Di chi è vittima l'Irlanda?

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Di se stessa, solo di se stessa.

Siccome non amo ripetere ciò che han già detto (probabilmente meglio di me) altri, non ho molto da dire sull'attualità immediata.

Di quando avviene in Irlanda sapete già tutto (ok, ok: scherzavo ...).

Dei panici che la crisi irlandese provoca nel resto d'Europa ed in quella del Sud in particolare, avete già letto.

Delle implicazioni per l'Italia di quest'ulteriore aggravamento della situazione irlandese ha già detto, prima di tutti e bene, Phastidio.

Del fatto che due anni fa l'establishment affermava che la garanzia "universale" offerta dal governo irlandese alle proprie banche fosse un'ottima idea, ha già detto oggi Roberto Perotti. Eravamo, nondimeno, fra i pochissimi che dissentivano ...

Degli eventi che, nel giro di circa sei anni, hanno trasformato un paese florido ed in grande crescita in una specie di terra desolata dove niente vuole più funzionare e la povertà sembra ritornare, neanche fosse un'inevitabile destino, potete leggere un sommario (biased, come tutto ciò che costoro scrivono sul mondo che non parla con il loro irritante accento) sull'ultimo numero de The Economist.

Siccome è tutto già chiaro, cosa mi rimane da aggiungere?

Due raccomandazioni per una lettura più approfondita degli avvenimenti - hanno già scritto tutto gli altri e meglio di me, sull'Irlanda, cosa ci posso fare? - ed una morale e mezza.

Sulla crisi in corso ora, sugli errori e le responsabilità, oltre che su alcune implicazioni per il Sud d'Europa, la cosa migliore (by far) che ho visto in giro l'ha scritta Tano Santos per Nada es Gratis. Fate lo sforzo, alla fine lo spagnolo gli italiani lo capiscono e poi c'è sempre Google Translate.

Sulle vere cause della crisi irlandese, il miglior libro che io abbia trovato è Ship of Fools. Se avete un attimo di tempo, leggetelo. Serve a capire come il famoso "mercato" sia una bestia delicatissima, che va sia "attentamente" che "soavemente" regolata e come sia rischiosissimo lasciare che il "mercato" venga identificato con "quelli che comandano il mercato" ed il "regolatore" divenga "il politico con gli amici ricchi e potenti". Insomma, i conflitti d'interesse e la politica non contestabile, la politica degli amici degli amici, la politica che fa affari e gli affari che fanno politica, sono bombe ad orologeria che possono distruggere anche i paesi più floridi. E che non c'entrano nulla con il "liberismo", la "concorrenza" e tutto il resto (questa è una nota per un giovane lettore incontrato a Pisa ed ora residente a Washington).

Per finire, la mia morale e mezza.

La mezza, abbastanza ovvia, è che ora lupi e sciacalli ci spiegheranno (lo stanno già facendo) che il collasso irlandese è la prova che i mercati non funzionano, che tagliare le tasse e la spesa pubblica per stimolare quella privata alla fine fa danno, che aprirsi agli investimenti dall'estero per importare tecnologia espone a troppi rischi, e via andando. Insomma, che solo lo stato ci salverà. Per questo raccomando letture più attente sulla vicenda irlandese, per capire in che senso tali affermazioni vanno rigettate e sulla base di quali argomenti. Insomma, per pararci in anticipo dalle boiate del V&V italiano (Voltremont&Vendola) ...

La morale intera è noiosa da morire: "too big to fail" è VERAMENTE una cosa pericolosa ed il rischio morale è VERAMENTE un rischio. L'Irlanda, alla fine, sta andando in malora perché i suoi governanti hanno violato questi due principi elementari della buona condotta economica.

Hanno permesso ad una banca "well connected" di diventare così grande rispetto al resto del paese, e così indebitata, da poter travolgere il paese medesimo se le cose andavano storte. E le cose sono andate storte. Hanno anche continuato ad offrire, prima, durante e dopo l'esplosione della bolla immobiliare, protezione e copertura politica alla banca in questione, ed alle sue sorelline minori. Questo ha indotto i bancari irlandesi a fare scempio del paese. Che ora è, palesemente, in rovina. What a shame.

