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25042010

1. "Bella ciao" non s'ha da cantare

http://tribunatreviso.gelocal.it/dettaglio/bella-ciao-vietata-alla-festa-del-25-aprile/1951414In questi tempi grami la grande Lega del Nord, decide di irritarmi con queste indegne buffonerie. Il "Piave fiume sacro alla patria" (dice chi? Heidegger da Codroipo?)

2. Alle cortesi lettrici

Si usava a Venezia dare alle donne i bocoli. Questa nota è per tutte voi, il 25 di aprile del 2010.

3. In memoriam

Questo documento è la certificazione del massacro di Stromboli (nome di guerra di mio zio, Toscano Palma) in una delle imboscate sul Cansiglio, ricevuto da mia nonna dal comando generale del CLNAI, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia.

 

certificazione massacro toscano palma


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Commenti

Ci sono 122 commenti

Sono indignatissimo anch'io. A me non interessa se erano comunisti, cattolici, monarchici o altro perché il dissenso di idee si esercita nella libertà, per la quale tanti dettero la vita E non m'importa da quale parte proviene "Bella ciao", perché è stata ed è l'inno della Liberazione.

Ho avuto uno zio ufficale di artiglieria che, benché in cura in sanatorio a Pineta di Sortenna, una volta dimesso prese parte alla lotta partigiana e fu deportato in campo della morte a Mannheim. Ne tornò vivo solo per consumarsi in una lunga agonia.

Così mi associo a questo messaggio: per non dimenticare e, peggio, stravolgere il passato.

Domani è il 25 Aprile: ognuno ha una storia da raccontare, credo.

 

 

 

 

un solo commento, palma: shreibt un fershreibt

dovremmo tenere viva la memoria di tutto quel che accadde, invece si pensa di vietare le insegne in lingua straniera...

1. se non "forzi" l'insegnamento della lingua maggioritaria contribuisci alla ghettizzazione della gente (cinesi, arabi, qui la ghettizzazione è lapalissiana) non dico cambiare i cognomi ma rischi di fare la fine dei turchi in germania: si autoghettizzano e amen (alcuni la cittadinanza tedesca non la vogliono proprio pur essendo nati la)

2. Bella ciao , diamo a cesare quel che è di cesare, è canzone non nazionale, mentre l'inno del piave (che è stato inno italico durante il periodo della costituente dopo il referedum sulla monarchiae che personalmente trovo piu ispirante della marcetta di Mameli -dedicata dall'autore a V.E.II ....-) lo è. il fatto preoccupante è che sia un leghista a ergersi a favore (nelle note successive non ha detto di aver vietato nulla....bah) della canzone sui fanti.

3.ovviamente bisognerebbe chiedere a quelli di Bolzano cosa ne pensan del 25 aprile, e magari del 150° visto che sono stati obbligati ad entrare in italia (e dopo almeno 1000 anni di appartenenza alemanna, non trovo perchè ce li siamo annessi, non volevamo solo trento?)

 

Questo revisionismo d'accatto è sempre più insopportabile.

Per una valutazione della resistenza, alla base di tutto, sfrondati gli eventi da ogni retorica,  c'è una sola domanda essenziale alla quale occorre dare e darsi una risposta: bisognava stare dalla parte di coloro che aiutavano i nazisti a deportare gli ebrei nei campi di sterminio o dalla parte di coloro che combattevano i nazisti ?

Tutto qui.

Tu poni l'accento sull'aspetto moralmente più importante. Ho diversi amici/colleghi tedeschi che vivono quello che hanno fatto i loro genitori/nonni sempre abbassando il capo. Per loro vedere questo revisionismo d'accatto, e questo rifiutare la resistenza, è inconcepibile, per loro è chiaro che sono le uniche cose che distinguono la condotta dei nostri nonni da quella dei loro. Al di là delle balle sugli italiani brava gente e di Mussolini che manda i dissidenti in vacanza che ci raccontiamo fra di noi, a cui non credono più gia a Merano.

 

1. "Bella ciao" non s'ha da cantare

 

E chi e' il sindaco di Mogliano, Ahmadi Nejad?

 

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Per me è tutto fumo negli occhi, sia Cirielli con quel manifesto sia la storia di Bella Ciao che non si puo' cantare, secondo il sindaco leghista. Vogliono .... anzi devono distrarre l'opinione pubblica dalla rottura tra Berlusconi e Fini e l'unico modo di farlo è sventolare un drappo rosso davanto al toro approfittando del 25 aprile, in modo che si parli d'altro. Possibilmente di comunismo, visto che l'anticomunismo è l'unico collante che tiene insieme il populismo della lega, l'affarismo degli ex DX e PSI berlusconiani e lo statalismo corporativo degli ex di AN. Sull'altro fronte ... peggio che andar di notte visto che l'antiberlusconismo è l'unico collante che mette insieme certo cattocomunismo e una visione statalista illiberale e centralizzatrice. In pratica la stessa casta che cerca di beccare voti a destra ad a manca per cercare di sopravvivere, ostacolando ogni modernizzazione.

Penso che chi si è sacrificato per la liberazione d'Italia dal nazifascismo, se oggi potesse vedere come siamo messi, si metterebbe le mani nei capelli.

Francesco

 

 

X F. Forti

Concordo con l'idea che l'anticomunismo sia un modo per stornare l'attenzione dalle beghe interne al centro destra, come l'opposta illusione frontista  è un modo per mascherare l'insipienza del csx. Non sottovaluterei, però, la forza corrosiva della propaganda di Lega-PDL. Tanto più che è una valenza tattica, quindi non calcola gli effetti a medio e lungo termine: cosa ancora più insidiosa.

La propaganda è parte integrante di una guerra psicologica le cui menzogne, a furia di essere ripetute senza essere adeguatamente discusse e meditate, finiscono per diventare degli assiomi, dei dogmi cui si finisce per prestare ciecamente fede. E questo ne fa, alla lunga, la cosa più temibile, a mio parere.

 

Credo che a complicare ogni discussione, al di là di aspetti sentimentali, emozionali e di valore, giochi l'ignoranza storica. Ma appare strano, stupido e miserabile accreditare la resistenza come fenomeno esclusivamente comunista. Non fu così. Peccato che per troppa gente, la storia "giusta" la si legge sui manifesti di un qualunque cirielli o la si apprende dalle parole di un cretino color verde ramarro che vieta di cantare Bella ciao.

"Bella ciao" e' stata abusata dai militanti della sinistra, ma questo non mi sembra motivo sufficiente per non farla eseguire dalla banda municipale.  Piuttosto il sindaco leghista di Mogliano potrebbe reinterpretarla alla data di oggi, in cui l'invasore a Mogliano e' piu' o meno lo Stato italiano, che incassa tasse a livelli scandinavi per pagare una classe politica indecente con i piu' alti compensi del mondo e in cambio ritorna servizi pubblici miserabili...

 

mi ero ripromesso di non intervenire però queste osservazioni mi impediscono di tenere fede al mio proponimento

il sindaco leghista di Mogliano potrebbe reinterpretarla alla data di oggi, in cui l'invasore a Mogliano e' piu' o meno lo Stato italiano, che incassa tasse a livelli scandinavi per pagare una classe politica indecente con i piu' alti compensi del mondo e in cambio ritorna servizi pubblici miserabili

E allora reinterpretiamo, diamola una mano al sindaco, in effetti senza un aiutino da solo non fa grandi passi in avanti poiché dichiara

 

io credo che i partigiani che hanno combattuto in queste terre per la mia libertà fossero innanzitutto partigiani veneti

 

Siccome la canzone mobilita contro gli invasori (i tedeschi) e i loro scherani (i repubblichini) vediamo come si declina in concreto il suggerimento di Lusiani. Non riesco a decifrare completamente cosa significhi essere l'invasore più o meno. Assumo che sia più. Al posto del crucco mettiamo lo stato italiano, per i collaborazionisti sono possibili versioni diverse: in versione contingente i finiani, i comunisti, e la sinistra in generale, ci stanno sempre bene come il prezzemolo; oppure, per non sbagliare, tutti i non leghisti. In effetti la soluzione Lusiani dimentica la ricostruzione più ovvia ed elementare: gli invasori sono gli immigrati, più invasori di così; gli organi dello stato come i repubblichini che collaborano per vessare la popolazione locale, in particolare quegli impiccioni della guardia di finanza. In effetti messa così potrebbe suonare strana, ma in fondo che importa, una volta che si comincia ad essere creativi nella ricostruzione del passato ai fini del presente, questo é il minimo che possa capitare..

