Come funzionano le "monete" complementari (Sardex, Venetex, Piemontex, ecc.)

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Sardex, la "moneta" complementare cui si ispirano le "monete" complementari regionali (Venetex, Piemontex, ecc.) e' un'innovazione molto poco interessante e, a mio avviso, foriera di problemi.

Come è indispensabile per il risparmiatore sapere la differenza fra i diversi strumenti finanziari: azioni, obbligazioni (ordinarie, privilegiate e subordinate), quote di fondi comuni, di fondi pensione, strumenti derivati, ecc., per essere consapevoli dei rischi che si corrono, così mi sembra necessario essere consapevoli della differenza fra mezzi di pagamento: la distinzione è fondata sul potere liberatorio negli scambi.

Gli strumenti finanziari, ad esempio, non sono mezzi di pagamento e, per diventarlo, debbono essere convertiti in un mezzo di pagamento: ad es. è molto difficile che si possa usare come mezzo di pagameto un BTP; bisognerà dapprima venderlo e, dopo che il proprio conto bancario sia stato accreditato dell'importo, sarà quest'ultimo ad essere utilizzato come mezzo di pagamento.

Dal punto di vista del pubblico (imprese e consumatori), è rilevante che il mezzo di pagamento abbia potere liberatorio. Il che accade quando si usano le banconote emesse dalla banca centrale. Quando il pubblico usa altri mezzi, ad esempio i conti bancari, è indispensabile che la banca asseveri l'importo scambiato, cioè asseveri la disponibilità del potere d'acqiusto di chi paga. Quando il pubblico usa le cambiali, per esempio, è necessario attendere la loro scadenza contrattuale e, nel caso ci si faccia anticipare il valore attuale del credito non scaduto, sarà ancora una volta il conto bancario che accoglie lo sconto della cambiale a diventare il mezzo di pagamento. Anche se noi, avendo spiccato un assegno o effettuato un bonifico o pagato con una carta di credito, riteniamo di esserci liberati dal debito, in realtà non è così ed è solo la banca che assevera se abbiamo del potere d'acquisto suffcientemente capiente.

Essendosi selezionate come mezzo di scambio generale e universale, le valute ufficiali sono il denaro, la moneta corrente, cioè quall'intermediario degli scambi che libera il debitore e che viene utilizzato per pagare le imposte. Tutti gli altri mezzi di pagamento vanno perciò convertiti in una valuta ufficiale (alias legale); in Italia e nell'eurozona la valuta legale è l'euro.

Le c.d. "monete" complementari non sono denaro (perché non si sono selezionate come mezzo di scambio universale) e quindi non hanno il potere liberatorio; per ottenere questo obiettivo, è necessario che un cambia-valute converta la "moneta" complementare in denaro (M).

Per capire il funzionamento delle "monete" complementari mi sono documentato sul sito apposito (Sardex, SDX) e mi sono tornati in mente i Club Mediterannée ove si passava un periodo di vacanza. Il relax prevedeva anche di trasformare le lire in moneta del Club, cioè in gettoni che si potevano spendere esclusivamente dentro il club: si perdeva così il senso del valore delle lire e ci si rilassava ... Non ricordo se, alla fine della vacanza si potessero nuovamente trasformare i gettoni in lire: sicuramente una grande quantità di gettoni veniva persa, dimenticata, trattenuta per ricordo, ecc. con grande vantaggio del Club che aveva riscosso denaro sonante (anzi, frusciante) in cambio di ciondoli di plastica.

Oggi l'operazione sarebbe ben più facile perché qualsiasi sia M, si tratta di sequenze di bit a fronte di scambi di merci. Ciò che non cambia è che M è un debito di chi tiene il banco.

Il sito di SDX appena citato riporta le seguenti informazioni:

 

Come funziona?

Ad ogni impresa viene aperto un conto presso la camera di compensazione del Circuito. Il conto è denominato in una valuta interna: il Credito Commerciale Sardex, spendibile esclusivamente all’interno della rete.

