In classe in 75

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Nella scuola ci sono pochi insegnanti bravi? Riorganizzare la produzione in classi di 75 potrebbe alleviare il problema.

Nella scuola, mi riferisco alla scuola superiore, ci sono varie direzioni importanti di potenziale miglioramento da esplorare al livello di tecnologia di produzione del servizio. Due sono per esempio la riduzione delle interrogazioni orali e la trasformazione da classi universali (cioè con tutte le materie) a classi per materia. Qui considero un'altro aspetto: il valore dell'insegnante bravo (per semplificare l'argomentazione, assumo che la qualità dell'insegnante sia binaria, bravo o non-bravo).

Il problema è che gli insegnanti bravi sono spesso pochi (i prof bravi sono definiti 'pochi' se qualora uno se ne andasse la comunità non ne troverebbe un altro equivalente con le risorse risparmiate; se a qualcuno questo ricorda Makowski-Ostroy, giusto). Come si diventi un prof bravo non è del tutto chiaro, e se vogliamo non è nemmeno tanto facile darne una definizione precisa; sta di fatto che, almeno dalle mie parti, in qualunque scuola per quanto grande tutte le famiglie ne conoscono esattamente nomi e cognomi e fanno di tutto perché i propri figli ne incontrino almeno uno (e fanno bene, vedi per esempio qui), il che rivela scarsità. La presente discussione si applica a questo tipo di contesto.

Come alleviare il problema? Mettendolo a fuoco, la situazione è che i prof bravi producono un servizio A, gli altri producono B, in quantità date. Se fossero al mercato sarebbero due beni diversi con prezzi diversi, e ai prezzi di equilibrio i compratori dell'uno sarebbero indifferenti a comprare l'altro. Ma non sono al mercato, hanno un prezzo comune; i consumatori ricevono a caso A o B, e chi ha B non e' affatto indifferente verso A al prezzo che paga. La distorsione è che l'utilità netta dell'individuo marginale nella classe del prof bravo dovrebbe essere uguale a quella dell'individuo marginale nella classe di un altro prof, e invece è molto più alta. Quindi, non potendo variare liberamente i prezzi che la farebbero scendere si deve pensare di aumentare l'utilità netta dell'individuo con l'altro tipo di prof. Come? La direzione che qui propongo è: facendo in modo di aumentare il numero di studenti con prof bravo.

Supponiamo "per legarci le mani" che un prof può produrre 25 unità del suo servizio A o B e non può produrne di più. A me sembra ragionevole vedere questi servizi come aggregati di servizi che comprendono un sottoinsieme 'core business', la trasmissione di conoscenza, più altri servizi complementari 'elementari'; ed assumere che sia nel core business che si distingue A rispetto a B. Se così è, per produrre A, il suo core business A' (lezioni, applicazioni, chiarimenti) deve essere fornito dal prof in persona, ma il resto (correzione compiti, tutoraggio) potrebbe essere fornito da assistenti. La mia domanda centrale è, Quante unità di A' può produrre il prof bravo? Io credo parecchie di più che 25. Se questo è vero, riorganizzando la produzione di A come appena suggerito si ottiene una combinazione produttiva più efficiente, per quantità e per remunerazioni. Un esempio secondo me realistico è che che si possano produrre 75 unità (ognuno ci metta il suo numero preferito). In tal caso un prof bravo e due non bravi potrebbero produrre, anziché 25A e 50B, 75 unità di A (A' il prof e il resto di A assistenti). Non è magia, sono le classi di 75 studenti con ruoli diversi per prof e assistenti. In più, poché questi producono servizi diversi, potranno essere remunerati in modo diverso. Continuando con l'esempio, dai tre attuali stipendi poniamo di 15 (totale 15*3=45) si potrebbe ricavare uno stipendio più alto per il prof: se servono due assistenti si potrebbe fare 25+10+10, se ne basta uno 30+15. In conclusione, la proposta concreta è la seguente:

Da ogni tre classi, se ne formi una sola. Ogni tre professori se ne scelga uno, e gli si assegnino uno o due assistenti. Fatto pari a 45=15*3 il salario totale dei tre attuali, al prof sia assegnato 30 o 25, agli assistenti 15 o 10+10.