Non so se sia stata abusata dalla sinistra. Mai stato comunista e Bella ciao la apprezzo ed oggi l'ho cantata. Il sindaco di Mogliano, non essendo un suo esegeta, potrbbe anche aver traslato l'idea di resistenza in resistnza contro uno stato predone,  ma in questo caso sarebbe stato più onesto a telefonare ai suoi colleghi verde ramarro che siedono anzi stanno stravaccati sui banche del governo ad introdurre nuovi Gosplan e piani di produzione ed occupazioni dell'economia.

 

 

sindaco leghista di Mogliano

 

Mi auto-correggo. Il sindaco di Mogliano, Giovanni Azzolini, non e' leghista.

Sono caduto anche io nella usuale disinformazione di sinistra, opera in questo caso dei quotidiani locali del gruppo Repubblica-Espresso, da cui origina dichiaratamente l'intervento di Palma. Azzolini si dichiara apolitico, ed e' stato sindaco a capo di una maggioranza di centro-sinistra fino al 2008, quando la giunta e' caduta per le dimissioni di un gruppo di consiglieri della Margherita (ovviamente coadiuvati dalle opposizioni, vedi http://www.oggitreviso.it/node/16328). Alle successive elezioni del 2009 Azzolini si e' alleato con la Lega Nord e ha rivinto le elezioni. Nell'ultima elezione (e anche nella precedente, credo) Azzolini si e' presentato con una sua lista civica apolitica che ha preso la maggioranza relativa dei consensi a Mogliano (elezionistorico.interno.it).  Il fatto che Azzolini prendesse piu' voti delle liste partitiche con cui si era alleato sembra essere stato all'origine dei suoi problemi con gli alleati di centro-sinistra. La popolarita' di Azzolini a Mogliano e' evidente dal fatto che la LN che ha preso nelle ultime regionali il 34% in Veneto e il 50% nella provincia di Treviso di cui Mogliano fa parte, ha preso solo il 15% alle comunali del 2009, contro il 19% della lista di Azzolini.

Complessivamente ignobile e indecente risulta la manipolazione dei fatti e la strumentalizzazione della Resistenza al fine di fare propaganda politica di partito. Come si legge sulla stampa locale, Azzolini stesso era iscritto all'ANPI fino al 2009, ma nel 2010 l'ANPI non gli ha rinnovato la tessera, qui le affermazioni degli esponenti locali ANPI tribunatreviso.gelocal.it:

 

«La tessera non gli è più stata rinnovata nel 2010 - spiega - Nel 2009 abbiamo fatto il tesseramento all’inizio dell’anno e gli è stata data, quest’anno però anche se ce la chiede non la rilasceremo. Il suo comportamento niente ha a che vedere con i valori a cui si ispira l’Anpi. Non mi riferisco solo all’ultimo episodio di Bella Ciao, ma alla sua decisione di passare con la Lega Nord, la scelta di campo è e legittima, ma ben distante dalla nostra sensibilità»

 

Tutto mostra che si tratta quindi dell'abituale strumentalizzazione, tipica da parte della sinistra italiana, della Resistenza in funzione di propaganda politica.  Approfondendo su quanto riportato dai quotidiani Repubblica-Espresso emerge la spiegazione piu' plausibile delle scelte del sindaco tribunatreviso.gelocal.it:

 

Secondo il presidente dell’Anpi le resistenze alla canzone dei partigiani arrivano non solo dall’a mministrazione, ma anche dalla Banda: «Bella Ciao crea mugugni perchè dicono che è troppo politicizzata - commenta - L’anno scorso ho dovuto insistere non poco per farla suonare, ma hanno eseguito solo un pezzo. L’anno prima l’avevamo cantata in aula consigliare, oggi il nuovo strano boicottaggio».

 

Leggo infine che saggiamente il sindaco ha deciso di far suonare anche "Bella ciao" dopo aver sollecitato una richiesta ufficiale da parte dell'ANPI tribunatreviso.gelocal.it

 

Pace fatta a Mogliano, il 25 aprile la banda suonerà 'Bella ciao'

Il primo cittadino, Giovanni Azzolini, ha confermato che l'inno dei partigiani verrà suonato domenica 25 aprile dalla banda comunale. La richiesta all'amministrazione è arrivata ufficialmente dall'Associazione partigiani, e Azzolini ha detto sì

 

Purtroppo ancora una volta la sinistra italiana "sporca" la Resistenza, dando seguito in farsa alle ignobili gesta della malga Porzus e degli altri episodi narrati ne Il sangue dei vinti di G.Pansa. Tutto cio' non rimuove le colpe ancora piu' ignobili della destra italiana, ovviamente, e tutto si combina a danno del progresso civile in Italia.

 

Piuttosto il sindaco leghista di Mogliano potrebbe reinterpretarla alla data di oggi, in cui l'invasore a Mogliano e' piu' o meno lo Stato italiano, che incassa tasse a livelli scandinavi per pagare una classe politica indecente con i piu' alti compensi del mondo e in cambio ritorna servizi pubblici miserabili...

 

Ah, non mi ero accorto che ai cittadini di Mogliano, a seguito della vile invasione straniera, fosse stato revocato il diritto di voto.

Mi domando quando vi renderete conto che la nostra scadentissima classe politica altro non sia che lo specchio fedele dei cittadini che anno dopo anno la eleggono.

 

Probabimente sono un illuso io o magari ho la memoria corta, ringrazio chiunque voglia correggermi.

Mi pare che 20-25 anni orsono, quando facevo le elementari, certe cose fossero assodate. Che la resistenza era una cosa "buona" che i partigiani gente a cui dobbiamo ancora dire grazie e che i repubblichini stessero dall'altra parte.

Quelli che non rinnegavano il fascismo erano pochi, tipo 3 o 4% e qualunque cosa dicessero il 25 aprile non erano semplicemente visibili perchè non significativi.

Scusate che cazzo è successo nel frattempo?

C'è il rischio che per mia nipote che ha 5 anni e certe cose scontate non siano e che a scuola non le raccontino più come sono andate?

Quante storie. E quanta ipocrisia. Evidentemente pur essendo liberali, arciliberali e superliberali, una certa durezza laico-repubblicana arciveterosinistrorsa e mortalmente vecchia rimane sempre. Per cui si fa finta di non vedere, di non sapere, di non capire semplicemente che "Bella Ciao" a moltissimi, ma proprio moltissimi italiani, è una canzone - direi anche piuttosto becera, anzichenò - sta sulle balle. Nell'articolo linkato lo si legge pure: i componenti della banda hanno e hanno avuto in passato ben poca voglia di suonarla. Insomma erano a disiagio. Non li potete capire, poverini? O dalla ggggente continuate ad essere sideralmente lontani, come quando eravate avanguardie che avevano capito tutto della vita? Perché? Lo devo pure scrivere? Perché è l'inno di una parte politica, di una vera e propria fazione - quella fazione che passa il tempo puntandoTi il dito contro e ricattandoTi se non ti adegui alle loro parole d'ordine: insomma, è il solito istinto del branco - altro che società civile!!!! - quello che se non bevi in compagnia sei un ladro o sei una spia... ovvero un "revisionista" o un fascista... che noia... che tristezza... che vecchiezza... che sapore di rancido...