Ad ogni azienda è accordata la possibilità di “andare in rosso”, entro determinati limiti, e attraverso questo "scoperto" può effettuare acquisti presso altri iscritti alla rete. Ad ogni acquisto il conto dell’acquirente viene addebitato per un ammontare pari al prezzo di vendita del bene/servizio acquistato. Viceversa il conto del fornitore sarà accreditato per un pari importo. Le aziende che evidenziano un saldo negativo potranno portare a pareggio il proprio saldo semplicemente effettuando vendite presso altre aziende aderenti al Circuito. Allo stesso modo, le aziende con saldo attivo, potranno monetizzare i Crediti Sardex accumulati facendo acquisti presso le altre imprese iscritte.

 

N.B.1

Come si vede, la camera di compensazione del Circuito (d’ora in poi CH, clearing house) apre un conto a favore del partecipante. Il saldo iniziale è, ovviamente, pari a 0. Il conto in questione è denominato in una valuta interna alla CH, cioè Sardex.

Il bello è che la CH consente di ‘andare in rosso’ sul conto aperto: ciò significa che concede credito all’impresa ("Credito Commerciale Sardex") che partecipa alla CH; cioè concede un prestito in Sardex, limitato ovviamente, col quale l’impresa può pagare forniture presso altri soggetti partecipanti alla CH. Sarebbe come dire che una banca affida un cliente in euro ma che tale cliente può spendere gli euro in contropartita con i soli clienti della medesima banca: il vantaggio, per la banca, è quello di poter ridurre notevolmente i flussi di casa verso l'esterno; lo svantaggio per il cliente è quello di scambiare merci solo con i clienti di quella banca. Nel caso in questione, la CH riduce notevolmente i flussi di SDX, lo svantaggio del cliente è quello di disporre di un mezzo di pagamento non universale.

Dunque, vi sono clienti della CH che spendono Sardex e altri che li incassano: di conseguenza si creano dei disavanzi e degli avanzi finanziari a carico o a favore dei compratori e dei venditori (Crediti e Debiti Commerciali Sardex): continuando con l'esempio della banca, essa è, in realtà, una gabbia per i clienti, perché la moneta (o il credito ottenuto) non può esssere spesa ovunque, ma solo con quel numero limitato di clienti della banca medesima: crediti e debiti commerciali Sardex si compensano per effetto di scambi di merci fra un numero limitatissimo di soggetti.

 

La nostra valuta interna

Il Credito Commerciale Sardex è un'unità di conto digitale, equivalente all'euro come misura del valore (1 SDX = 1 EUR), utile a misurare crediti e debiti tra iscritti all'interno del Circuito Sardex.net.

Il Credito Commerciale Sardex svolge una funzione anticiclica, andando a compensare la carenza di liquidità e svolgendo alcune funzioni che al momento la valuta ufficiale, l'euro, non riesce a svolgere al meglio. Nei momenti di congiuntura negativa, quando il livello della valuta ufficiale scende, quello della valuta interna sale, continuando a supportare gli scambi interni, sostenendo la domanda e gli investimenti locali e fornendo alle imprese uno strumento finanziario ed un canale commerciale aggiuntivo che va ad affiancarsi a quelli tradizionali.

 

N.B. 2

L’unità di conto Sardex è digitale, come lo sono tutte le valute ufficiali (EUR, \$, ecc. e quindi non vi è alcuna innovazione da questo punto di vista, ma solo costi) ma queste ultime, oltre al vantaggio di poter essere spese ovunque e di avere il potere liberatorio, hanno anche il vantaggio di avere anche la forma cartacea (il contante).

Si afferma che Sardex (cambio fisso 1SDX = 1EUR) avrebbe una funzione anticiclica rispetto all'euro: il che mi sfugge dato che il cambio è fisso?

Si afferma poi che SDX svolgerebbe funzioni addizionali che l'euro non svolge bene; ma non si descrive quali siano.