Ovviamente questo approccio va verso la soluzione anche se in generale non elimina del tutto il problema: se ci fossero un prof bravo ogni 12 non si potrebbe certo proporre classi di 300 perché tutti abbiano il prof bravo; d'altra parte, se la tecnologia lo consente, meglio 75 che 25.

La domanda che scatta indignata ancora prima che la frase sia finita è: e degli altri due attuali che ne facciamo? Ma la risposta è un'altra domanda: e delle aule attuali che ne facciamo? Si parla di un assetto diverso dall'attuale, il processo di transizione è da studiare. Si comincerebbe con l'accorpare coppie di classi sfruttando il turn-over, sfruttando aule esistenti e/o abbattendo qualche tramezzo; eccetera eccetera. Magari si scoprirà che il numero giusto non è tre, ma due, o quattro. Non ho una soluzione dettagliata per la transizione. Sembra opportuno invece cominciare a discutere subito sulle questioni più rilevanti riguardo alla configurazione di equilibrio, in particolare le due seguenti (ce ne sono di sicuro altre, comments welcome).

La più importante riguarda il rapporto con gli studenti. Una fonte di scetticismo deriva dal fatto che questa proposta trasferirebbe alla scuola un modello di insegnamento più vicino a quello  universitario. All'università il docente parla agli studenti, ma a scuola il docente deve parlare con loro, e l'argomento è che si può parlare a 75 ragazzi, ma non con loro. In certa misura questo è un costo che si deve pagare (si paga già all'università), e d'altra parte non esiste solo la lezione frontale. Potendo trasferire agli assistenti le mansioni più ripetitive e time-consuming, il prof avrebbe parecchia energia da dedicare alla comunicazione, anche virtuale, con gruppi ristretti di studenti su questioni specifiche di loro interesse. Io sono convinto che 75 studenti si possano gestire (con qualche amico insegnante ho parlato, mi piacerebbe avere altre reazioni). D'altra parte vorrei chiarire che la proposta di sopra non è di aumentare la dimensione della classe a 75 sic et simpliciter, e chiudere cinque o sei ore al giorno in una stanza 75 invece che 25 adolescenti. Ci sono studi sugli effetti della dimensione della classe sull'apprendimento, i cui risultati sono contrastanti (si veda per esempio il dibattito fra Hanushek e Krueger qui), ma qui non si parla di variare di uno o cinque il numero di alunni in una classe elementare; si propone di riorganizzare radicalmente la fornitura del servizio a ragazzi che sono a scuola perché sono consapevoli che i risultati che otterranno influiranno sulla loro vita futura. 

La seconda riguarda il reclutamento. Come si sceglie il prof con la P maiuscola? Questo problema è come al solito spinoso in assenza di segnali di prezzo. Io non ho una soluzione in tasca, ma credo si debba cercare una combinazione di indicatori, che include la performance misurata degli studenti, la valutazione del dirigente scolastico e degli altri insegnanti, e la domanda delle famiglie. Non dimenticando che uno stipendio doppio dell'attuale innalzerebbe la qualità dei candidati prof, che è un punto importante: aumentando il prezzo aumenta l'offerta. Per quanto riguarda la progressione in carriera, la strada è la solita: si parte tutti da assistente, e a un certo punto si fa la selezione; chi non passa resta assistente, se trova di meglio va via.

Vi ringrazio per essere arrivati sin qui. Ho la sensazione che dei problemi della scuola si parli ancora poco dal punto di vista della produzione del servizio che eroga. Spero che questa nota contribuisca in questa direzione.