Oggi anch'io ho partecipato nel mio paesello del profondissimo veneto al 25 aprile. Ad un mio stretto parente ottantottenne hanno consegnato pure la medaglietta in memoria del sacrificio ecc. ecc. Atmosfera moderatamente e serenamente festosa, come si addice a questo tipo di manifestazioni. Alza bandiera, alpini, tricolori, il trombettiere che suona lentamente l'Inno di Mameli, la gente che piano piano prende coraggio e canta a voce bassa, prima un ronzio, poi un coro "verdiano". [preciso: nel senso dello stile musicale, si trattava sempre dell'Inno di Mameli. Tra l'altro a me il Va' pensiero manco piace] E basta. "Ecco" mi son detto "per fortuna che qui non si fa vedere la plebaglia che tutto avvelena, da 65 anni, la truppa degli Arditi Antifascisti di Bella Ciao"...

 

 

Il genio è morto. Fece semplicemente così…Ma morì qualche giorno dopo, in uno scontro con la loro cavalleria a Verduno, cominciato bene per noi finito pessimamente, appunto perché ci perdemmo Gabilondo. Nessuno s’illude, dovremo rimanerci tutti, per lasciare il posto ai ragazzi della primavera, quelli che vinceranno, ma veramente Gabilondo doveva esser l’ultimo di noi a morire. - Comunista? - Gabilondo? Dalla testa ai piedi. Perfetto. - E tu? - Puah, - fece lui, lo spregio era per sé, non per l’idea. - Del resto, guarda i miei compagni oltre la strada. Guardali, sono quindici. E sono la crema della nostra brigata. Ebbene, uno solo è comunista: quello tarchiato, con le lentiggini e gli occhiali. Ed io sono il meno comunista dei quattordici non comunisti. Eppure son pronto a mangiare il cuore al primo che facesse appena un risolino alla mia stella rossa.

 

Ma questo zamax non riuscirà mai a capirlo.

A molti italiani come te sta sulle balle una canzone che parla di lotta contro il fascismo e di morire per la libertà, ad altrettanti italiani sta sulle balle l'imposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche, chissà perchè quelli come te si ritengono tanto superiori.

Vorrei ricordare che nel testo di Bella ciao non c'è assolutamente nessuna frase becera nè assolutamente niente che possa ricondotto neanche lontanamente ad un idea di sinistra

parla solo di invasori e lotta per la libertà cose che ad un infiammato sostenitore di un partito che proprio alla libertà si richiama a partire dal nome dovrebbero essere pane quotidiano.

Lo sanno anche i sassi che la Lega è piena di ex militanti di organizzazioni neofasciste come Borghezio a cui certe cose danno fastidio.....

Ma va a ciapà i ratt.......

Gentile Zamax, a lei e agli altri che provano fastidio per bella ciao suggerisco questa lettura breve.

Le auguro di non far parte degli omosessuali che la chiesa cattolica del 2010 considera ancora persone da curare (oggi dicono salvare, ma fa lo stesso) o di non leggere mai su un giornale che la lega nord vuole far dissotterare la sua bambina dal cimitero. Non lo auguro a nessuno degli italiani che non sopportano "bella ciao" (che poi non è "fischia il vento infuria la bufera" o l'internazionale, ma fa niente).

Lei dice che i giovani che si iscrivano all'ANPI siano degli stupidi, può anche essere. Mi permetto di pensare gli atteggiamenti di sufficienza come il suo si trovano al principio di quella strada che termina nei campi di concentramento. Magari potrò sembrarle esagerato nel sostenerlo, tuttavia prima che le tolgano dai programmi scolastici, penso che certe cose faccia bene ricordarle almeno una volta all'anno.

Buon 25 aprile

Pardon... quando si parte col creazionismo?

Specifico. a scanso di equivoci, che quando parlo di coro "verdiano" intendo solo che aveva qualche assonanza con lo stile musicale dei cori verdiani: si trattava sempre dell'Inno di Mameli.

Perché è l'inno di una parte politica, di una vera e propria fazione

Per farla breve: la gente di sinistra ti sta sulle balle, quindi "bella ciao" ti sta sulle balle per riflesso pavloviano.

Tu hai un'opinione sulla canzone, su quella che definisci retorica. Benissimo! E' la tua, Hai commentato. Bene! Ma perchè insistere e chiosare con tono che pare da maestrino? Perchè pretendere che tutti coloro che hanno un atteggiamento e decidono di cantare Bella ciao o si iscrivono all'ANPI non dovfrebbero essere in buona fede ed avere i loro rispettabili motivi per faro? O per essere attuali bisogna fare come zaja e la minuscola non è un errore ma segno di disprezzo, che ha definito i partigiani vietcong? O forse per non essere considrati di "sinistra" pur non essendolo dovrebbero cantare un coro Verdiano? Perchè così piace a qualcuno? Ma per favore.....

 

 

O per essere attuali bisogna fare come zaja e la minuscola non è un errore ma segno di disprezzo, che ha definito i partigiani vietcong?

 

Ritengo che tu non abbia riportato onestamente le notizie sulla stampa.  Zaia, che ha ricordato i suoi parenti partigiani, ha affermato che i dirigenti ANPI sono come i viet kong, perche' non si accorgono che la guerra e' finita, e questo e' diverso. Dato il comportamento dell'ANPI a Mogliano riguardo la tessera del sindaco Azzolini, rilasciata fino a quando era sindaco del centro-sinistra, e revocata nel 2010 perche' si era alleato alla Lega Nord, senza peraltro confluire nella LN stessa, per quanto mi risulta, mi sembra che Zaia abbia complessivamente ragione.

Una volta non era così, almeno non pareva così essere, ma da circa 30 anni la "Celebrazione della Resistenza e della Liberazione dai nazi-fascisti" è fonte di controversie spesso stucchevoli ma, a mio avviso, alquanto chiarificatorie.

Le controversie, sino ad allora sopite, cominciarono a farsi esplicite durante il regno di Bettino Craxi, che le alimentò strumentalmente in funzione anti-PCI ("strumentalmente" perché il suo partito, il PSI, aveva beneficiato ampliamente del manto "resistenziale" sino ad allora ...). Per una volta un atto strumentale ed ipocrita del Bettino risultò essere utile sul piano storico, almeno, se non su quello strettamente politico. Vediamo perché.

- La Resistenza partigiana fu fenomeno assolutamente minoritario nel complesso del paese. Assente completamente al Sud (l'argomento secondo cui fu assente perché non necessaria a causa della rapida avanzata alleata è ovviamente aria fritta) fu attiva solo al Nord ed anche lì abbastanza minoritaria, pur con variazioni da regione a regione. Questa prima e grande differenza costituisce, piaccia o meno, una delle tante ragioni per cui (o sintomi del fatto che) il Nord ed il Sud dell'Italia son due paesi diversi che vengono tenuti assieme dall'improbabile, e costosa, "cerniera" romana.

- L'argomento "anti-antifascista" - In italiano due "anti" si elidono? - secondo cui la liberazione del paese è dovuta agli Alleati e non al CLN ed ai partigiani, ragione per cui celebrare la Resistenza è inutile retorica e bisognerebbe invece ringraziare gli USA ed il Regno Unito, è (oltre che falso, vedi sotto) controproducente per i suoi sostenitori stessi. Per una semplicissima ragione: se dovessimo ringraziare e sentirci debitori SOLAMENTE di coloro i quali hanno svolto il ruolo quantitativamente più grande sul campo di battaglia non dovremmo ringraziare USA e RU ma l'Armata Rossa e Stalin! Perché son stati loro, quantitativamente parlando, a vincere la WWII ed a distruggere sia il ridicolo esercito fascista italiano (qui occorrerebbe aggiungere i Greci ed i partigiani comunisti di Tito ...) che la molto più temibile Wehrmacht! Poiché non credo sia questo il desiderio degli "antiantifascisti" nostrani (ve l'immaginate Borghezio e Gasparri a rendere omaggio all'Armata Rossa ed a Josif!?), raccomando a tutti costoro di ficcarsi nelle chiappe l'argomento "quantitativo" su chi abbia vinto la guerra (quella contro i tedeschi la vinse la Russia, gli USA vinsero quella contro i giapponesi) e a considerare quello "qualitativo" o, se volete, "marginale" (nel senso economico della parola: nel senso di "contributo al margine o addizionale" all'impresa).