Resta sempre un solo fatto incontrovertibile: i Crediti SDX sono utilizzabili solo fra partecipanti alla CH. E siccome i crediti (in SDX, in EUR, in \$, ecc.), se utilizzati da chi li ha ottenuti, sono istantaneamente depositi di chi ha venduto merce e li ha incassati, si creano avanzi e e disavanzi finanziari che possono essere compensati se, e solo se, fra i partecipanti vi sono correnti continue di domanda e di offerta di un numero limitato di quantità e di qualità di merci; in caso contrario si espandono i crediti e i debiti commerciali in capo ai partecipanti alla CH.

 

Credito reciproco tra aziende

All'interno del Circuito, tutti i soggetti partecipanti sono sia fornitori che acquirenti e di conseguenza, a seconda delle operazioni, debitori o creditori. I Crediti Sardex sono emessi dalle stesse imprese all'atto dell'incontro tra domanda e offerta. Nel momento in cui un'azienda acquista “andando in rosso” sul proprio conto, i Crediti Sardex vengono trasferiti sul conto del venditore in pagamento della fornitura: è allora che avviene l'emissione. A questo punto da una parte il venditore potrà vantare un “credito” nei confronti dell'intero Circuito, dall'altra l'acquirente avrà un debito che potrà saldare vendendo i propri beni/servizi ad altri iscritti. Quindi, come potete vedere, il “credito” non viene erogato da un'autorità centrale, ma sono le stesse imprese a farsi credito tra loro in quanto tutte le posizioni di debito e credito sono riferite al Circuito nel suo complesso, ovvero all'insieme di tutte le imprese iscritte. Un gruppo di imprese che condividono strumenti e valori comuni, che compartecipano al rischio e si sostengono l'una con l'altra. E' questa la vera rivoluzione di cui sarete anche voi protagonisti.

 

N.B. 3 

In realtà all'inizio i Crediti SDX sono emessi dall'autorità centrale che è la CH (che consente di “andare in rosso” limitatamente) come si è visto al punto N.B. 1. Come dicevo sopra, questi crediti diventano immediatamente depositi di altri soggetti (i venditori di merci), per cui la CH come qualsiasi banca deve risolvere alcuni problemi che riassumo nei seguenti tre punti:

  1. La struttura richiede dei costi e il servizo avrà anche dei ricavi: chi riscuote il reddito da signoraggio?;
  2. Quanto credito concedere e a chi: non si può eludere l’analisi del merito di credito dei partecipanti alla CH;
  3. Vi è, come per tutte le banche, un problema di Asset Liability Managemet( ALM) perché gli scambi di merci dipendono dall’andamento dell’economia reale che è, in primis, nelle mani delle imprese e non della CH;

N. B. 4 Quello che non ho capito:

  • a) Se la CH sia una società o se faccia capo ad una società;
  • b) Se società e CH abbiano fondi propri adeguati;
  • c) Se siano regolamentate e vigilate, e da chi dato che, considerata l'attività, mi pare facciano parte del Settore Finanziario di cui all'ATECO 2007, lettera K.
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Commenti

Ci sono 16 commenti

Premetto che le informazioni che ho risalgono al 2012;

a) la CH è una società, nata come Sardex Srl e in seguito diventata SpA. La CH si premura di mantenere l'equilibrio tra saldi attivi e passivi all'interno del circuito. Se un membro del circuito presenta un saldo contabile negativo per un periodo superiore a dodici mesi, sarà tenuto a versare alla CH una somma equivalente in euro; la CH, a sua volta, immetterà nel circuito beni e servizi per un valore equivalente. In pratica acquisterà in euro, da società esterne al circuito, beni altrimenti assenti all'interno del circuito per i quali ci sia una domanda positiva, e li rivenderà in sardex per proprio conto. 

b) gli aderenti al circuito sono tenuti a pagare una quota di iscrizione e un canone annuale (in euro). Il contratto di adesione al circuito Sardex prevede che in nessun caso si possano richiedere euro in cambio di sardex mentre, come già detto, in caso di un saldo Sardex negativo, questo potrà essere compensato versando euro.

c) non ne ho idea.