PS. E' tempo d'esami. Alla maturità si è reagito al tutti promossi. Io ho scritto qualche tempo fa un pezzo intitolato "I disastri della scuola che promuove tutti" quindi dovrei essere soddisfatto; invece sono avvilito. La sterzata è che se non hai sei pieno in Italiano, Latino, Matematica, Inglese, Chimica, Storia dell'Arte, Filosofia, Storia, e non so più che altro, non sei ammesso agli esami. Devi ripetere l'anno. Una follia stupida e antistorica. E intanto le valutazioni degli esami continuano di fatto ad essere difformi nelle varie scuole, quando la loro centralizzazione sarebbe il singolo fattore di massimo impatto sistemico sui risultati dell'apprendimento, come ampiamente verificato nelle ricerche empiriche. Dello stesso problema del numero eccessivo di materie soffre la scuola media. Lì grazie alle prove INVALSI si vedono timidi passi verso la centralizzazione; speriamo bene, speriamo che si smetta di guardarli con sufficienza come capricci superflui di cacciatori di dati.

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Commenti

Ci sono 26 commenti

 

E intanto le valutazioni degli esami continuano di fatto ad essere difformi nelle varie scuole, quando la loro centralizzazione sarebbe il singolo fattore di massimo impatto sistemico sui risultati dell'apprendimento, come ampiamente verificato nelle ricerche empiriche.

 

Sarebbe interessante avere dei riferimenti su queste ricerche empiriche.  Io comunque non userei il termine "centralizzazione" ma semmai uniformazione o meglio ancora comparabilita' certificata decentemente delle valutazioni dei diversi istituti scolastici.  Non vedo un futuro in cui da Roma si centralizzano le lezioni scolastiche e i compiti in classe, sarebbe un sistema condannato a non innovare e non sperimentare.  Mi sembra piu' realistico pensare a Scuole diverse e distribuite come ora, che possibilmente esplorano metodi e materie differenziate di insegnamento, ma in presenza di uno Stato centrale che non si limita a bonificare gli stipendi ma esercita un decente controllo del livello delle competenze acquisite e dei benefici ritornati alla societa' dalle persone istruite, anche per premiare chi fa meglio e sollecitare chi fa peggio a migliorare.

Si tratta di una modesta proposta.

Vengo da una famiglia piena di insegnanti (e per fortuna tutti piuttosto bravi, o per lo meno amati dagli studenti) e tutti mi hanno sempre detto che la qualita' dell'insegnamento che si puo' offrire scende con l'aumento del numero di studenti in classe. Una dis-economia di scala, se vogliamo. Magari si possono rendere A e B funzioni del numero di studenti, A(x) e B(x). E allora chissa' se 75A(75) > 25A(25) + 50B(25)...

L'idea non mi viene solo dalle chiacchiere in famiglia. Vivo in un mondo - l'Inghilterra - in cui la scuola e' un mercato, con le scuole buone che costano e quelle non buone che sono gratis (ok, sto semplificando, ci sono anche scuole costose non buone e scuole gratis buone, ma sono eccezioni). Ci sono problemi temporanei di squilibrio tra domanda e offerta: il boom di Londra come centro mondiale finanziario ha aumentato enormemente la domanda per i posti in scuole buone (chiunque lavora in finanza puo' permetterselo e vuole il meglio per i figli) senza che sia cambiata l'offerta (sono le stesse scuole di sempre, li' da secoli in genere). Ma ignorando questi aspetti, che peraltro durante la crisi si stanno attenuando, l'equilibrio porta verso classi piu' piccole.

 

Quali potranno essere i risultati di una simile politica? Il post ce lo spiega tra le righe:

 

Qui considero un'altro aspetto

 

Andiamo per ordine

- Il pezzo ignora completamente la ricerca sull'argomento condotta da colleghi nelle varie scienze sociali (tra cui economia).

- Fa assolutamente ridere l'idea che all'Universita' il docente parla agli studenti. Certo, questo e' il modello cui ero abituato da studente. Ma da docente, mi rifiuto di seguirlo. Le lezioni DEVONO essere iterattive. E' ovvio che per esserlo, il numero degli studenti deve essere limitato. 

- Il reclutamento:

credo si debba cercare una combinazione di indicatori, che include la performance misurata degli studenti, la valutazione del dirigente scolastico e degli altri insegnanti, e la domanda delle famiglie.

Davvero? Non ci era ancora arrivato nessuno...  ora dillo al sindacato.