- Come le invasioni di Nord Africa, Francia ed Italia furono marginalmente utili a vincere la guerra contro Hitler e Mussolini (quest'ultimo era comunque alla frutta, ma se Hitler avesse potuto utilizzare sul fronte dell'Est le divisioni che impegnò a contrastare USA e RU qualche mese in più, forse addirittura un anno, sarebbe durato) così (proporzionalmente) le azioni partigiane (parecchio a) Nord della Linea Gustav qualche mese (o settimana, fa lo stesso!) lo fecero risparmiare. Soprattutto, la presenza di formazioni partigiane e l'azione delle medesime ridussero d'alquanto i danni che i criminali italiani arruolatisi nella RSI avrebbero causato alle popolazioni del Nord, ai soldati italiani che dopo l'8 Settembre avevano disertato l'esercito fascista, agli ebrei italiani e a chiunque manifestasse al tempo tendenze anti-fasciste. Piccole o grandi che siano QUESTE E NESSUNA ALTRA sono le uniche note di merito che combattenti armati italiani possono avocare, in nome e per conto del popolo italiano, nel periodo che va dal 1939 al 1945, ossia durante l'intera seconda guerra mondiale! Altro non c'è, d'onorevole: tutto il resto è solo disonore. Anche solo per questo, o la fine della seconda guerra mondiale in Italia non si celebra o, da celebrare ed esser fieri, c'è solo quel fenomeno piccolo e minoritario che fu la Resistenza partigiana!

- Sgombriamo anche in campo da un'altra ipocrisia. Sul perché il comportamento dell'esercito italiano "ufficiale" nel periodo 1940-43 non sia degno d'encomio si son scritti volumi e non ci torno. Ovviamente l'indegnità pertiene a generali, colonnelli, maggiori e capitani, ministri e sottosegretari, membri di casa Savoia, gerarchi del regime e quant'altri organizzarono e diressero quelle tragiche avventure. I fantaccini - abbiano pur commesso come commisero a volte atti brutali - tali solo erano: fantocci nelle mani di un regime brutale, povera carne da cannore. Stendiamoci sopra un velo pietoso senza però scordare mai le responsabilità del regime fascista, dei Savoia e delle classi dirigenti italiane che quella guerra vollero.

- Più importante è negare sempre e comunque l'equivalenza fra i partigiani e coloro che si arruolarono nelle criminali milizie della RSI. Entrambi gruppi lo fecero volontariamente, la qual cosa permette e richiede un giudizio morale. E questo non può che essere di condanna dei secondi e di encomio ai primi. La ragione primaria l'ha detta chiaramente Sabino. Ma non v'è solo quella. I valori morali e sociali per cui un individuo sceglie di combattere in una guerra civile NON sono irrilevanti, al contrario. In un caso del genere sono, invece, tutto. Il criminale e la vittima sparano entrambi e scelgono di sparare cercando d'uccidere, ma non sono essi moralmente equivalenti. In questo paese (gli USA) nessuno neanche lontanamente si sogna di stabilire una qualche equivalenza morale fra i due lati della guerra civile, per la semplice ragione che un gruppo aveva deciso di combattere per mantenere lo schiavismo e l'altro per abolirlo. Lo stesso vale per la guerra civile italiana del 1920-45 (non ho sbagliato date ...): le due parti combattevano per sistemi socio-politici alternativi e per sistemi morali fra loro incompatibili. Non possono essere trattate in modo equivalente: l'una merita l'encomio, l'altra il biasimo e l'oblio. Ad una parte dobbiamo il poco di democrazia liberale che abbiamo, all'altra 23 anni di dittatura, crimini innumerabili, distruzioni e, se avessero vinto, una dittatura criminale ed impazzita. Nessuna equivalenza è possibile ed occorre ricordarsi di non dimenticarlo mai.

- Che la Resistenza fosse fenomeno minoritario non è cosa da nascondere, come sembrano fare da sempre i rappresentanti politici di quello che si chiamava l'arco costituzionale, né di cui vergognarsi. È cosa da tenere in conto e sui cui riflettere. La creazione della Repubblica fu, probabilmente, l'unico atto di "giacobinismo" delle classi politiche italiane post-fasciste: bene! Elogiamolo: la Resistenza merita ancor più considerazione, onori e lodi PROPRIO PERCHÈ ERA COMPLETAMENTE MINORITARIA! Siamo capaci tutti a fare gli eroi quando siam sicuri di vincere perché dietro a noi c'è la stragrande maggioranza della popolazione. Molto più coraggio, abnegazione e saldezza morale richiede il fare la stessa cosa nella consapevolezza d'essere una sparuta minoranza che opera in un territorio occupato da criminali stranieri coaudiuvati da criminali nazionali che agiscono con l'appoggio di una porzione sostanziale e forse maggioritaria della popolazione! La Resistenza fu l'atto coraggioso d'una minoranza illuminata, possiamo solo ammirarli.

- La Resistenza non fu, e qui veniamo ad una questione chiave, solo fenomeno comunista e socialista né fu monopolio di PCI e PSI. Che quest'ultimi ne fossero le componenti principali, almeno in termini di uomini, non v'è dubbio. Mio suocero c'era ed anche mio zio Biscaccia c'era, ma c'erano anche mio padre e suo cugino (l'uno, come il suocero, a far da postino, l'altro più grande a comandare una brigata). I primi due erano comunisti senza ahi né bahi, i secondi due cattolici e democristiani con ancor meno ahi e bahi. E c'erano anche lo zio di Pama (apolitico) e Bruno Trentin (Giustizia e Libertà). Anche in questo caso il problema non è fare i conti della serva e distribuire percentuali in modo tale che la Resistenza diventi "comunista" perché fra i partigiani i comunisti ed i socialisti erano la maggioranza. E nemmeno fissarsi sul fatto che, all'interno della medesima, alcune componenti pensavano al colpo di mano per la creazione di uno stato socialista mentre altre si opponevano a tale progetto. Se c'è un merito storico (e ce ne sono davvero pochi, pochissimi) che mi sento di poter attribuire al PCI di Togliatti è proprio questo: non aver ceduto (per paura o per scelta politica cosciente, la differenza conta ma NON inficia il giudizio di fondo) alla tentazione militare ed aver accettato il gioco democratico. Anzi, aver contribuito, mio suocero e mio padre assieme pur da campi diversi ed opposti, fare l'Italia molto più democratica e libera di quella in cui entrambi erano cresciuti.

- Il giudizio storico di fondo non può astrarre dal fatto che questi pochi ed eterogenei, ma coraggiosi e lungimiranti, giacobini riuscirono, tra il 1943 ed il 1948, a stare assieme, lottare assieme, mediare le proprie differenze, fare dell'Italia una Repubblica, darle una Costituzione (debole e piena di difetti ma democratica perdinci!), un parlamento, delle elezioni, la pace civile (fin troppa: continuo a considerare l'amnistia togliattiana un grave errore storico e politico), la minimizzazione delle vendette, persino un'economia di "quasi mercato"! Vi par poco? Pensate a cos'era l'Italia di qualche anno prima, l'Italia dei fascisti, dei Savoia e di Mussolini! I meriti di costoro, del CLN e della Resistenza, vanno valutati in termini relativi avendo a mente cosa era l'Italia del 25 Aprile 2945, non quella di oggi. Con quel paese sullo sfondo a me, costoro, sembrano oggi ancor più di ieri non solo degli eroi ma dei grandi e coraggiosi uomini di stato, altro che i quaquaraqua che oggi sgovernano il paese.