 

derivano esclusivamente dai siti che ho citato nel pezzo e che ho consultato fino al giorno della pubblicazione di questo pezzo. Su Veneetx, Piemontex e altro non ho trovato nulla fino ad ora. Uno dei responsabili di Venetex non ha saputo darmi indicazioni migliori.

Ma, si sa, siamo in molti ad essere curiosi. 

Mi stavo chiedendo se il Sardex funziona, almeno per ora, perché, essendo la Sardegna un'isola, le aziende hanno costi aggiuntivi a commerciare con partner economici al di fuori della regione.

 

Se così è, questa esperienza non sarebbe facilmente esportabile ad altre situazioni. (Ovviamente ci sono anche altre ragioni per cui non penso che questo esperimento possa essere esteso a realtà più grandi).

 

Cosa ne pensa l'autore dell'articolo?

 

Grazie,

 

Alessandro.

mi sono riferito a SDX perché è l'unica traccia che ho reperito interloquendo con un responsabile di Venetex. Posso solo dire che qualche anno, cercando di capire, ho partecipato ad un convegno in materia a Toblach/Dobbiaco;  feci una domanda cui seguì un silenzio che mi è sembrato imbarazzato. Poi un mio amico, artigiano della Val Badia, imprecando contro le banche che riteneva lo vessaro, mi mostrò un dépliant dove si magnificava una moneta del genere (non ricordo come si chiamasse). Gli raccontai due o tre cose e lui, badiotto sì ma non citrullo, capì al volo.   

Oooh, finalmente qualcuno che cita, tra le proprietà della moneta, il pagamento delle imposte.

A mio avviso, questa è l'unica proprietà che rende un mezzo di scambio una "moneta ufficiale". Perché alla fine, anche se uso valute straniere o digitali, sui miei scambi io dovrò pagare un'imposta utilizzando la valuta ufficiale. E la devo avere!

Hayek, ad esempio, scrisse un saggio brillante ed approfondito sull'opportunità di un mercato libero di "monete private", in sostituzione di una valuta ufficiale gestita in monopolio da un'emittente centrale. Tant'è che in Austria circolò per qualche tempo una moneta privata chiamata proprio "Hayek". Eppure, non trattò questo aspetto fondamentale. Imperdonabile...

che il redde rationem si abbia col pagamento delle imposte.

Quanto ad Hayek, nel libro che ho più volte citato (C. Menger, Denaro, Rubbettino 2013) vi è un capitolo (il 5°) che parla dell'intervento dello Stato in quanto assevera quanto si è selezionato nel mercato. Hayek, un `discendente' di Menger penso desse per noto e scontato questo aspetto.

Anche noi, che fruiamo di un sistema di monete private emesse da imprese autorizzate e vigilate (le banche comerciali) abbiamo bisogno che qualcuno le asseveri. Ora, questo mestiere lo fa la Banca Centrale e non lo Stato.

Per tornare un po' indietro nel tempo e per rendersene ben conto, invito chi ne ha la possibilità, di recarsi alla prima occasione al museo della BoE dove si spiega bene cos'è la moneta e come sia difficile governarla.

"Moneta complementare" è un termine scorretto e fuorviante, secondo me.

In questo come in tutti i casi come questo, si tratta, alla fine, di una forma di bartering connessa a una provvidenziale stanza di compensazione comune.

Il guaio - e il motivo per cui queste forme di - è che prima o poi uno o più partecipanti fanno default: a quel punto la stanza smette di essere controparte centrale e scoppia il casino, poichè le controparti solventi non vogliono coprire la perdita, nè la stanza ha il patrimonio per accollarsela.

E dunque ciao ciao Marianna

ho sempre scritto, appunto per segnalare che non è denaro (Menger).

Il baratto è uno scambio di merci a pronti; se prestazione e controprestazione sono distanziate nel tempo, si tratta di finanziameno/credito.