- Ho appena fatto leggere il pezzo a mia moglie, che fa l'insegnante in una scuola elementare a New York. Non ci credeva che si potessero scrivere cose del genere. Una persona sola con 75 bambini/adolescenti? Impossibile.

 

 

Dal pezzo principale:

La più importante riguarda il rapporto con gli studenti. Una fonte di scetticismo deriva dal fatto che questa proposta trasferirebbe alla scuola un modello di insegnamento più vicino a quello  universitario. All'università il docente parla agli studenti, ma a scuola il docente deve parlare con loro, e l'argomento è che si può parlare a 75 ragazzi, ma non con loro. In certa misura questo è un costo che si deve pagare (si paga già all'università), e d'altra parte non esiste solo la lezione frontale.

Dal commento sopra:

Fa assolutamente ridere l'idea che all'Universita' il docente parla agli studenti. Certo, questo e' il modello cui ero abituato da studente. Ma da docente, mi rifiuto di seguirlo. Le lezioni DEVONO essere iterattive. E' ovvio che per esserlo, il numero degli studenti deve essere limitato.

Si potrebbe pensare che il plus che rende bravi gli insegnanti delle scuole superiori sia proprio la capacità di interagire con gli studenti. Gli insegnanti "outstanding" dal punto di vista della preparazione e della cultura dovrebbero finire all'università (ovviamente con qualche eccezione). Perlomeno nel sistema attuale. Se così fosse la proposta andrebbe scartata in partenza.

e aggiungo:

1) da ex studente di istituto tecnico mi immagino la bolgia che si creerebbe con 75 studenti di cui almeno 70 maschi in piena pubertà/adolescenza (soprattutto fra noi italiani, irrequieti di natura).
All'università magari puo funzionare ma è un sistema ASSOLUTAMENTE da escludere alle superiori.

2) se si vuole il modello di scuola non iterattiva, dove solo il prof. bravo parla, tanto vale mandarla in TV/web/ecc. se invece la classe deve interagire perchè utile all'apprendimento vedasi punto 2 del post precedente di gian luca clementi.

3) Provengo da un istituto tecnico d'eccelenza, l'ITIS "A.Malignani" di Udine, una scuola difficile, da affrontare dando il 101% delle proprie capacità. Eppure le "capre insegnanti" c'erano (e credo ci siano tuttora) anche in una realtà scolastica a 5 stelle, tuttavia da quella scuola si esce sempre preparati.
Quindi non è solo l'insegnate che prepara l'allieva ma tutto l'istituto nel suo insieme. Il ragionamento  sull'insegnamento andrebbe allargato e approfondito.

Gianluca, non capisco il commento sul fatto che il post ignori la ricerca sull'argomento. I papers di Hanushek trovano effetti sull'outcome positivi della qualità degli insegnanti, mentre effetti nulli di class size e soldi, per esempio. Non conosco la letteratura, ma questa conclusione mi sembra sia abbastanza accettata. Però non sono un esperto, hai riferimenti che dicono il contrario? Se questo è vero, allora la proposta andrebbe esattamente nella direzione della ricerca, no?

Per quanto riguarda gli adolescenti ingestibili ( e chiedo anche a steve sotto), forse hai ragione. Però,  provo comunque a fare l'avvocato della proposta del diavolo... e se fosse che gli atteggiamenti distruttivi sono  in parte causati da professori incapaci, piuttosto che dalla innata propensione al teppistaggio degli adolescenti italici?

Circa il rapporto famiglie/docenti parlo per mia esperienza personale. L'anno scorso avevo il problema di iscrivere il piccolo all'elementari, ergo mia moglie e' partita alla ricerca di informazioni sulle insegnanti delle 3 sezioni che si sarebbero dovute formare. Il risultato finale e' stato che di tutte e 6 le maestre abbiam trovato gente che ne parlava benissimo e gente che ne parlava malassimo, il piu' delle volte per motivi che esulavano dalle loro supposte capacita' didattiche, i.e. assegna pochi compiti, e' dolcissima coi bambini, e' severissima, ecc. ecc.

