Dantoro, Sandini e la banda dei cinque

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Una lettera degli esperti di antitrust televisivo del PD. Ed alcuni, leggiadri, commenti.

Riportiamo la recente missiva di cinque esponenti di spicco della sinistra televisiva indirizzata al Presidente dell'AGCOM, la autorità di regolazione del settore delle comunicazioni.

 

Caro Presidente,

come Lei certamente sa, nei giorni scorsi la Commissione parlamentare di vigilanza per i servizi radiotelevisivi ha deciso di recepire - nel Contratto di servizio 2010-2012 tra la Rai e il Governo - l'obbligo di inserire nei titoli di coda delle trasmissioni compensi dei conduttori, degli ospiti, degli opinionisti, nonché i costi di produzione dei format definiti di servizio pubblico. Oltre alla pubblicazione sul sito web della Rai degli stipendi lordi percepiti dai dipendenti e dai collaboratori.

Ci rivolgiamo a Lei nella consapevolezza che una simile direttiva, peraltro meritevole di essere maggiormente specificata per la sua effettiva praticabilità, non può essere lesiva della concorrenza tra i media e gravare unicamente sul soggetto pubblico del sistema. Ci auguriamo, quindi, che l'Autorità da Lei presieduta voglia prendere in esame tale delicata scelta quanto prima, per rendere omogenea la condizione dell'intero universo della comunicazione radiotelevisiva.

Giuseppe Giulietti

Giorgio Merlo

Fabrizio Morri

Vinicio Peluffo

Vincenzo Vita

 

Per quale ragione la divulgazione di queste informazioni dovrebbe produrre effetti anti-competitivi?

Tanto per cominciare, nel caso delle star del cinema o dello sport, la divulgazione dei compensi è faccenda che viene sviscerata con abbondanza di particolari, senza che a nessuno sia mai venuto in mente di sostenere che in questo modo si altera la concorrenza fra i soggetti che pagano fior di quattrini per ingaggiarli. Quando c'è un trasferimento o un rinnovo di contratto, tutti i giornali rivelano ai lettori durata e compenso netto. Nessun attore o calciatore si è mai lamentato di questa pubblicità. E i giornali ricordano non ogni domenica, ma dopo ogni partita sbagliata, gli 8 milioni netti che Ibra prende dal Barça o gli 8 milioni di sterline che Capello prende per non far vincere l'Inghilterra.

L'argomento che avanzano gli estensori della lettera è il seguente.

Secondo loro “inserire nei titoli di coda delle trasmissioni compensi dei conduttori, degli ospiti, degli opinionisti, nonché i costi di produzione dei format definiti di servizio pubblico” è una direttiva che diventa “lesiva della concorrenza tra i media” se grava “unicamente sul soggetto pubblico del sistema”. Quindi più che la divulgazione in sé, il problema sarebbe dovuto all'asimmetria che si verrebbe a creare fra Rai e Mediaset, la prima costretta a fornire questa informazione, la seconda esentata dal farlo.

Si può avanzare una prima interpretazione, che chiamiamo ipotesi sofisticata.

Il compenso delle star e i costi di produzione dei format sono informazioni sensibili. In un duopolio la rivelazione di significative componenti di costo può agevolare il coordinamento delle strategie delle imprese. Se si mettono reciprocamente al corrente su quanto sono disposte a pagare una star, impediscono all'oggetto dei loro desideri di metterle in concorrenza fra loro per spuntare un ingaggio più elevato. In questo modo diventa più semplice il coordinamento delle offerte e meno costosa la ripartizione dei talenti in circolazione. Tuttavia non è questa la preoccupazione degli esperti che scrivono. La questione che sta loro a cuore è “rendere omogenea la condizione dell'intero universo della comunicazione radiotelevisiva”, ovvero imporre anche a Mediaset tale disciplina. Il piccolo problema però è che l'asimmetria nella rivelazione delle informazioni gioca un ruolo pro-competitivo e non anti-competitivo e quindi se si seguisse la proposta degli esperti, il coordinamento verrebbe facilitato e non ostacolato. Questo se i duopolisti prima dell'introduzione della disclosure non colludevano per ridurre i compensi alle star. Se invece già colludevano, la proposta dei firmatari – ovvero rendere obbligatoria la comunicazione per tutte le emittenti - avrebbe l'innegabile pregio di sottrarre la spartizione alle censure dell'antitrust. Sì, perché in questo caso le due imprese potrebbero sostenere che la comunicazione avviene non per autonoma volontà delle imprese, condizione essenziale per stabilire che di quel comportamento esse sono giuridicamente responsabili, bensì per osservare un regolamento che è stato loro imposto. Una bella ciambella di salvataggio per i duopolisti collusi: come esperti di antitrust dei media non c'è male...