- Non scordiamoci, infine, che proprio perché costoro erano minoranza, infima minoranza, tali sono probabilmente rimasti anche se non più infimi in numero. L'Italia del 1945 era antifascista forse al 10-20%, fascista almeno il doppio e né carne né pesce per il resto. La grande maggioranza degli italiani di allora non era anti-fascista e, io credo, una buona percentuale degli italiani di oggi anti-fascista non è. Non so se è antiantifascista (nella versione in cui i due "anti" si elidono) ma l'impressione forte ed argomentabile è che così sia. Da qui, io credo, le controversie e le tensioni che sempre più frequentemente emergono ogni 25 Aprile.

- Qui si apre un discorso lunghissimo, più lungo e complicato di quello che questo già enorme commento permette, sul perché la democrazia liberale e la costituzione repubblicana non siano diventate patrimonio di tutti e non si siano quindi potute evolvere, finendo imbalsamate in quella cosa che abbiamo oggi e che, chiaramente, non funziona più né per gli uni né per gli altri. Gli errori stanno da parecchi lati - ovviamente anche e forse soprattutto dal lato di coloro che sino al 1994 gestirono la prima repubblica definendone l'arco costituzionale per 48 anni. Ma il problema di un corpo sociale che non è completamente antifascista e democratico-liberale, e nel quale vive una componente forte, incazzata, vendicativa e vigliacca (vigliacca: perché non ha il coraggio di manifestarlo e s'inventa le polemiche su Bella Ciao per coprire il proprio antiantifascismo) che in questa costituzione e nei suoi fondatori non s'identifica per nulla, questo fatto va riconosciuto! Vengono anche qui, ed anche qui, da vigliacchi qual sono, non hanno in coraggio delle loro opinioni, dei loro nomi, dei loro valori. Non hanno il coraggio - che non ebbero negli anni '20 mentre si celavano dietro alle squadracce, né nel dopo guerra perché timorosi della punizione che avrebbero meritato - di articolare e giustificare il sistema politico-sociale che vorrebbero, che è, alla fine, quella cosa che io da tempo chiamo "peronismo": il vecchio fascismo italiano (tutto italiano, non facciamo confusione!) adattato al mondo del XXI secolo. L'Italia, piaccia o meno, anche nel 2010 non è antifascista e liberal-democratica al 100%, signori miei. Infatti non lo è, temo, neanche al 51% ... chiediamoci il perché, invece di far tante finte discussioni su una canzone o l'altra. Il problema non è Bella Ciao, il problema è che la maggioranza d'Italia non s'identifica neanche con i principi essenziali della sua carta costituzionale e con i valori di coloro che la scrissero.

Rimane, infine, la necessità di affermare che se vi è stato un momento grande nella storia dell'Italia moderna (quella cosa inventata dai Savoia, Cavour, Garibaldi e compagnia circa 150 anni fa) quella fu la Resistenza Partigiana del 1943-45. Per la quale vale, sempre e comunque, quanto scrisse Pier Paolo:

 

Così giunsi ai giorni della Resistenza 
senza saperne nulla se non lo stile:
fu stile tutta luce, memorabile coscienza 
di sole. Non poté mai sfiorire, 
neanche per un istante, neanche quando 
l'Europa tremò nella più morta vigilia. 
Fuggimmo con le masserizie su un carro 
da Casarsa a un villaggio perduto 
tra rogge e viti: ed era pura luce. 
Mio fratello partì, in un mattino muto 
di marzo, su un treno, clandestino, 
la pistola in un libro: ed era pura luce. 
Visse a lungo sui monti, che albeggiavano 
quasi paradisiaci nel tetro azzurrino 
del piano friulano: ed era pura luce. 
Nella soffitta del casolare mia madre 
guardava sempre perdutamente quei monti, 
già conscia del destino: ed era pura luce. 
Coi pochi contadini intorno 
vivevo una gloriosa vita di perseguitato 
dagli atroci editti: ed era pura luce. 
Venne il giorno della morte
e della libertà, il mondo martoriato 
si riconobbe nuovo nella luce...

 

Quella luce era speranza di giustizia:
non sapevo quale: la Giustizia. 
La luce è sempre uguale ad altra luce. 
Poi variò: da luce diventò incerta alba, 
un'alba che cresceva, si allargava
sopra i campi friulani, sulle rogge..
Illuminava i braccianti che lottavano.
Così l'alba nascente fu una luce
fuori dall'eternità dello stile...
Nella storia la giustizia fu coscienza
d'una umana divisione di ricchezza,
e la speranza ebbe nuova luce.

 

 

 

Se c'è un merito storico (e ce ne sono davvero pochi, pochissimi) che mi sento di poter attribuire al PCI di Togliatti è proprio questo: non aver ceduto (per paura o per scelta politica cosciente, la differenza conta ma NON inficia il giudizio di fondo) alla tentazione militare ed aver accettato il gioco democratico.

 

Googlando da autodidatta, ho trovato questo libro, pubblicato abbastanza recentemente, in cui si sostiene, basandosi su fonti di archivio URSS, che  fu Stalin ad "imporre" a Togliatti il gioco democratico. In altre parole, Togliatti faceva quello che gli diceva Stalin, e Stalin non voleva la rivoluzione in Italia.  Se c'e' qualche storico che ne sa, sarebbe interessante capirne di piu'.

Poi ovviamente, 25 aprile, nessuna ricorrenza, ora e sempre, Resistenza ~lol

Commento chiarissimo, esaustivo, informativo, convincente e anche commovente!!! meglio del post stesso :)

Quando si affrontano certe discussioni (la Resistenza è una delle più calde) mi pare spesso di assistere a una causa di beatificazione. Ovunque, non specificamente in questa sede e non per tutti gli interventi. Come se la storia fosse una sorta di Corte di cassazione capace di ripulire i giudizi dalle passioni e dagli errori umani e di consentire una “sentenza definitiva”, Non sono uno storico, sia chiaro, ma questo mi sembra un approccio sbagliato: 1. perché le nostre passioni inevitabilmente investono i fatti del passato; 2. perché le passioni allora in gioco inevitabilmente si propagano fino a sommarsi alle nostre; 3. perché le passioni possono sempre essere superate (dunque si va oltre esse solo attraverso esse) da chi si prefigge di accedere alla valutazione storica.

Ma succede, che so, quando si parla di Riccardo III o di Danton e Robespierre, di Cassio, Cesare e Bruto, di Luigi XVI e di Maria Antonietta di Francia e compagnia cantante. E così spesso la storia diventa occasione per creare “santini” la cui immagine parte dalla facile contrapposizione di buoni e cattivi cui ricondurre quasi in essenza questa o quell'azione . Cosa che, naturalmente, non regge al vaglio dei fatti perché è fin troppo ovvio che tutti siamo buoni e cattivi insieme. E così crediamo di poter qualificare le azioni a partire dalle intenzioni che le sottendono. Ma temo che la realtà storica abbia poco da spartire con le intenzioni.

Non c'è dubbio: probabilmente alcuni tra comunisti e socialisti miravano a instaurare una dittatura. Non c'è dubbio: alcuni aderirono opportunisticamente alla lotta partigiana. E non c'è dubbio che dopo il 25 Aprile, come sempre accade in queste circostanze, si scatenò molta canaglia, anche  tra quanti erano stati fascisti di quarta fila o "maggioranza silenziosa" e connivente ("tengo famiglia") e ora, divenuti "antifascisti",  tentavano di farsi una verginità con la ferocia zelante che nessuno che avesse degli obiettivi minimamente politici poteva tollerare; o che si scatenassero vendette, violenze, odii, rese dei conti assolutamente estranee e gratuite rispetto alle finalità in gioco. E non c'era, credo, tanto bisogno di Giampaolo Pansa per sapere cose non molto diverse, nella sostanza, da quelle che Giorgio Pisanò è andato scrivendo sistematicamente per tutta la vita.