Sulla CH, i miei dubbi credo siano ben chiariti sub N.B. 4 e concordano con l'idea che questa roba debba essere autorizzata e vigilata.

Insegnando a Cagliari mi trovo spesso ad ascoltare in commissione di laurea tesi su Sardex. La mia formazione accademica mi porta a essere d'accordo con Paolo Biffis, ossia non trovo una motivazione teorica del perchè il Sardex dovrebbe favorire l'attività commerciale. Fatto sta che apparentemente molte imprese trovano conveniente entrare nel circuito, per cui vale la pena cercare di capire il perchè questo avvenga.

A mio avviso, il problema che Sardex in parte risolve, è quello di acceso al credito. Se un'impresa ha bisogno di liquidità per effettuare pagamenti prima che vengano saldati i suoi crediti, deve aprire una linea di credito con la banca. La banca può fornire o no tale credito e se la fornisce applicherà un certo prezzo. Utilizzando il Sardex, l'impresa non ha bisogno di aprire tale linea di credito perchè può:

- acquisire i beni di cui a bisogno all'interno del circuito e andare a debito di Sardex

  • oppure

  • - se ha già un credito in Sardex, compensare i suoi acquisti con i suoi crediti

Ovviamente dal punto di vista teorico, se il settore bancario fosse efficiente, non ci sarebbe nessuna differenza con

- andare in banca, chiedere credito, acquistare i beni, produrre output, ripagare la banca

Ma come sappiamo il settore bancario italiano è tutt'altro che efficiente dunque la piccola impresa potrebbe:

  • - vedersi negato il credito

  • - vedersi applicato un prezzo alto per tale credito

  • - vedersi richiesto un orizzonte temporale per rientrare del debito molto breve.

Col Sardex questi problemi non si pongono perchè

- l'accesso al credito è sempre garantito all'interno del sistema (almeno sino a un certo importo credo)

  • - il prezzo è dato dall'ingresso nel circuito (annuale). Ogni creditore può vedere soddisfatto il suo credito nel momento in cui lo voglia in beni e servizi nel circuito.

  • - L'orizzonte temporale è variabile. Nel momento in cui vieni chiamato a ripagare, lo fai con i beni e servizi che produci.

Chi ha interesse dunque a entrare nel circuito?

Sicuramente imprese che spendono in beni e servizi intermedi (dunque per la loro produzione), almeno quanto ricevono in Sardex. Se avessero un surplus di Sardex infatti, non potrebbero farci niente a parte spenderli per uso privato.

Alcuni piccoli commercianti/professionisti mi hanno detto che loro entrano in Sardex perchè il costo è basso e questo gli permette di avere clienti che altrimenti non avrebbero. Per esempio se io sono un farmacista e sto nel circuito, coloro che hanno Sardex da spendere e hanno bisogno di un farmacista trovano me. Per tornare al discorso del surplus fatto sopra, il farmacista poi può spendere questi Sardex solo per uso personale, perchè i medicinali che acquista non si trovano all'interno del circuito. Dunque si comprerà una vacanza con qualche agenzia viaggi che accetta Sardex.

Cosa succede se un'impresa con debiti in Sardex fallisce? La società che gestisce il circuito deve coprire la perdita. Se molte imprese con debiti in Sardex falliscono, fallisce anche il circuito. Credo che la società che gestisce il circuito faccia una selezione all'ingresso e ammetta solo imprese con bilanci “sani”. Se cosi fosse, queste imprese dovrebbero anche avere accesso al credito bancario. Il che mi porta a pensare che per queste imprese il Sardex sia più conveniente del credito bancario. Immagino comunque che la maggior parte delle imprese nel circuito utilizzi entrambi i canali.