Ma forse i firmatari hanno in mente una teoria più semplice, che chiamiamo dello svantaggio competitivo.

Le star non desiderano che i loro compensi siano resi noti. Siccome il fastidio, come tante cose di questo mondo, ha un prezzo, le star a parità di compenso preferiscono farsi scritturare da Mediaset piuttosto che da Rai. Quindi se Rai intende continuare ad avvalersi delle loro prestazioni deve pagare di più, il più essendo il compenso di questo fastidio. Per chiarire mettiamo due numeretti. Il compenso di due star di Rai, che chiameremo con due nomi di pura fantasia Dantoro e Sandini, è 100. Per le star il fastidio vale 10. Dopo l'introduzione della regola di disclosure il loro compenso effettivo scende a 90. Se la Rai vuole continuare a beneficiare delle prestazioni delle risorse scarse Dantoro e Sandini (in questo particolare contesto il significato dell’aggettivo potrebbe assumere, senza che questo corrisponda all’intendimento degli autori del post, un significato polisemico) dovrà innalzare l'offerta. Dantoro e Sandini rimarranno in Rai solo se verrano integralmente compensate per il fastidio: poiché Rai non può fare a meno delle star finirà con il pagarle 110, l'ammontare che ripristina la situazione precedente. Secondo gli estensori della lettera, tutti e cinque grandi amici di Dantoro e Sandini, Rai verrebbe ad essere svantaggiata dovendo pagare per le star di più di quello che pagava prima. Eh si, perché se la Rai non aumenta i compensi, Dantoro e Sandini andranno a lavorare presso il concorrente.

Ma perché dovrebbe andare così? Distinguiamo due casi. Nel primo a Mediaset non importa nulla di ingaggiare Dantoro e Sandini, nel secondo Mediaset è effettivamente interessata a fargli sottoscrivere un contratto.

Nel primo caso i due subiranno il fastidio di veder pubblicato il loro nome senza che il loro ingaggio cresca di un euro perché non esiste un offerta alternativa. Quindi l'asimmetria non genera nessun costo aggiuntivo per Rai, con buona pace loro e degli estensori della lettera.

Se invece Mediaset intende aggiudicarsi Dantoro e Sandini, certamente non offrirà di più di quanto era disposta ad offrire prima dell'introduzione della regola di disclosure: l'introduzione non muta di una virgola la valutazione delle loro prestazioni. Semmai, sapendo del fastidio provato dalle due star, rivedrà al ribasso la sua offerta e non al rialzo. Ipotizzare il contrario significa presupporre che quelli di Mediaset siano dei fessi matricolati, cosa che sembra cozzare con l’evidenza disponibile.

In sostanza, se le star che manifestano questa idiosincrasia non hanno mercato presso il concorrente di Rai, non verranno compensati per il fastidio. Se invece si accaseranno presso Mediaset, spunteranno un compenso che sarà comunque inferiore a quello precedente ottenuto presso Rai.

Se poi Dantoro e Sandini mal sopportano l’invidia dei colleghi, oppure temono che qualcuno vedendo le cifre che intascano sia indotto a rapirli per chiedere un riscatto o, peggio ancora, che il pubblico li giudicherebbe con riprovazione conoscendo quanto hanno ottenuto per un’oretta di lavoro, bè queste sono comprensibilissime ragioni che però hanno il difetto di non avere nulla a che fare con la concorrenza.

Se mai ce ne fosse stato bisogno questa è la conferma che gli esponenti della sinistra televisiva parlano a casaccio di concorrenza e di antitrust. A giudicare dai risultati degli ultimi anni si vede, eccome se si vede.

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Commenti

Ci sono 41 commenti

In Italia la concorrenza è una coperta corta che molti usano selettivamente.