Il punto è che: 1. quei marxisti non fecero la rivoluzione d'Ottobre né instaurarono la dittatura del proletariato; 2. quegli intenti opportunistici furono piegati a un disegno politico di ben altro respiro; 3. le bassezze umane fanno parte del gioco: qualsiasi gioco; specie in situazioni di guerra e di “guerra civile”.

Ciò che conta è l'opera che si compì con la Resistenza, al di là e per mezzo anche di talune bassezze e calcoli opportunistici. Al di là di tante buone o cattive intenzioni e motivazioni personali. Che solo la buona politica sa piegare e forgiare in vista dei fini che si propone. E buona politica, nei fatti, fu complessivamente quella di Togliatti e Longo quanto quella di Pertini e di Saragat, dei cattolici, dei liberali, degli azionisti. E persino degli ufficiali italiani, per lo più (è vero) insulsi e arroganti, che iniziarono azioni armate o di spionaggio e raccordo fra formazioni partigiane e truppe alleate che premevano da sud. O quanti, in città e paesini sperduti che, per ragioni tutte loro, durante il Ventennio avevano taciuto e sopportato e ora si svegliavano per dare una mano a partigiani e alleati. Colpevoli? Molto saggiamente Churchill diceva “soldato che fugge, è buono per un'altra volta”. E comunque, penso semplicemente che alcuni erano rimasti a lungo, per ovvie ragioni, privi di una guida che desse speranza a qualsiasi possibile sacrificio. Pochi? Molti? Non lo so. Certo il fascismo ebbe un largo consenso popolare. Ma la forza dei CLN, in particolare del CLNAI fu esattamente quella di saper incanalare su precisi obiettivi tante disparate ragioni e persino opportunismi. Persino, forse, un “fascismo rivoluzionario” della prima ora, che aveva visto nel fascismo e ora vedeva nella RSI un'occasione di vera rivoluzione sociale, si animò: parlo dei cosiddetti “fascisti di sinistra” di Stainis Ruinas (Giovanni De Rosas) e di PN, eredi del sansepolcrismo e dei loro rapporti col PCI. Che non demonizzo affatto per questo.

Progetto politico che mancò al sud, dove pure Matera, nella mia regione, era stata la prima città d'Italia a ribellarsi, il 9.9.1943, e poi Rionero in Vulture, Napoli ecc. Ma, prive di efficace guida e consapevolezza politica, quelle rivolte furono i cruenti fuochi di paglia che conosciamo: non Resistenza o Liberazione, concordo in pieno con Boldrin.

E qui una parentesi andrebbe aperta: al sud non andò così, a mio avviso,  durante il Risorgimento, quando molte regioni meridionali si erano ribellate all'esercito borbonico (l'esercito di “Francischiello”, ridotto all'ombra di sé stesso dal dissesto finanziario in cui era caduto il Regno dopo la recente “crisi dello zolfo”, ma pur sempre temibile) vincendolo, cacciandolo e instaurando governi provvisori in attesa dei garibaldini, a partire proprio dalla mia regione (Lucania o Basilicata che dir si voglia: dal 2000 sono legittimi ambo i nomi) dove mazziniani (e non solo), persone come Nicolò Mignogna e Giacinto Albini, alla guida di volontari, liberando cittadine come Montemurro e Corleto giunsero a prendere Potenza e l'intera regione. Certo: anche quello fu un moto “di parte”, mancherebbe. E ne furono estranei i contadini: basta rileggere Salvemini e Gramsci per capire quanto fosse seria la questione.

S'era capito già con la Repubblica napoletana del 1799, del resto; i cui capi, come il giovane Mario Pagano, finirono decapitati o impiccati a Napoli perché male avevano fatto i conti: pensavano che contadini e braccianti si sollevassero, per le misere condizioni di vita in cui versavano. Ma i più non erano nemmeno in grado di capire che quelle condizioni potevano essere ribaltate solo con un'energica azione rivoluzionaria. Non a caso, molti anni dopo, battaglia centrale di 2 grandi pugliesi, Salvemini e Di Vittorio, fu quella per l'istruzione delle classi povere.

S'era capito, poi,  con i moti del 1830-31, finiti miseramente, che occorrevano obiettivi più coraggiosi e meno "localistici". Fu allora che i liberali, figli dell'illuminismo meridionale e napoletano, di Vico e di Vincenzo Cuoco, compresero che l'unità d'Italia era la parola d'ordine e l'obiettivo da perseguire, se si voleva sperare che funzionasse. La conferma si era avuta quando la flotta inglese aveva circondato Napoli minacciando di bombardarla, se Ferdinando II, per compensare le minori entrate conseguenti all'abolizione della tassa sul macinato, avesse osato vendere lo zolfo siciliano (il 90% del fabbisogno mondiale dell'epoca) alla Francia, che era disposta a pagarlo il doppio rispetto ai monopolisti inglesi. Uno stato piccolo come il Regno di Napoli, ancorché il meglio armato e più popoloso d'Italia, poco poteva contro la superpotenza inglese. E questo aveva aperto gli occhi a molti.

Come sia, a ben guardare,  credo che nessun processo storico può dirsi di tutti: “se è di tutti, vuol dire che non è di nessuno” disse, se non erro, il Cuoco nella sua "Storia della Repubblica Partenopea".

Allora: non può esserci memoria condivisa della Resistenza. Mi pare quasi scontato. A un'amica fascistissima di vecchia data che diceva “il 25 Aprile è la commemorazione di 2 schieramenti che combattevano tutti e 2 per degli ideali” risposi che, fatto salvo il suo pieno diritto di dire la sua, non possono stare sullo stesso piano gli ideali di chi combatteva per conservare la dittatura e chi, intenzionalmente o no, ce ne ha liberato.

Certo, i paragoni col Risorgimento vengono spontanei: fu il riferimento dell'antifascismo fin dalla prima ora. Per ovvie ragioni: una fu che era il punto del passato più vicino che presentava maggiori affinità con la situazione (allora) presente. E la retorica è d'obbligo, ma non fa parte del giudizio storico.

Non confondiamo. E non demonizziamo la retorica (o, se si preferisce, l'oratoria), per favore: esiste da quando esiste l'umanità, e svolge un compito importante. Ma col giudizio storico non c'entra nulla, temo. La retorica evoca immagini per incitare all'azione, alla vita. Tutto il contrario del mio mestiere, che osserva la vita per estrarne immagini. Proprio per questo comprendo e rispetto la retorica, purché non si spacci per architettura, pittura o scultura, riducendole a propaganda, come tentò di fare il fascismo al pari di tutti i dispotismi. Dir male della retorica è più facile che farne a meno. E cmq trovo assai meglio quella resistenziale di quella del “popolo di santi, eroi, poeti e navigatori”: quando riusciremo a fare a meno di eroi e martiri, saremo un paese molto migliore.

Cosa è emerso di nuovo e positivo, dalla lotta di liberazione? Un paese che è passato dal liberalismo “classico” ed elitario a uno democratico: non del tutto, certo, con sacche enormi di attrito e reticenza, ma le libertà è più facile concederle che toglierle; un paese che, se è vero che non “sente” troppo la Costituzione, è riuscito a portarla nelle fabbriche con lo Statuto dei Lavoratori: piaccia o meno, così è andata; che ha dato più volte prova (divorzio e aborto sono solo 2 esempi) di saper distinguere molto bene la morale personale dall'etica dell'ordinamento e questa dallo Stato “etico”: e col concorso del voto “cattolico” e missino; un paese che con la Riforma fondiaria, che bene o male funziona ancora, è riuscito a dare terre incolte ai contadini del sud: secolare problema. Nel 1799 monsignor Serrao, detto “il vescovo giacobino”, aveva pubblicamente proclamato di aderire alla neonata Repubblica, promesso le terre ai contadini e fu assassinato da ignoti sicari calabresi 2 giorni dopo. L'elenco sarebbe lungo. Quello dei problemi che abbiamo davanti forse di più.