Prendete nota, compaesani.

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Commenti

Ci sono 167 commenti

Nell'editoriale di oggi sul Corriere Giavazzi suggerisce di limitare la garanzia UE ad un importo di debito pubblico pari al 60% del PIL. Per esempio, in Italia (debito 116% del PIL) sarebbe garantita dalla UE circa la metà del debito. Brillante idea. Chi decide quale è il 60% di debito da garantire? Salvo trucchetti ignobili (che non riuscirebbero, i mercati non sono stupidi) bisognerebbe dire che, p.es., i BTP 2007-2011 sono garantiti e quelli 2008-2012 no, o i BOT si ed i BTP no. Cosa succederebbe ai debiti non garantiti? Penso che i prezzi crollerebbero, e quindi il tasso di interesse aumenterebbe. Un bel two-tier market ed un incremento del costo medio del debito.

 

Cosa succederebbe ai debiti non garantiti? Penso che i prezzi crollerebbero, e quindi il tasso di interesse aumenterebbe. Un bel two-tier market ed un incremento del costo medio del debito.

 

al punto in cui siamo adesso, a vacche scappate, il mercato si aspetta appunto che il debito di istituzioni finanziarie di influenza sistemica abbia ancora garanzia pubblica, ancora più di prima. la calmierazione del costo del denaro, da te prevista, è il vantaggio di questa garanzia, che ha grossi svantaggi però: il moral hazard, appunto.

Chi decide quale è il 60% di debito da garantire?

Perché si dovrebbe decidere una cosa del genere? Si garantisce il 60% di ogni debito, non il 60% del totale.

Cosa succederebbe ai debiti non garantiti? Penso che i prezzi crollerebbero, e quindi il tasso di interesse aumenterebbe [...] ed un incremento del costo medio del debito.

E se aumenta il costo medio del debito? Perché l'UE deve garantire per intero spendaccioni come l'Italia? Per mantenere basso il costo del debito, in modo che l'Italia possa continuare a indebitarsi piú facilmente?

Nell'editoriale di oggi sul Corriere Giavazzi suggerisce di limitare la garanzia UE ad un importo di debito pubblico pari al 60% del PIL. Per esempio, in Italia (debito 116% del PIL) sarebbe garantita dalla UE circa la metà del debito. Brillante idea. Chi decide quale è il 60% di debito da garantire? Salvo trucchetti ignobili (che non riuscirebbero, i mercati non sono stupidi) bisognerebbe dire che, p.es., i BTP 2007-2011 sono garantiti e quelli 2008-2012 no, o i BOT si ed i BTP no. Cosa succederebbe ai debiti non garantiti? Penso che i prezzi crollerebbero, e quindi il tasso di interesse aumenterebbe. Un bel two-tier market ed un incremento del costo medio del debito.

non so nulla degli zuccheri di Giavazzi, ma credo che sia tu a prendere un abbaglio.

La proposta si traduce in un rischio di haircut massimo del 40% su tutti i titoli.

Mi sembra una proposta insensata , comunicata nei modi e tempi sbagliati. Per fortuna sono solo chiacchiere di economisti sui giornali.

 

 

Se lasciassero che quelle due loro maledette banche gestite da delinquenti/incompetenti facessero default sul debito, salirebbero probabilmente al quarto o anche terzo posto.

Con tutti i soldi che risparmierebbero e che stanno gettando al vento per ripagare i bondholders inglesi, francesi e tedeschi, potrebbero pagarsi ancora più scuole, parchi, sicurrezza e magari fare quegli investimenti che servono per riprendere a crescere. Invece son lì che come dementi si dissanguano per pagare i debiti infiniti di banche demenziali.

