondo, di cui due sempre presenti. La prima è che gli uomini sono

buoni e stupidi. La seconda è che, per fortuna delle classi meno privilegiate,

delle minoranze e delle specie in via di estinzione ci sono intellettuali

generosi che sono pronti a farsi carico delle loro istanze, per il modico

prezzo del potere politico. Obama in politica e behavioral economics nel mondo

accademico sono la più recente incarnazione di questa idea.

 

Fermo restando che gli intellettuali generosamente pronti a guidare

le masse, al modico prezzo del potere politico, mi pare siano alquanto

comuni ma, effettivamente, ben ascrivibili al background culturale

socialista, il punto è che la distinzione tra "buoni & stupidi" ed

"egoisti ed intelligenti" mi sembra un poco grossolana.

A parte

il fatto che, per lo più, si registrano approcci e comportamenti molto

variegati, mi sorge un dubbio che definirei "di schieramento", nel

senso che mi piacerebbe sapere dove si può situare chi ritiene il

genere umano fondamentalmente dedito alla cura dei propri interessi ma

caratterizzato da comportamenti sostanzialmente stupidi ......... oppure l'esatto contrario.

 

Siamo d’accordo,

credo di capire, che il problema della aspirazione al paternalismo e’ comune a

destra e sinistra, ma piu’ grave per la sinistra: per ragioni di mercato

politico.

E’ vero anche che

la contraposizione fra buoni e stupidi da una parte ed egoisti ed  intelligenti dall’altra e’ grossolana. Io

cercavo di essere un po’ piu’ articolato: la differenza fondamentale credo che

sia fra chi crede che bisogna dare aiuto a chi non puo’ capire da solo, e chi

(come me) crede che si debba dare soprattutto l’occasione di imparare.

 

Mah, io non vedo nulla di particolarmente behavioral in Obama. Dico di "particolarmente" perche' concordo che la sinistra in generale sta diventando behavioral, nel senso che ha trovato un po'di supporto per il paternalismo che comunque tende da sempre a propugnare.

Mi paiono piu' solide le argomentazioni di chi sostiene che sia una bella scatola vuota.  Il fatto che a me Obama  paia chiaramente post-Clinton (nel senso di molto meno interventista) e ad Aldo pre-Clinton (nel senso di piu' socialista) ne e' forse prova. 

Evidenza che Obama sia piu' behavioral di altri democratici io non ne vedo. Il fatto che a Chicago stia Thaler (io non so di particolari rapporti intellettuali tra lui e Goolsbee, ma potrei sbagliarmi) mi par debole. Sargent sta a NYU, ma non credo che questo abbia effetto su quello che Ned Nadiri dica al governo afgano per cui fa da consulente economico. 

Sugli psicopatici, io ne incontro in continuazione. Sara' che li attiro. 

 

Anche Economic Principals ha pubblicato qualche riga di commento sul rapporto fra Obama e la teoria economica:

http://www.economicprincipals.com/issues/2008.06.08/321.html

 

Un amico mi manda una email col seguente testo preso dal Blog di Mankiw:

Bloomberg reports:


[Senator McCain] has shown increasing disdain for any economist who questions his policy prescriptions. Earlier this month, he lashed out at critics of his proposal for a summer gas-tax holiday.


"You know the economists?'' McCain said June 12 at Federal Hall, near the New York Stock Exchange. "They're the same ones that didn't predict this housing crisis we're in. They're the same ones that didn't predict the dot-com meltdown. They're the same ones that didn't predict the inflation that's staring us in the face today.''

Se la ratio di McCain e' questa...allora non c'e' piu' niente da distinguere tra Behaviorial e Neoclassical. E infatti Mankiw conclude al veleno...

Fortunately, Mr McCain's crystal ball foretold all of these events.

 

McCain e' un po' scemotto poverino quindi mi viene da pensare che in realta' lui ci crede in quel che dice e non lo fa solo per parlare allo stomaco degli elettori.

Pero', a parte queto episodio, e' vero secondo me che gli economisti devono lavorare su come presentano se stessi, cio' che studiano e le previsioni che possono/non possono permettersi di fare. 

Nel 2001 la commissione europea pubblico' qualche sondaggio sulla percezione che il pubblico ha delle scienze. Come si vede in tabella, solo il 42% degli europei pensa che l'economia sia "rather scientific". Di fatto l'economia si piazza DOPO l'astrologia per credito scientifico nell'immaginario collettivo.

 

 

Una discussione della tesi di Michelle Obama, con links alla tesi stessa si trovano qui .

 

Quoto il primo commento che appare sul sito:

 

 

 

Ok, so whats the big deal?

 

Interessante articolo del NYT sulla raccolta fondi della campagna Obama. Contiene pure qualche numero. In sunto:

 

The real core of his financial support is something else, the rising class of information age analysts. Once, the wealthy were solidly Republican...

Political analysts now notice a gap between professionals and managers. Professionals, like lawyers and media types, tend to vote and give Democratic. Corporate managers tend to vote and give Republican. The former get their values from competitive universities and the media world; the latter get theirs from churches, management seminars and the country club.

The trends are pretty clear: rising economic sectors tend to favor Democrats while declining economic sectors are more likely to favor Republicans.

 

Tutti, dall'Italia agli Stati Uniti passando per altri paesi, pubblicano varianti di un lungo e ben informato articolo pubblicato sul numero di Giugno (che arriva in casa all'inizio di Maggio) dell'Atlantic Monthly. Le notizie sono praticamente le stesse, cambia il packaging, qualche piccolo dettaglio ed ovviamente il modo in cui la storia è raccontata.

Funny come funziona la "creazione e distribuzione" di quel public good che si chiama informazione e che, secondo la teoria economica dominante, nessuno dovrebbe produrre perché tutti la copiano. Poiché la "notizia" non è protetta da IP (copyright in questo caso permette di monopolizzare solo e strettamente la forma in cui la notizia è espressa, non il contenuto) il tutto funziona esattamente come nel modellino di B&L ... 

P.S. Trattasi di autocitazione compiacente diretta agli addetti ai lavori.  

 

La sinistra, in Italia, va in tribunale. Come non dovrebbe esser ai piu' ignoto un governatore (di Abruzzo, nel caso specifico) si deve difendere da accuse infamanti, come aver ricevuto denari (9.3 milioni di dollari) per affossare la struttura medica, istituita per assistere i suoi concittadini.

Spiace ricordare i fatti, ma a volte nelle torri d'avorio si dimentica la realta' della politica.

Nell'espressione (non mia, ma di R. Formica) la politica e' sangue e m...a. Piu' escremento che sangue, sembra nei tempi che seguirono le dichiarazioni di E. Berlinguer sulla questione morale.