Ma non c'è via d'uscita, se non si cercano soluzioni nell'ambito del dettato costituzionale nato, guarda caso, dalla Resistenza. Ha molti difetti? Certo. Qualcuno sa indicarmi una via migliore ?

 

 

Assente completamente al Sud

 

Dissento.

Dissenti pure. Non fu "resistenza" in alcun senso degno del termine. Se vuoi ci passiamo giorni a discutere, ma il verdetto storico mi sembra banalmente definitivo. Una rondine non fa primavera.

non è che non fosse assente, ma per durata d'azione (nel 43-44 mezza italia era libera mentre la guerra è finita ufficialmente nel 1945 il 28 aprile) e azioni (nessuna "repubblica partigiana" tipo Alba si ricorda al sud) non si può paragonare "alla pari" con il nord, non è padanismo, è verità. però si, le stragi ci son state anche al sud. innegabile

senza la Royal navy non ci sarebbero stati sbarchi, senza la resistenza britannica niente D-day, senza commonwealth niente liberazione italia (nella penisola eran di piu i sudditi di sua maestà in genere che US o francesi), senza sconfitta da parte tedesca  nella battaglia d'inghilterra, nemmeno stalin avrebbe resistito (si lo so, niente invasione da parte inglese in francia, ma eran obbligati a mantenere esercito là i tedeschi). Ok usciti dalla guerra la supremazia sui mari passò dalla royal navi (che l'aveva da Trafalgar) alla marina statunitense , ma senza gli sforzi britannici la guerra non sarebbe durata a lungo: gli stati uniti avrebbero fatto la guerra al giappone e basta perchè trovarsi soli contro i tedeschi non sarebbe stato facile. Però abbiamo Aviano, Ederle, Ghedi e quindi dimentichiamoci di tutti i Tommy morti a Gela e Anzio

Beh, a voler cavillare, la guerra l'ha vinta il sistema industriale e logistico USA. Non solo perchè non era bombardabile. Andate a leggere la produzione di aerei e tank USA e confrontatela con quella tedesca. Non c'è partita. Anzi la meraviglia è che la vermacht abbia retto così tanto, frutto di una superiorità sia tecnica che di preparazione militare. Poi è chiaro la massa umana russa e la capacità di resistenza britannica hanno dato un valido contributo (più la prima) ma senza zio sam che sfornava tank a getto continuo...

sarebbe il caso di avere il coraggio di dire che l'80% di quelli che si scannavano nel 1945 non voleva demorazia, ma qualche forma di dittatura. Sulla menzogna non si costruisce niente di buono. Non considero il 25 aprile una "mia" festa (del resto nessuna festa "statale" la considero tale, ma questa meno di altre).

 

Il problema è solo tuo. 

Quale menzogna? 

Sarebbe il caso di avere il coraggio di dire che fino al 1943 coloro che appoggiavano o tolleravano italianamente la dittatura erano la grande maggioranza, e che il CLN (comunisti compresi) contribuì a far nascere in italia una democrazia. Se questo tuo 80% avesse desiderato in primis una nuova dittatura non credo si sarebbe optato per il confonto democratico a fine conflitto.

Ma si sta veramente discutendo se chi ha partecipato alla liberazione in realtà avesse in mente un'altra dittatura oppure no, se erano tutti comunisti oppure no (che poi è "no"), stiamo ancora litigando su quale canzone cantare?

Qualcuno si sofferma mai su come si stava in Italia durante l'occupazione nazista? O sotto la dittatura?

Probabilmente non siamo diventati uno stato satellite dell'URSS per puro caso, ma con i "se" e i "ma" non si va da nessuna parte.

A forza di dire "non festeggio il 25 aprile perchè è comunista" ci si dimentica di cosa è stato. Non stiamo parlando del primo maggio o di una ricorrenza "politica" il cui peso ha riguardato solo alcuni.

Se si vuole denigrare il 25 aprile si abbia il coraggio di affermare che si stava meglio prima!

Sinceramente se mi hanno liberato gli americani, gli inglesi, i comunisti, i democristiani o chi per loro, non mi interessa molto, grazie a tutti, vi voglio bene, mi ricorderò di voi finché campo.

Fino a non molti anni fa si celebrava la festa del 4 Novembre, Giornata della Vittoria e delle Forze Armate. Non avendo le stimmate della perfetta santità democratica, cadde subito vittima sul fronte della razionalizzazione del calendario lavorativo, un po’ troppo lassista, dei fannulloni dell’epoca pre-brunettiana. E in fondo, dove fu la Vittoria? Più che porgere la sua chioma all’Italia, fu essa a fare lo scalpo allo Stivale. Nell’Italia fatta col regolo dei laici tutti d’un pezzo, dei pianificatori centralisti, di destra quasi sempre, di sinistra sempre, perfino i liberali col culto della Patria, nel clima aggressivamente positivista dei primi anni del ‘900, videro nella prima guerra mondiale l’occasione di portare a compimento il Risorgimento, geograficamente e antropologicamente, mirando a impadronirsi delle spoglie subalpine del traballante Impero Austro-Ungarico senza aspettarne la naturale decomposizione, e a fondere definitivamente le genti italiche, ora uniformate dalla divisa, nel “crogiolo” della guerra.

Giolitti aveva avuto ben chiari i limiti dell’ancora fragile costruzione italiana, e solo nel 1911 si era deciso a calmare gli appetiti del crescente nazionalismo, sempre sintomo di un cattivo metabolismo interno che cerca sfogo all’esterno, con l’impresa semidomestica della conquista della Cirenaica e della Tripolitania. Ma non bastò. E nel 1915 si andò in guerra. Nessuno, in Europa come in Italia, previde l’immane macello. Un paese non provato dalle scosse telluriche della guerra e del dopoguerra forse avrebbe resistito meglio alle patologie del novecento. Subito dopo l’immortale vittoria, infatti, invece del vaticinato parto della razza italiana ci fu il collasso. E’ un vecchio e ostinato mito – un infido costruttivismo di ordine politico, per così dire – mettere a fondamento non tanto del sentimento quanto della coesione nazionale guerre di “liberazione” o di difesa dallo straniero. Cosicché a volte le si cerca, a guisa di grandioso esperimento di laboratorio su materiale umano, nel tentativo artificioso di accelerarne lo sviluppo. Oppure si spiega la gracilità di quest’ultimo, retrospettivamente, proprio con la mancanza di tali prove del fuoco.

Ma l’idea astratta e perciò fuorviante dell’incompiutezza del Risorgimento ha fatto vittime illustri anche su altri versanti ideologici, ed è il segno di una forma mentis che come una malattia endemica non è mai del tutto scomparsa dalla penisola. Che Gramsci considerasse il Risorgimento una “rivoluzione incompiuta”, in quanto le masse popolari vi figurarono solo come soggetti passivi, non vi ricorda qualcosa? Non vi ricorda qualcosa legato a doppio filo alla retorica bolsa del 25 Aprile? Non vi ricorda i miti brigatisti della “resistenza tradita”? E quelli neogiacobini della democrazia non ancora “compiuta” della sinistra legalitaria dei giorni nostri, quella lugubre e saputa del gran sacerdote Zagrebelsky ad esempio? Che la figura di Giolitti, che ci governava un secolo fa, non sia ancora riuscita a togliersi di dosso la nomea di “ministro della malavita”, a causa della celebre definizione di Gaetano Salvemini, non è un significativo esempio, proprio perché non volgare, del radicalismo apocalittico di quella stessa sinistra laica e socialista dal cui corpaccione ottocentesco subito dopo la guerra, nell’avvitarsi della crisi, fuoriuscirono il Partito Fascista e a quello Comunista, e le cui pulsioni demonizzanti ancor oggi non hanno trovato perfettamente pace?