 

 

L'Irlanda, alla fine, sta andando in malora perché i suoi governanti hanno violato questi due principi elementari della buona condotta economica. Hanno permesso ad una banca "well connected" di diventare così grande rispetto al resto del paese, e così indebitata, da poter travolgere il paese medesimo se le cose andavano storte.

 

spero di aver citato rispettando il tuo pensiero.

a me sembrano due affermazioni diverse: la prima significa che bisogna fare fallire le banche irlandesi, hic e nunc, la seconda dice che il salvataggio pubblico è obbligato. insomma, qual'è quella buona, visto che ci sono 4 giorni di differenza fra l'una e l'altra? il boldrin primo ministro, ADESSO, cosa avrebbe fatto?

l'abiura di giavazzi, riguardo al problema simile di lehman, è stata chiara. io non ho idee così certe: mi sembra che pochi abbiano evidenziato, anche solo a posteriori,  le responsabilità dei regolatori collusi e che proprio tutti abbiano invece sopravvalutato la loro, dei regolatori/politici, consapevolezza di quello che stava accadendo.

paulson, per rimanere a due anni fa,ha scelto secondo un criterio rispettabilissimo, ma NON si aspettava certo le conseguenze. due giorni dopo ha salvato AIG. quali erano i meriti di AIG?

 

 

Guarda che le due frasi dicono la stessa cosa. La seconda dice chiaramente che l'Irlanda fallisce perché lo stato è diventato garante delle banche, cosa che non doveva fare.

I meriti di AIG erano due, lascio a te decidere quale fosse più importante.

1) Era molto più sistemica, doveva soldi chiari e tanti ad un numero piccolo ma altrettanto chiaro di very big players. LBs era un casino, invece.

2) AIG doveva soldi a G&S e per questa Paulson ha un debole del tutto disinteressato, sia chiaro ...

Le mie due affermazioni sono coerenti, spero sia chiaro dai commenti che altri hanno già messo.

 

L'Iralanda è vittima della pluriennale politica di tassi artificialmente bassi che da una parte ha esasperato gli investimenti a piu' lunga scadenza facendo apparire profittevoli progetti che non lo erano e dall'altra ha permesso un'espansione paurosa degli aggregati monetari (M3 è cresciuta per anni prossima al 15%) che ora si traduce in "Too big too fail". Inutile ricordare perchè il fenomeno si è annidato proprio in Irlanda e non per esempio in Italia

Però a me sembra che non solo lupi e sciacalli ma anche l'articolo predichi regolamentazione e stato come soluzione dove dice: "il famoso "mercato" sia una bestia delicatissima, che va sia "attentamente" che "soavemente" regolata e come sia rischiosissimo lasciare che il "mercato" venga identificato con "quelli che comandano il mercato"" Per quest'ultima affermazione bisognerebbe poi ricordare che la moneta in un sistema di banca centrale non entra nel mercato dal cielo ma da precisi punti: sono proprio quelli dove si creano "quelli che comandano il mercato" e dove si origina il notevole trasferimentio di ricchezza cui abbiamo assistito e continuiamo ad assistere.

 

 

 

 

Serve a capire come il famoso "mercato" sia una bestia delicatissima, che va sia "attentamente" che "soavemente" regolata e come sia rischiosissimo lasciare che il "mercato" venga identificato con "quelli che comandano il mercato" ed il "regolatore" divenga "il politico con gli amici ricchi e potenti".(..). E che non c'entrano nulla con il "liberismo", la "concorrenza" e tutto il resto

 

A volte mi vengono riflessioni che non condivido, eccone una: quanto sopra non è in fondo l'equivalente liberal del marxista che si illude che essendo Pol Pot, Stalin, Castro dei dittatori non hanno mai applicato il vero comunismo perchè il vero comunismo se ben applicato avrebbe funzionato ?

Per farla breve: il nostro confidare nel mercato e nella libera impresa in teoria è, in realtà, inapplicabile perchè la libera impresa tende al monopolio ed alla speculazione ed i politici che dovrebbe "soavemente" regolare tendono sempre alla corruzione?