E' da notare che chi acquista in Sardex, compra solo da imprese nel circuito e quindi sarde. Questo significa che in alcuni settori è conveniente acquistare da queste (Mirto) mentre in altri no (Televisori al Plasma). Ciò che sono portato a pensare è dunque che al circuito partecipino soprattutto imprese produttrici di servizi, che comunque acquisterebbero altri servizi necessari alla loro produzione nella stessa regione. Se cosi non fosse, e le imprese sarde acquistassero molti televisori al plasma, fronteggerebbero prezzi più alti nel fare parte del circuito invece che operare in euro (compro un plasma dal piccolo rivenditore sardo invece che da MediaWorld). 

la linea di credito di cui si ha necessità si acqusisce, invece che in banca, presso la CH.

Se ho capito bene dal sito che ho visitato, la CH apre una linea di credito, come acccade in banca.

Fra i punti che non ho evidenziato, ma che mi piacerebbe capire, è chi paga i broker? Chi paga i computer il back-up e i software? Ci sarà pure qualcuno che paga e qualcuno che riscuote: la differenza si chiama reddito da signoraggio. Chi lo incasssa?

A me sembra che sia una gran panzana che nasce intorno ad ambienti che non accettano la dura legge del capitalismo e che non vogliono fare la rivoluzione per abbatterlo, anche perché dopo non si saprebbe dove andare.

Ho qualche dubbio circa la gestione degli insoluti, vale a dire dei saldi negativi una volta superato il periodo prestabilito di dodici mesi.

 

Scrive l'utente Seba che «Se un membro del circuito presenta un saldo contabile negativo per un periodo superiore a dodici mesi, sarà tenuto a versare alla CH una somma equivalente in euro;».

 

Alessio Moro giustamente si chiede «Cosa succede se un'impresa con debiti in Sardex fallisce?» (non è necessario fallisca. Basta che non onori il suo debito.). A ciò risponde che «La società che gestisce il circuito deve coprire la perdita».

 

Non riesco però a comprendere quale perdita debba coprire la società Sardex Spa e come possa vantare un diritto di credito verso il debitore visto che il funzionamento della CH prevede solo, per ogni singolo scambio, una registrazione a debito ed una a credito.

 

Al momento dello scambio il venditore cede un bene incassando i relativi crediti - non convertibili e spendibili solo nel circuito - come mera conseguenza del trasferimento dal conto dell'acquirente al suo.

 

La Sardex Spa si limita alla sola registrazione contabile di questo trasferimento. Non essendo, pertanto, una interfaccia, del tipo che incassa dall'acquirente e poi gira al venditore, e non finanziando gli utenti in moneta legale o con crediti ad essa appartenenti - la sua opera è limitata al controllo circa l'affidabilità creditizia e alla gestione delle scritture - non è dato comprendere cosa abbia da compensare in caso di insoluto e perché debba incassarne l'equivalente in euro. Di certo non si può affermare che i crediti trasferiti siano una emissione.

 

La compensazione degli insoluti avrebbe senso se i crediti fossero convertibili. Questo obbligherebbe la CH ad avere in cassa l'equivalente dei crediti in circolazione. Ma così non è. Quindi, in caso di insoluto il venditore non ne viene in alcun modo toccato in quanto costui ha già incassato i relativi crediti, che potrà sempre spendere, si spera, all'interno del circuito. Ma faccio fatica a comprendere come possa trasfromarsi in legittima pretesa da parte di chi ha investito e rimesso nulla.

 

Mi sembra come se uno chiedesse ad un suo conoscente un prestito per pagare un terzo e fosse, poi, la banca centrale a pretenderne la restituzione. 

 

Evidentemente mi sfugge qualcosa.

Grazie.

Chiarissimo Professor Biffis,
da cofondatore e amministratore della società promotrice di questa “innovazione molto poco interessante” e, a suo avviso, “foriera di problemi”, sono costretto mio malgrado a prendere atto della sua decisione di far dono a sé stesso, a noi e al Web di questa analisi molto poco interessante e, a nostro avviso,  foriera di disinformazione.