A corollario all'ultima riunione di quinta del mio grande quest'anno son volati gli stracci perche' una maestra ha osato dire che sarebbe stato meglio se tutti (i.e. alcuni genitori) avessero rispettato le regole (i.e. divieto di cellulare in gita) per evitare atteggiamenti per cosi' dire negativi dei diletti pargoli in pratica incitati alla disobbedienza civile verso le maestre.

Ora tutto questo, unito a una trentennale esperienza di cose scolastiche, sempre de-relato pero' che vengo da una famiglia di insegnanti, mi porta a dire che la valutazione delle famiglie sull'operato dei prof non e' che sia una grande idea, vista che l'obiettivo famigliare e' il pezzo di carta, ottenuto con il max dei voti e senza stress famigliare (passateci voi il we dietro un decenne che non ne vuole sapere di scrivere un riassunto!) mentre quello dei prof e' formare il discente, nonche' valutarlo correttamente (un ciuco e' un ciuco insomma, anche se  magari e' simpatico, bravo, e si impegna tanto in parrocchia o su un campo di pallone)

 

Ma superiori e università non sono la stessa cosa, una classe da 75 studenti universitari è gestibile perchè vi è stato un processo di autoselezione degli studenti, che pagano e sono lì per studiare... Ma una classe di 75 adolescenti?! Davvero pensi si possa "gestire"? E' già tanto se non demoliscono la scuola...

 

 

Ma una classe di 75 adolescenti?! Davvero pensi si possa "gestire"? E' già tanto se non demoliscono la scuola...

 

Allego testimonianze video:

http://www.scuolazoo.com/video/piu-votati

Impensabile, neanche se ci metti Suor Rita1 armata di frusta.

1) Sour Rita, insegnate di religione dotata di sberla scuola Hokuto Ken.

 

Ma una classe di 75 adolescenti?! Davvero pensi si possa "gestire"? E' già tanto se non demoliscono la scuola...

 

Oddio, se é per questo, ne bastano meno, molti meno...

Avendo gestito e gestendo una azienda IT la formazione (non il training)  è una delle principale capability. L'individuo spesso pone scarsa attenzione alle lezioni in classe: in pratica dopo poche ore accusa un carico cognitivo che satura la sua mente. Questo è uno spreco se l'insegnante è un evangelista a 3000 € al giorno. Come si risolve il problema? Con l'affiancamento e il tutoring.

In una scuola vi è il problema di formare individui: è molto più difficile e molto più costoso. Per questo si parla di scuole di elité. Solo il confronto con insegnanti esperti permette la crescita culturale. La cultura generale è un fare e affrontarla nei termini di numeri di studenti in una classe è un errore strategico.

Una società evoluta deve selezionare gli alunni migliori e affidarli ai pochi esperti insegnanti disponibili.

Chi sono gli insegnanti bravi? Sono coloro che sanno affrontare i problemi culturali  con gli studenti portandoli alla loro soluzione. La misura della loro bravura la danno direttamente gli studenti con i loro risulati. Quindi basta con i concorsi e le commissioni, sono inutili. Chi vuol fare l'insegnante si cimenti con una classe, se esce dalla fossa dei serpenti quello è il suo lavoro se no farà altro.

La scupola deve essere pagata direttamente dalle famiglie e deve essere un onere: la comunità deve accollarsi il costo per i disagiati. Inoltre lo Stato deve uscire da questo processo: la sua burocrazia ha impedito di modificare la struttura gesuitica settecentesca rispolverata da Gentile e oggi ancora in essere

 

 

Una società evoluta deve selezionare gli alunni migliori e affidarli ai pochi esperti insegnanti disponibili.

La scupola deve essere pagata direttamente dalle famiglie e deve essere un onere: la comunità deve accollarsi il costo per i disagiati.

 

da quando in qua "evoluta" ha per sinonimo: "oligarchica" o "feudale"? E poi, perché accollarsi i disagiati, ci sono sempre la Rupe Tarpea e la fabbrica di Oliver Twist, o la modesta proposta di Swift

 

Chi sono gli insegnanti bravi? Sono coloro che sanno affrontare i problemi culturali  con gli studenti portandoli alla loro soluzione. La misura della loro bravura la danno direttamente gli studenti con i loro risultati.