 

Ma il punto è che l'impresa riesce nel monopolio grazie all'appoggio politico e la BCE ne è infatti un tipico strumento. La soluzione quindi c'è, esiste ma è in primis una battaglia di idee, culture

 

Serve a capire come il famoso "mercato" sia una bestia delicatissima, che va sia "attentamente" che "soavemente" regolata e come sia rischiosissimo lasciare che il "mercato" venga identificato con "quelli che comandano il mercato" ed il "regolatore" divenga "il politico con gli amici ricchi e potenti".(..). E che non c'entrano nulla con il "liberismo", la "concorrenza" e tutto il resto

 

A volte mi vengono riflessioni che non condivido, eccone una: quanto sopra non è in fondo l'equivalente liberal del marxista che si illude che essendo Pol Pot, Stalin, Castro dei dittatori non hanno mai applicato il vero comunismo perchè il vero comunismo se ben applicato avrebbe funzionato ?

 

se qualcuno ti sa rispondere, e perdippiù gratis! avrà anche la mia riconoscenza :-). osservo che il marxismo lo ha scritto marx, a cui oggi inviamo le nostre critiche postume. il mercato è stato, per stare bassi, variamente interpretato e teorizzato... non è marchio registrato, insomma.

Bella la provocazione e merita una risposta economicamente valida.. (non da me ovviamente)

Potremmo dire che il sistema del mercato è un second best.. 

Mi spiego: esiste un sistema migliore che non implementi questi danni? Se postuliamo che il sistema evolve verso queste posizioni perché è nella natura umana, allora dovremmo anche supporre che non esiste un sistema umano immune. Potremmo solo pensare ad un sistema migliore che presenti degli "anticorpi" validi. Attualmente il libero mercato impedisce l'istituzionalizzazione del vizio e credo sia già un ottimo risultato

A proposito dei "lupi e sciacalli" del "V & V italiano" che andranno ad attaccare le politiche 

che tagliare le tasse e la spesa pubblica per stimolare quella privata alla fine fa danno, che aprirsi agli investimenti dall'estero per importare tecnologia espone a troppi rischi

 

però anche Seminerio nell'articolo che lei cita non dà un giudizio troppo positivo sulla politica fiscale irlandese:

Tra le motivazioni della resistenza agli aiuti vi era inoltre il timore che la Ue potesse porre come condizione l’aumento dell’aliquota d’imposta sulle società, oggi al 12,5 per cento, vista dagli altri paesi europei come una sorta di dumping fiscale, e che ha finora consentito a Dublino di attrarre e mantenere multinazionali, spesso con pratiche fiscali piuttosto eterodosse e basate su triangolazioni con paradisi fiscali.

Ho l'impressione, che però non saprei articolare meglio di così, che le basse tasse sulle imprese abbiano fatto parte della bolla speculativa (le multinazionali si stabiliscono in Irlanda a soli fini fiscali, i loro capitali aumentano la liquidità disponibile, le banche la pompano nel sistema) e del mix sistema politico disfunzionale e corrotto / cattura del regolatore

 

Inoltre un commentatore irlandese su Amazon ha scritto, a proposito di Ship of Fools, che

probably the most depressing part of O'Toole's litany of governmental ineptness is the section that documents the abysmal ranking of Irish graduates in the areas of computer science and information technology

e mi sembra strano che si possa importare tecnologie senza formare la relativa forza lavoro.

 

PS. L'altra sera a una riunione del circolo del PD che frequento ho ribattuto all'esponente politico locale che aveva cominciato la solita filippica su banche e speculazione facendo notare che il debito pubblico dipende first and foremost dalle scelte del paese, che se non cresce e/o non fa pagare le tasse e alza la spesa poi ha bisogno del debito e i debitori si cautelano, come è logico, dal rischio di default perché hanno prestato i loro soldi (o comunque soldi altrui che erano in loro gestione).