Il Web sembrerebbe aver dato a chiunque l’illusione di aver su tutto un’opinione che valga la pena di condividere. Nel suo caso, se l’opinione fosse stata più informata, documentata e meno preconcetta, ci saremmo trovati davanti a uno di quei rari casi di opinione che vale la pena di leggere e di condividere. Visti i risultati, mi permetta di considerarla per tutti un’occasione persa. 

Ciò che, fin dalle prime righe, appare chiaro è che lei ignora (non so se volutamente) le regole di base di una interpretazione non viziata dai propri pre-giudizi.
Un chiaro sintomo di ciò è rinvenibile già dalle prime battute, dove il lettore viene invitato a recepire il pre-giudizio dell’autore come un dato di fatto. L'assunto di base: ”è un’innovazione molto poco interessante”, non è presentato come un’opinione personale dell’autore come il successivo “(...) a mio avviso, foriera di problemi”, ma viene somministrato assiomaticamente come un dato oggettivo e indiscutibile. Un approccio tanto scorretto da non meritare ulteriori commenti.

Non meno insolito è il fatto che un docente della sua esperienza, prima di esprimersi, non abbia proceduto a un’analisi sistematica della letteratura scientifica in materia.  Non mi riferisco ad articoli comparsi su bollettini parrocchiali o su Blog autoproclamatisi autorevoli ed intelligenti,  ma alle decine di paper scientifici, dedicati al tema dei circuiti di compensazione in generale e a Sardex in particolare, pubblicati da ricercatori affiliati ad alcune delle più prestigiose università al mondo (Yale, LSE, Politecnico di Zurigo, Cambridge, Bocconi, UCL). Di contro, per la sua analisi, ha deciso di accontentarsi di un breve estratto dalla pagina “come funziona”, presente nel sito vetrina dell’iniziativa. Il testo in questione, chiaramente redatto a scopo promozionale, essendo stato scritto per il Web, ha volutamente dimensioni ridotte e un taglio ipersemplificato. Come certo saprà, l’attenzione ai tempi di internet e degli smartphones è un bene molto scarso e per questa ragione, se si vuole lanciare un messaggio efficace, lo si deve fare in poche righe anche a costo di semplificare i concetti e non fornire informazioni perfettamente esaustive. In fondo non si tratta di un contratto o di un trattato scientifico. E’ solo uno strumento di marketing. Di questo noi siamo perfettamente consapevoli. Ciò che stranisce è che lei, invece, sembri non esserlo affatto, giacché ha finito per leggerlo come fosse materiale destinato alla comunicazione e divulgazione scientifica.

E’ come se qualcuno avesse la presunzione di comprendere a fondo il funzionamento di un prodotto finanziario a partire dai flyer che vengono distribuiti dalla banca in filiale. Oppure stupirsi del fatto che nel materiale promozionale relativo all’automobile marca x modello y non sia possibile rinvenire la spiegazione dettagliata del funzionamento di un motore a scoppio. Esistono diversi canali di informazione per target e scopi diversi. La cosa rilevante è che, come avrebbe potuto notare anche a partire dalla sola lettura del sito, nessuno può partecipare al network iscrivendosi online. L’accesso al circuito infatti dipende da processi ben più rigorosi e da una analisi  preliminare dell’aspirante partecipante, oltre che da una descrizione dettagliata a quest’ultimo della contrattualistica e dei regolamenti connessi all’adesione al Circuito ed al suo funzionamento.

Colpisce inoltre che nelle 10.000 battute del suo post, di Sardex non venga mai evidenziato l’attributo fondamentale, ossia che si tratta di una rete. Una rete che non si fonda su legami deboli, deal based, ma sulla condivisione di valori e sulla fiducia reciproca tra i partecipanti, oltre che sulla formalizzazione di questi rapporti attraverso accordi di natura contrattuale. Certo che esiste un sistema di compensazione, ma esiste proprio al fine di facilitare le relazioni economiche tra i membri del network e non viceversa.

Preferisco in questa sede non entrare nel merito di alcune delle sue affermazioni che, derivando, a mio avviso, da una serie di inesattezze ed imprecisioni tecniche ed interpretative piuttosto grossolane, ritengo siano semplicemente imputabili alle scarse informazioni che ha raccolto sulla nostra iniziativa.