Ci si dimentica che la Rai sarebbe anche un servizio pubblico, visto che in parte per questo riceve risorse, ed mi pare esista anche una legge/direttiva che dice che gli stipendi di chi lavora negli enti pubblici o nelle partecipate devono essere pubblicati. Mentre l'altra azienda direttamente posseduta (per la Rai Mr BS ha potere di indirizzo e guida :-) ) dal BS e comunque quotata è una azienda privata.
Quindi potrebbe essere interessante sapere che poco o molto del mio canone lo usiamo per dare 10.000 Euro a puntata a un che fa una trasmissione il pomeriggio alle 3 vista da 30.000 persone. Soprattutto se magari è figlio di o parente di.

Mi piacerebbe che la sinistra la concorrenza se la ricordasse anche quando porta avanti le sue idee di spesa pubblica per il rilancio dell'economia. Che spesso vuole dire, nella loro idea, carrozzoni statali che lavorano fuori dalle regole della concorrenza in mercati protetti (molte aziende ad esempio in ambiti non proprio di interesse pubblico come l'informatica, la ristorazione o la manutenzione del verde) con costi fuori mercato ma che possono essere sopportati in quanto "protette" e a carico della comunità.

Piccolo dubbio.

Ammettiamo che Mediaset, sapendo che Dantoro prende 100, se lo accaparri offrendo 101. Senza quell' informazione avrebbe offerto 150, in questo modo risparmia 49. E magari grazie a quei 49 risparmiati si accaparra anche Sandini. Non è questo un piccolo vantaggio competitivo di mediaset nei confronti rai? C' è un costo legato ai rischi di sovracompensazione delle star quando le si "strappa" al concorrente, e nel duopolio l' asimmetria informativa azzera quei rischi (solo) per mediaset. Ma forse mi è sfuggito qualcosa.

Personalmente poi ritengo che la politica, essendo padrona della rai, con quell' obbligo abbia ritenuto di fornire un servizio ai clienti rai, criticare una simile strategia puo' avere senso, ma l' argomento concorrenziale mi sembra fuori luogo.

 

sapendo che Dantoro prende 100, se lo accaparri offrendo 101. Senza quell' informazione avrebbe offerto 150

 

 

Non so bene come funzioni tra le "star", qui siamo ai confini dell'impero, ma non credo che la contrattazione avvenga sull'1%.

Non so se si fa come nelle aziende (portami la busta paga) visto che comunque le logiche sono diverse (e complesse) ma non mi preoccuperei della trasparenza, anzi.

 

Perfetto. Un tipico esempio dell'utilità di un elementare ragionamento basato sulla teoria economica mainstream

Secondo me la proposta così com' è sa molto di incitazione all' invidia sociale, più che alla trasparenza.

Se si vuole essere trasparenti si indichi anche se il bilancio della trasmissione è in attivo o passivo e di quanto.

 

Secondo me la proposta così com' è sa molto di incitazione all' invidia sociale, più che alla trasparenza.

Se si vuole essere trasparenti si indichi anche se il bilancio della trasmissione è in attivo o passivo e di quanto.

 

esatto, e non ci vuole una laurea in economia per capirlo. Più che invidia sociale io parlerei di quel populismo reazionario che ha inventato i "limousine liberals" o il mito del ricco banchiere ebreo che seduce le giovani cristiane povere mentre nel frattempo finanzia sottobanco i bolscevichi. 

E poi, siamo sicuri che i costi dei programmi siano dovuti solo ai compensi dei conduttori? I dirigenti strapagati, le consulenze, le produzioni esternalizzate, le sanzioni pecuniarie, quelle al popolo bue non glielo facciamo vedere?

Analisi incompleta, a mio avviso.
Innanzitutto perché considera l'Italia un paese dove televisivamente parlando esiste un normale duopolio. E invece sappiamo tutti come è messo il nostro paese in termini di tv. Normalità poca, pochissima. Nel nostro paese, ad esempio, S.B. può telefonare a grossi dirigenti Rai, e disporne come uomini suoi. Quindi, io che sono malfidato e diffidente, temo che questa cosa della pubblicazioni dei compensi non sia altro che una misura punitiva verso Dantoro ecc.