La corruzione delle menti prodotta da questo sito avanza... :-)

 

 

 

 

La corruzione delle menti prodotta da questo sito avanza... :-)

 

Grande il disordine sotto il cielo. La situazione è dunque eccellente.

Se posso intervenire, no, non è strano. Importano anche informatici ed ingegneri, anche italiani, tutti dispostissimi a muoversi per 2500 Euro al mese (first job). Chiedere ad Accenture ad esempio.

...e che ti ha risposto 'sto Guru del tassa e spendi?

@phileas:

io invece me lo chiedo perché in italia non abbiamo visto lo stesso fenomeno irlandese, pur essendo sotto lo stesso ombrello Bce. probabilmente le regole contano. e le consuetudini di un sistema bancario un tantino conservtore, anche.

nonostante tutto, trovo sempre interessanti gli argomenti di marco fortis sulla solidità del nostro sistema in termini di ricchezza finanziaria-immobiliare, struttura industriale medio-piccola e orientamento al formicolio risparmioso...

e per quanto sappia che boldrin non sopporta martin wolf, l'articolo di stamane sul sole l'ho trovato abbastanza corretto.

ps

non ho mai capito, da vecchio frequentatore del pensiero austriaco, per quale motivo i mercati, lasciati a se stessi, dovrebbero essere immuni dai meccanismi di amplificazione (feedback positivi), che determinano l'autoalimentazione dei processi di crisi, e dovrebbero invece procedere, tranquilli e sereni, verso nuove condizioni di aggiustamento e coordinamento. sempre e comunque. mi è sempre parsa una fede. immeritata.

L'Italia non ha visto la stessa bolla dell'Irlanda perchè molto piu' regolamentata, tassata a livelli di confisca e con una burocrazia sovietica (ti immagini cosa vuol dire costruire anche solo UNA casa qui da noi?) Gli incentivi e le possibilità a investire non c'erano e infatti molte società italiane hanno branches in Irlanda.

Non mi sembra che gli austriaci assumano l'infallibilità del mercato. Tutt'altro ma per rimanere in argomento per esempio un sistema aureo avrebbe posto un limite alla crescita degli aggregati monetari ben prima che raggiungessero tali dimensioni. Qualcuno sarebbe andato a vedere dove erano tutte queste riserve. Esiste cioè un meccanismo di autocorrezione. Un sistema a banca centrale anche quando coesistente con uno standard aureo è solo uno schema alla Ponzi

 

Finalmente il migliore Boldrin!

Per chi non avesse ship of fools a portata di mano, io proprio ieri ne leggevo una lunga ed avvincente  recensione sulla NY rev. of books.

Poi i salvataggi PREVILEGIATI arrivano in gra fretta (addirittura, stavolta, gentilmente IMPOSTI al governo locale), sennò ci smenano le banche tedesche e magari cade pure la Gran Bretagna, too big to fail indeed. Pare che le banche inglesi dipendano più dall'economia irlandese, che dalle sue banche - mentre queste ultime si dice abbiano i link più forti con le banche tedesche: toh che i 2 bastioni del rigore a tutti i costi, del bieco MONETARISMO  e della reazione europea improvvisamente s'addolciscono e bailano out l'Irlanda, in uno slancio di altruismo. Certamente un puro caso.

L'intro di Michele mi trova totalmente d'accordo. Solo una postilla. La  grande banca bacata porta tutto in malora, quando il sovra-sviluppo "bubbled" della Tigre-di-carta si ferma nel 2008, sia per cause internazionali che endogene (la housing bubble locale). 

Ma anche il modello celtico-tigrotto aveva un qualche problema - e non del genere liberismo-apertura e le altre cose che non piacciono a Vendy & Voltry - ossia: era un beggar your neighbour in Europa, ovviamente facilitato dalle ingessature varie, tipo un'impresa inglese passa il canale e vede ridursi il carico fiscale di un ordine di grandezza.