Stavo leggendo il libro della Tinagli sul talento in Italia, ieri sera: visto che i neolaureati italiani guadagnano quanto i diplomati e le imprese hanno ridotto la richiesta di personale qualificato, i risultati di tutti gli studenti evidentemente sono pessimi, ergo i loro docenti non erano bravi, nessuno escluso. O no? 

Quindi basta con i concorsi e le commissioni, sono inutili. Chi vuol fare l'insegnante si cimenti con una classe, se esce dalla fossa dei serpenti quello è il suo lavoro se no farà altro.

Approvo entusiasticamente, anzi pretendo che lo stesso criterio sia applicato a medici, ingegneri, architetti e avvocati. Poi, se il paziente muore, l'innocente si becca l'ergastolo e la casa crolla...li consideriamo costi di transazione per l'allocazione ottimale dei lavori.

 

Inoltre lo Stato deve uscire da questo processo

lasciando spazio a questi valorosi campioni dell'iniziativa privata:

http://www.repubblica.it/scuola/2010/06/25/news/la_fabbrica_dei_diplomi_privatisti_a_caccia_dell_esame_facile-5141483/?ref=HREC1-1

 

INCHIESTA ITALIANA<em>

La fabbrica dei diplomi 
Privatisti a caccia dell'esame facile <em>

Maturità tra frodi e prof compiacenti<em>

In conclusione, mi sa che avevano ragione Boldrin e il lettore che si firma If in quel post sugli "austriaci"

http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/L'economia_politica_de_"gli_economisti"_#body

Confesso che leggere un post con "capability", "carico cognitivo", "elité" (?), "la cultura generale è un fare", "affrontare i problemi culturali con gli studenti portandoli alla loro soluzione", "se esce dalla fossa dei serpenti quello è il suo lavoro", mi induce a pensare che la scuola spesso non fa il suo lavoro. 

 

Per le prove INVALSI mi permetto di segnalare questo articolo di Leonardo, dal quale si capisce che l'attuale realizzazione non è proprio un timido passo, ma piuttosto un balzo all'indietro.

 

Se così è, per produrre A, il suo core business A' (lezioni, applicazioni, chiarimenti) deve essere fornito dal prof in persona, ma il resto (correzione compiti, tutoraggio) potrebbe essere fornito da assistenti. 

Prima di accapigliarci... esistono esempi pratici di scuola superiore organizzati in questo modo e quali sono i risultati? 

Poi, quello che chiami "il resto"... la correzione dei compiti non è così banale. A meno di non ricorrere a test standardizzati corretti con lo scanner. Poi, dalla correzione dipende la valutazione. Un pò come mettere la diagnosi o il follow up dopo un intervento in mano all'infermiere professionale.
Stesso discorso per il tutoraggio: se lo studente ha delle lacune, non capisce etc., lo facciamo aiutare da quello meno bravo?

 

La sterzata è che se non hai sei pieno in Italiano, Latino, Matematica, Inglese, Chimica, Storia dell'Arte, Filosofia, Storia, e non so più che altro, non sei ammesso agli esami. Devi ripetere l'anno. Una follia stupida e antistorica

e perché? Un sei pieno è così difficile da raggiungere? Oltretutto, un sei pieno in Italiano e Storia è facile, basta conoscere un paio di argomenti di letteratura e storia del '900. Matematica, di solito le insufficienze derivano da lacune pregresse. Se non ci riesci, via alle "arse fucine stridenti" e " zolle bagnate di servo sudor", braccia strappate all'agricoltura etc.

Inglese... adesso tiro dei moccoli: faccio il bibliotecario all'università e all'ennesima volta che gli studenti (tre anni di inglese alle medie e cinque alle superiori) mi dicono che non sanno leggere il seminal essay di Vannevar Bush "As we may think", quello che anticipava l'ipertesto e il personal computer, mi inc... di brutto. 