Poi, ho in odio le asimmetrie informative e i vantaggi comparati, e amo le trasparenze. E allora, come hanno sottolineato altri commenti, vorrei vedere il costo totale di una certa trasmissione tv: ho come l'impressione che il compenso al conduttore rientra nella parte 'variabile' del costo totale, mentre temo che certi costi 'fissi' vengono tenuti nascosti. Fra questi, il pagamento del canone al concessionario dell'etere (bene pubblico). Chissà quanto pagano i nostri duopolisti? È l'etere un cespite dello Stato italiano che potrebbe fruttare meglio? La mia risposta è sì. E perché lo Stato italiano non si fa pagare meglio (soprattutto in tempi di lacrime e sangue) la concessione di un suo bene dall'imprenditore privato Mediaset? Qui non so rispondere, a logica normale.

 

(...) svantaggio competitivo

Ma perché dovrebbe andare così? Distinguiamo due casi. Nel primo a Mediaset non importa nulla di ingaggiare Dantoro e Sandini, nel secondo Mediaset è effettivamente interessata a fargli sottoscrivere un contratto.

Nel primo caso i due subiranno il fastidio di veder pubblicato il loro nome senza che il loro ingaggio cresca di un euro perché non esiste un offerta alternativa.

Se invece Mediaset intende aggiudicarsi Dantoro e Sandini, certamente non offrirà di più di quanto era disposta ad offrire prima dell'introduzione della regola di disclosure: l'introduzione non muta di una virgola la valutazione delle loro prestazioni (...)

 

Scusate, ma qui non vi seguo proprio. Tralasciamo l'ovvia mancanza di concorrenza e l'enorme valenza politica del sistema media in Italia, e facciamo finta che tutte le decisioni vengano prese in base ad una valutazione economica delle prestazioni di Dantoro e Sandini (D&S). Supponiamo inoltre che la pubblicazione dei propri compensi (100) sia percepita come un fastidio (10) da D&S.

Se supponiamo pure che i programmi di D&S siano in attivo (generano piu' denaro di quanto costano) appare evidente che il caso 1 (Mediaset non vuole ingaggiarli) non possa sussistere. Ovviamente sappiamo tutti che Mediaset non farebbe mai lavorare D&S, ma per motivi che esulano dalle questioni economiche (o meglio, esulano da una mera valutazione costi/ricavi dei loro programmi) ma abbiamo deciso di tralasciare tutte le anomalie del sistema media in Italia.

Restiamo dunque al caso 2, ovvero la concorrenza e' desiderosa di ingaggiare D&S. E' ovvio che imponendo per legge alla RAI di pubblicare i compensi di D&S si imponga un costo aggiuntivo di 10 al loro ingaggio. Ovvero, la RAI deve pagare di piu' rispetto a Mediaset per ottenere la stessa prestazione (ovvero D&S realizzano un programma che genera un certo fatturato per l'azienda che li ingaggia). Ergo, sotto questa sfilza di ipotesi beninteso, si genererebbe si' una distorsione del mercato.

 

Il ragionamento economico e razionale del post è chiaro. Ma detto che non seguo la TV, detto che non ho alcuna contrarietà alla pubblicazione dei compensi alle "star" della  RAI,ma vedo l'intenzione di infliggere una sorta di ostracismo da infliggere loro con la motivazione uffuciale della trasparenza. E' vero che la RAI è pubblica, ma è pur sempre un'impresa che opera o dovrebbe operare con criteri privatistici. Se la trasparenza della spesa è la motivazione, preferirei che l'attenzione fosse rivolta a quei settori della pubblica amministrazione e delle istituzioni su cui aleggia il segreto o il muro di gomma del silenzio.  Ad esempio quanto costa e come spende la presidenza della Repubblica? 

Una cosa mi incuriosice, ma saranno pubblicati tutti gli stipendi dei parassiti di nomina partitica che sono alla RAI senza fare niente o solo quelli di chi fa qualche trasmissione ?

Per esempio l'ex direttore della padania Paragone che è vicedirettore di Rai 2 e intanto scrive articoli contro il canone RAI sul Giornale, quanto prende ?

E quanto lo pagano per fare quella trasmissione che non  guarda nessuno che si intitole "l'ultima parola"?

 

 

Una cosa mi incuriosice, ma saranno pubblicati tutti gli stipendi dei parassiti di nomina partitica che sono alla RAI senza fare niente o solo quelli di chi fa qualche trasmissione ?

Per esempio l'ex direttore della padania Paragone che è vicedirettore di Rai 2 e intanto scrive articoli contro il canone RAI sul Giornale, quanto prende ?

E quanto lo pagano per fare quella trasmissione che non  guarda nessuno che si intitole "l'ultima parola"?