Relativamente agli interrogativi sollevati dal suo post voglio rassicurarla sul fatto che in fase di studio abbiamo seriamente preso in considerazione ogni aspetto della nostra attività in termini di risk management e compliance. Le problematiche legate a queste tematiche e derivanti dalla nostra attività atipica sono state al centro delle nostre riflessioni già in fase di ideazione e progettazione e, anche alla luce di un confronto sereno, proficuo e costante con i regolatori, sono state approfondite, affrontate e superate con successo. 

Tuttavia è mio dovere ricordarle che quando si vogliono ottenere risposte corrette bisogna stare attenti a non porsi le domande sbagliate. La capacità di porsi quesiti corretti non risiede solo nell’intelligenza e nella preparazione generale di chi li pone, ma anche nello studio puntuale e rigoroso del tema su cui si è scelto di interrogarsi o di interrogare. Nella fattispecie, quantomeno quest’ultimo requisito, sembrerebbe essere totalmente assente. 

In ultimo, non essendo lo spazio commenti di un Blog il luogo più idoneo ad affrontare in maniera seria ed adeguata un oggetto così complesso e ricco di implicazioni, la invito, sempre che la cosa sia di suo gradimento, a contattarmi via mail (carlo.mancosu[at]sardex.net) per fissare una call in cui approfondire tutte le tematiche di suo interesse rispetto alla nostra attività.  Mi permetto comunque di suggerirle di non trascurare la possibilità di approfondire le sue conoscenze in materia anche attraverso la lettura della letteratura scientifica disponibile sul tema. Ma in fondo nulla potrebbe fare altrettanto bene (intendo alla sua capacità conoscitiva) che una visita presso di noi in Sardegna. Durante il soggiorno avrebbe l’occasione di incontrare le aziende aderenti e di studiare più a fondo il nostro modello, da una parte per farsi un’idea dei suoi reali meccanismi di funzionamento e, dall’altra, essendo ogni cosa perfettibile, per aiutarci a far affiorare eventuali criticità a noi ignote che da esperto della materia potrebbero emergere da una sua analisi informata, fondata questa volta su un approccio interpretativo corretto e su un orizzonte informativo più completo. A quel punto, se vorrà, potrà aggiornare il suo articolo e, anche qualora i dubbi e il suo scetticismo dovessero permanere, potrà fare quantomeno un’opera di divulgazione basata su dati certi e non su deduzioni o semplici supposizioni.

qua non ho trovato una singola informazione utile, o anche solo aggiuntiva, che sia una.

nei blog, in genere, si esprime una propria opinione personale. In caso contrario si dovrebbe intercalare il discorso sistematicamente con frasi del tipo "secondo me", ecc. e le argomentazioni verrebbero appesantite da formule inutili. I blog sono una specie di mercato aperto delle idee e delle opinioni ove cadono tutti i titoli, compresi i titoli accademici, perché ognuno gioca sul mercato aperto e cerca di accreditarsi: a volte con successo altre volte no.

Come dicevo, il mio interesse per la questione in oggetto nasce dal fatto che non ho capito molto, nonostante i miei tenativi di leggere un po' di carte anche accademiche: me la sono presa con SDX perché, avendo avuto uno scambio di opinioni con esponenti di Venetex che mi accusavano di essere cieco, ho chiesto lumi e costoro facevano sempre riferimento a Sardex. Così sono andato sul sito riferito nel mio articolo e ne ho tratto i pezzi puntualmente citati.

Comunque le mie opinioni sono di pubblico dominio e sarei ben lieto di modificarle a fronte di altre puntuali informazioni di pubblico domino.

Sarebbe utile anche a molte persone che guardano con interesse alle innovazioni. Grazie per l'attenzione.

Un grazie a Carlo Mancosu per il suo pacato intervento in replica all’astioso e sbrigativo testo del professore.