A parte che il voto sulle materie lo decide il consiglio di classe, anche con l'opposizione del docente titolare della materia, per cui l'unica cosa decente che avrebbe fatto MaryStar Gelmini era una bufala, anche perché l'aumento delle classi da costituire con i tanti bocciati avrebbe vanificato i tagli di Voltremont, e per i loro elettori la meritocrazia si deve applicare agli operai e agli impiegati, ma non ai loro teneri somar...er, virgulti.

 

parlando di riforma del sistema dell'istruzione credo che il primo step sia quello di puntare sulla specializzazione e non su una finta onniscienza costrittiva..

non possiamo avere dei licei come quello scientifico dove le ore di studi scientifici siano uguali a quelli umanistici..

Inoltre la vera soluzione sarebbe quello di creare dei percorsi formativi autogestiti dagli studenti.. senza programmi e materie calate dall'alto. Dobbiamo puntare su studenti responsabili già dai 15 anni. Un blocco minimo di materie fondamentali per tutti e poi il resto a scelta in modo da incentivare gli studenti a fare scelte responsabili e vicine alle loro attitudini. Potreste dirmi che non sono in grado di scegliere? Beh a 15 anni un ragazzo sa già cosa vuole dalla vita perchè quelli che si spaccano di studio devono essere premiati gli altri sinceramente non devono essere per forza titolati. Oggi il diploma non conta, perchè i ragazzi che escono diplomati non sanno nemmeno le nozioni fondamentali. Il discorso del 6 è un vuoto formalismo..

Individuare un parametro oggettivo per capire quale prof. è bravo è impossibile.. credo che però lasciando agli studenti la possibilità di scegliere allora si che diventerebbe chiaro chi merita. Gli studenti sceglierebbero sulla base della capacità del professore di preparare per l'esame finale che deve seguire parametri più severi e rigidi. Per esempio la preparazione per i concorsi pubblici ha come punto di riferimento dei professori la cui fama è a livello nazionale..qual è il parametro se non la capacità di formare?

Per quanto riguarda la responsabilizzazione sono d'accordo, ma faccio un'osservazione: con il sistema attuale uno si trova a decidere se vuole fare il geometra piuttosto che il ragioniere o il medico a 13 anni. I costi di cambiare strada a 19 poi non sono pochi. Li ricordo benissimo i ragionieri ad economia e commercio al corso di matematica. Le possibilità di scelta che hai menzionato vanno benissimo, ma occorre un percorso base comune. Le professionalità si possono imparare dopo, tanto alle superiori non si imparano comunque. 

Lo scientifico va benissimo. Le materie umanistiche servono, le materie scientifiche ci sono già e vanno bene pure quelle. Sinceramente, credo sia più utile imparare il latino che fare lezioni di chimica avanzata. La base culturale del liceo deve essere ampia, perché deve servire per più possibili carriere accademiche dopo, per questo ci vedo bene le materie umanistiche. Magari, piuttosto, continuare verso gli indirizzi speciali (informatico-matematico, bilingue (ma con lo spagnolo), etc.), anche se io li inserirei al terzo anno e non da subito.

Sulle scelte. L'Italia non è un Paese dove la gente sceglie sempre razionalmente, mettiamocelo in testa. Sono convinto che, a quell'età, l'opzione migliore è di scelte consapevoli e calate dall'alto. Non mi fido dei genitori, che hanno la tendenza a guardare la facilità con cui si prendono voti alti. Non mi fido degli studenti, che hanno la tendenza ad avere percezioni molto alterate rispetto alla realtà.

Le scelte si possono fare e già si fanno e sono le specialità degli indirizzi che ho menzionato su. Per quello che mi riguarda, il liceo fatto così mi ha dato una base di concetti che ho usato in tutti i miei esami accademici.

Alcune cose sparse.