 

 

Io credo che con la pubblicazione dei compensi si stia cercando di sfruttare il populismo al fine di generare malcontento verso la RAI.

Caso pratico: io vedo un programma che non reputo di mio gradimento, vedo i compensi del conduttore e dico "ma pensa te se devono pagare così tanto Tizio per ottenere un risultato simile".

Non so però quanto venga pagato un conduttore Mediaset di un programma che non è di mio gradimento, quindi non scatta l'indignazione.

Al netto rimane un effetto negativo sull'immagine della RAI che potrebbe spingermi a scegliere programmi Mediaset nel dubbio, che non spreca soldi pubblici per pagare i conduttori e quindi non fa sorgere "indignazione populistica da crisi".

 

C'e' una notevole differenza tra le cifre che paga la RAI e quelle che paga Mediaset: quelle della RAI escono direttamente dalle mie tasche grazie alla tassa sul possesso degli apparati radiotelevisivi.

Per questo io mi indigno se scopro quanto mi costano certi programmi.

Tolgano il "canone" e si meritino gli stipendi in base ai risultati ottenuti e poi non mi indignero' piu' a scoprire le cifre in gioco.

 

 

 

Negras tormentas agitan los aires
nubes oscuras nos impiden ver.
Aunque nos espere el dolor y la muerte
contra el enemigo nos llama el deber.

(da canticchiare sulle note di  Варшавянка

www.youtube.com/watch)

 

 

 

Attenzione, questo Giulietti e' uno della RAi mandato a difendere le cosche della sua azienda.

Ne usci, ovviamente, prima del referendum (mai applicata la normativa, si veda pure la mia noterella del 2006, qui su Nfa) per difendere le posizioni dei "marrazzo" o "marzullo" che rimangono all'interno, nello svolgimento delle loro funzioni. Al parlamento si prodigano appunto perche' il pubblico continui a servire i marrazzi e i marzulli, ma non permettono che si conosco l'entita' del maltolto.

 

a proposito della Varsovienne

Ma perché in spagnolo, quando abbiamo una ottima versione italiana

Stato e padroni
fate attenzione
nasce il partito dell'insurrezione...

(che se la canti intonato e scrivi qualche voltremontesco libro su imperi, moltitudini e passamontagna fai carriera accademica on the other side of the pond?)

Ma dottor Ginelli, se come Lei sostiene la contessa Sandini incassa piu' quel che costa produrre i suoi exploits, porrei (a Sandini o a Lei) la domanda seguente facile, facile:

quando un'impresa incassa tutto quel che le pare vendendo sapone, missili, chiacchere alla televisione, perche' non pagare dividendi? forse esagero, non sarebbe , giusto, gentile, restituire il canone a chi lo ha pagato?

Osservavo nel 2006 che basterebbe vendere e dare il ricavato a chi va rimborsato. Mi spiega dove stia l'errore del mio ragionare?

 

Ma poffarbacco gentile dottor palma (possiamo risparmiarci in futuro il - ridicolissimo in Italia - titolo di dottore?), nulla di piu' facile. Non tutta la programmazione Rai genera utili o si autosostiene con i ricavi pubblicitari. Alcuni programmi generano utili, altro passivi. Se c'e' il canone evidentemente il costo complessivo (programmi + costi amministrativi) non e' bilanciato solo dagli introiti pubblicitari.

Ma non vorrei essere frainteso, io non sono certo un difensore dell'orrido status quo televisivo italiano, e nemmeno un fan a priori del canone. Notavo solo l'ovvio, ovvero che un'informazione corretta dovrebbe riportare i costi ed i ricavi dei programmi, non solo lo stipendio del conduttore di turno.

 

 

Quando si dice esperti della materia. Il primo dei firmatari scrive oggi commentando la nomina del nuovo presidente dell'Antitrust:

 

Se e quando questa nomina arriverà alla camera dei deputati non la voterò, e non per disturbare il nuovo governo, ma proprio per essere coerente con le dichiarazioni programmatiche del governo medesimo.

 

Il piccolo particolare é che non deve votare proprio niente, la nomina spetta ai presidenti di camera e senato, punto e basta. Il soggetto é in parlamento da più di quindici anni...

 

 

Perchè non glielo hai scritto nei commenti in fondo al post? Sei troppo buono :-)