Nella sua “Storia d’Italia dal Risorgimento ai nostri giorni” Sergio Romano nota, dolendosene, che “né i cattolici né i comunisti” – cioè di gran lunga le due maggiori formazioni politiche degli anni del dopoguerra e dell’era repubblicana – “condividevano i principi ispiratori dello stato unitario”. Ma ciò forse non era dovuto al fatto che anche per l’illuminato liberalismo ottocentesco da grandi proprietari terrieri, che egli sembra rimpiangere e che indubbiamente ebbe i suoi meriti, il popolo rimaneva pur sempre una manovalanza anonima che alle élites spettava guidare, educare, alla bisogna bastonare, non dissimilmente da quanto avrebbero potuto fare i comitati centrali dei demagoghi socialisti o i gran consigli di quelli nazionalisti?

I lunghi decenni del potere democristiano non sono stati un’usurpazione clericale del potere civile: hanno chiuso una ferita più con la storia di un popolo che con la Chiesa Cattolica; ma hanno anche tolto ogni illusione sulla praticabilità e sull’opportunità di un “partito dei cattolici”. Dall’altra parte, rimasto sfortunatamente in canna il colpo della rivoluzione, i comunisti dovettero acconciarsi all’italianità e lo fecero furbescamente a loro modo, impadronendosene. Trovarono al paese una nuova data di nascita: il 25 aprile 1945. Come dal giorno della Marcia su Roma 23 anni prima partì l’Anno I dell’era fascista, dal giorno della “liberazione” partì idealmente l’Anno I della democrazia, di cui si autonominarono guardiani e garanti, e costruirono il mito fondante della Resistenza con un corredo mirabolante di balle spaziali. Trasformare il disastro di una guerra persa e strapersa in una mezza vittoria; trasformare un’attività di guerriglia militarmente ininfluente per gli esiti della Liberazione, per di più condotta in buona parte da una banda di rivoluzionari pronta a mettere in riga il paese con ancor più fanatismo dei manganellatori del ’22, per di più composta questa banda da una truppa numerosa di voltagabbana dell’ultima ora; per di più presente questa truppa numerosa di voltagabbana soprattutto in quelle roccaforti nere che nel giro di una notte si mutarono nelle roccaforti rosse del dopoguerra e cominciarono subito a rompere i marroni con l’antifascismo con lo stesso zelo esibito nell’epoca fascista; trasformare tutto questo nella sollevazione morale di un popolo che assisteva passivo è un gioco di prestigio da pagliacci più che da bari di professione.

Non fu solo Mussolini a voler “fare” gli italiani; nel loro piccolo tutte le ideologie politiche cercarono di imporre al paese un modello dell’italiano comme il faut creato a propria immagine e somiglianza. L’ebete devoto della Resistenza e della Costituzione – la Bibbia Laica di qualche serioso e involontario umorista – ne è solo l’ultima versione. Rompere l’incantesimo dei diversi settarismi via via spacciatisi per esempi di ortodosso civismo è l’impresa riuscita allo statista… Silvio Berlusconi. La storia renderà merito allo psiconano, al caimano e anche allo spelacchiato aspirante sciupafemmine con la bandana, ci si metta il cuore in pace. E finalmente agli italiani sarà concesso di “farsi” a modo loro, senza che qualche maestrino del kaiser di religione laico-repubblicana si senta in dovere di indicare loro la via, la verità e la vita.

POST SCRIPTUM ODIERNO: trasformare incredibilmente un disastro in una "liberazione" e in una "mezza vittoria" implicava creare una mezza Italia buona e una mezza Italia cattiva. Prima, durante e dopo. I frutti avvelenati di questa falsificazione della storia li scontiamo ancor oggi. Mezza Italia che invece di chinare il capo insieme a tutti gli altri italiani in un sentimento di colpa condiviso ma pacifico e costruttivo, ha trovato nella "resistenza" la maniera per rifarsi una verginità e rinfacciarla agli altri. Cattiva coscienza? Certo. Se una certa insofferenza per la retorica più settaria della Resistenza trova voce soprattutto nel Veneto è proprio perché quella è l'Italia più lontana dalla schizofrenia rosso-nera, l'Italia meno fascista e meno comunista. Questa è la semplice verità.

Il contenuto di ciò che l'autodidatta clerical-fascista da TV, approfittando della nostra liberale ospitalità, propina agli incauti che se lo leggono, lo ignoro da tempo e continuerò a farlo.

Ma questo pezzetto di "storia etilica dell'Italia inventata da me con l'ausilio di renato brunetta", ammetto che l'ho letto: se uno ti ripropone in commento la sua sbobba, che non gli hanno preso neanche su Il Giornale del suo eroe, un po' di malevola curiosità ti viene ... E non mi lamento d'averlo scorso.

Perché conferma che di fronte alle frustrazioni di un autodidatta confuso, ma tanto confuso, e frustrato, ma tanto frustrato, ci si trova. Che avendo studiato la storia dell'universo sul readers digest del chierichetto-balilla, rigorosamente in italico idioma, mai coglierà quanto imbarazzantemente ridicole le sue pieces de resistance siano. Che, forse, persino al Giornale e Libero se ne accorgono.

Me lo diceva sempre il vecchio Pinuccio: Miché, agli autodidatti non ci far mai caso, son i peggiori. Se poi son pure i clerico-fasci dell'osteria del paese, immaginati! Caro Pinuccio, avevi ragione, oh come avevi ragione. Ora torno ritemprato alla regola antica. Consiglio a tutti d'ascoltar Pinuccio, che il latinorum lo sapeva e per davvero ... non come certi autodidatti.

 

Altro titolo: generazioni a confronto

Premessa: naturalmente, mi rendo conto che la parola comunismo oggi è poco più che una triste barzelletta della storia, e non rappresenta alcun pericolo serio per la società, mentre il nazismo è un pericolo ancora e di nuovo concreto (vedere le ultime notizie che giungono dalle lande della presunta "Padania").

Detto questo propongo due fatti, due esperienze, da confrontare tra loro.

Prima esperienza.

Conosco un anziano signore di Milano che aveva circa 14 anni all'epoca della liberazione. La nuova patria liberata lo ha espulso immediatamente da tutte le scuole del Regno essendo lui "fascista" (non saprei cosa volesse dire essere fascisti a 14 anni…). Ha cominciato a lavorare subito, e non ha mai potuto finire gli studi, sebbene oggi sia una persona colta e di larghe vedute. A una sua amica quindicenne andò anche peggio: fu fucilata, sempre in quanto presunta "fascista", praticamente tra le braccia di sua madre (la quale passò il resto della sua vita in un manicomio).

 

Ora, io mi domando: questo signore, e altre migliaia di persone con una storia personale o familiare simile, perché mai dovrebbero cantare "Bella ciao" e festeggiare il 25 aprile?


Seconda testimonianza.

Il giorno del 25 aprile ricevo un sms da un mio amico che si considera intellettuale, colto, di larghe vedute e "comunista" (non saprei cosa voglia dire essere comunisti oggi, qualsiasi età uno abbia). Il messaggio dice, testualmente: se vedi un punto nero sparagli a vista, o è un prete o è un fascista.

Ora, io mi domando: perché mai io dovrei cantare "Bella ciao" e festeggiare il 25 aprile con lui?


Concluding remarks

Mi sembra di capire che la cosa che manca in Italia è l'antitotalitarismo. Avete notato che nessuno, forse neanche Fini nei momenti più sublimi, dice mai: sono antifascista e anticomunista?

Invece, una cosa che non manca, in Italia, è la voglia di squadrismo, di qualsiasi colorazione.

 

l'ultima cosa la disse anche montanelli, anche se solo in riferimento alla destra, non siam capaci di non finire nei manganelli