Ritengo che la cosa migliore sia poter sperimentare localmente diverse soluzioni. Anche quella del 75, per chi volesse provarla. La sperimentazione locale in tema educativo è possibile in un reale contesto federale, dove l'educazione è compito prevalentemente statale/cantonale. In Svizzera non esiste nemeno il ministero dell'educazione, nella capitale. Il compito è comunale (educazione elementare) e cantonale (ogni altro ordine scolastco, università comprese). Questo permette ad ogni cantone di poter sperimentare soluzioni locali e poi di osservare , in modo comparativo, gli esiti delle varie riforme locali. A questo scopo esiste un tavolo di coordinamento orizzontale in cui tutti e 26 i ministeri cantonali decidono poi le cose da fare in comune e cosa fare da soli. Questo evita la necessità di un ministero federale.

Nel merito delle proposte qui lette, va detto che sperimentando è scaturito un modello che vede le medie inferiori (obbligatorie) di 4 anni (non tre come in Italia) e poi un percorso che se liceale è di 4 anni (due uguali per tutti, per avere le basi in comune e due specializzati tipo scientifico etc) e se di tipo professionale è di tre anni. Da nessuna parte tuttavia è mai emerso un modello in cui pochi docenti bravi hanno molti studenti.  Sarà che le aule nei licei e negli istituti professionali oggi hanno una dimensione standard e quindi è difficile cambiare rapporto prof/stud e sarà anche che qui la cosa che spicca è la presenza di laboratori con un notevole dotazione tecnico scientifica e anche qui la dimensione ottimale va contro la presenza eccessiva di studenti. Forse l'autore della proposta ha in mente una docenza prevalemente umanistica e non ha riflettuto sul cosa succederebbe nell'insegnamento tecnico scientifico se affrontato seriemente, con laboratori di prim'ordine come si fa nei paesi occidentali avanzati seri. 

Francesco

 

Bene bene bene!!! Finalmente qualcuno che ha delle proposte, serie, ragionate. Non so se la proposta è quella giusta, non sono esperto di pedagogia, ma è giusto parlarne. Non si tratta solo di fare efficienza ma anche di fare efficacia. Spendere di meno per la scuola è cosa buona e giusta ma cosa migliore è che dalla scuola esca gente preparata e con dei valori. Come molti che hanno risposto, anch'io vengo da una famiglia di insegnanti e non mi sarebbe dispiaciuto fare l'insegnante (anche alle superiori) non solo all'università. Ma la situazione scolastica è, da almeno 15 anni pessimissima (dove sono i prof di italiano con la matita blu???) E così mi sono messo a lavorare nel settore privato ed ora il mio stipendio è più o meno come quello di un prof universitario, con meno gloria ma, soprattutto, non subordinato a baronie di sorta (anche se pure in azienda ci sono le baronie...). Comunque se la scuola italiana fa sempre più schifo è colpa soprattutto della società (non in senso generico). Le famiglie, sì, i genitori, che pretendono di avere sempre l'ultima parola sul loro pargolo onnisciente e che mai può essere redarguito. Ricordo, quand'ero bambino, trent'anni fa circa, che i miei genitori, insegnanti elementari entrambi, cominciavano ad avere le prime lamentele da parte dei genitori che non volevano che i figli fossero ripresi. Il primo che si lamentò con mia madre, padre di 6 figli, fece una scenata che mia madre ancora ricorda, così come io ricordo il pianto che si fece a casa parlando con mio padre. Cominciò lì, a fine anni settanta, dai genitori la fine della scuola italiana. Poi furono riforme su riforme, ma la scuola italiana sforna ignoranti perché ai genitori va bene così. Guai a dire che un ragazzo è un lavativo, o un tardone o diversamente intelligente. Tutti bravi. E le lamente crebbero. Tra la fine degli anni '80 e i primissimi anni '90 i miei andarono in pensione ormai esausti dai petulanti genitori e convinti che 40 anni di insegnamento fossero stati del tutto inutili per cercare di migliorare questa dannata Italia. E i 6 figli del buon padre di famiglia crebbero e divennero alcolizzati. Non tutti, 2 su 6. Un terzo si è suicidato.

Una domanda sorge spontanea: chi selezionerebbe il professore bravo? Dato che questi sarebbe pagato meglio la vedo dura. Non mi ritengo particolarmente competente ma ho sentito parecchie storielle sui quei pochi soldi destinati a progetti non meglio definiti e spartiti con il solito metodo.