Tutto il conclamato "sistema di innovazione" (l'avevo studiato) era poi rabberciato e poco più di tappeti rossi per le  multinazionali (strategia: venite qui e siete insiders nell'UE), senza cercare di fare ANCHE sistema, in qualche modo. Per carità, non e' che l'Irlanda potesse fare molto altro: ma di qui a proporlo in TUTTO IL MONDO come il modello di politica Schumpeteriana....

 

 

serve a capire come il famoso "mercato" sia una bestia delicatissima, che va sia "attentamente" che "soavemente" regolata e come sia rischiosissimo lasciare che il "mercato" venga identificato con "quelli che comandano il mercato" ed il "regolatore" divenga "il politico con gli amici ricchi e potenti". Insomma, i conflitti d'interesse e la politica non contestabile, la politica degli amici degli amici, la politica che fa affari e gli affari che fanno politica, sono bombe ad orologeria che possono distruggere anche i paesi più floridi. E che non c'entrano nulla con il "liberismo", la "concorrenza" e tutto il resto (questa è una nota per un giovane lettore incontrato a Pisa ed ora residente a Washington).

 

Michele, su questo punto si scontra direi la quasi totalita' delle mie discussioni con amici e familiari e colleghi. Di questo parlai anche con Sandro Brusco durante un incontro di presentazione del vostro pamphlet a un gruppo di studenti della Sapienza (incontro in cui c'entravo come il classico cavolo a merenda...). Non nasce (anche) da una confusione del genere l'avversione italica per gli economisti, cattivi in quanto amici dei perfidi speculatori?

Se posso permettermi un umilissimo suggerimento, battere e ribattere su questo punto, per quanto a gran parte dei lettori di nFA possa sembrare una sovrumana ovvieta', mi pare davvero, davvero cruciale.

Premesso che la cattiva reputazione del mercato e annessi in Italia ha ragioni più che comprensibili, visto che è stato usato come lustra ideologica dagli anni '80 in poi per coprire pratiche che tutto erano meno che mercato e concorrenza (estremizzo: "che bello il mercato perché grazie ad esso i capitalisti sono belli ricchi vanno in giro con auto di lusso panfili e fanciulle di rara avvenenza e probabile facilità alla copula", vedi i vari Class e Capital. Smith e Schumpeter si rigirano nella tomba);

ecco gli atteggiamenti di persone probabilmente non sprovvedute, a proposito dell'ingresso in Italia di Amazon:(dal blog di Staglianò)

 

Io penso che tutti quelli, come Amazon, che vengono qui, distruggono un mercato, perchè vendere sottocosto è distruggere un mercato, senza neanche offrire uno straccio di posto di lavoro, visto che spediscono e immagazzinano fuori Italia, siano paragonabili agli esploratori che andavano in Africa a comprare risorse pagandole con perline. Liberi invece di pensare che sia il cavaliere buono, venuto a liberarci da tutta questa masnada di avidi strozzini che sono i librai, che, come si sa, vivono in case dai tetti d’oro.

 

pure da marx-keynes-sraffiano superfisso mi viene da piangere. A partire dal "sottocosto"...ma allora o sono scemi gli editori che vendono sottocosto ad Amazon, o è scema Amazon che lavora in perdita. Poi, "distrugge il mercato"...

E questo la dice lunga su come viene percepita la concorrenza

 

 

 

¿Si los bancos irlandeses tienen un agujero de cientos de miles de millones de euros, entonces, donde está todo ese dinero?

 

Questa è la domanda di un lettore del blog Nada es Gratis, visto che è rimasta senza risposta e dato che diverse volte me la sono posta anche io, magari qualcuno qui sa la risposta.

 

En ningun lado. Eran promesas, nada mas (con l'accento) que promesas.

It was a bubble, honey.

Articolo asciutto (unica sbavatura "irritante accento": a qualcuno può non piacere anche quello dei veneti, dei romani, dei milanesi, ecc.) ed efficace.

Importante la frase sul pericolo di identificare il mercato con gli incumbents che, proprio perché tali, possono sfruttare relazioni con la politica per essere protetti anche quando sarebbe più corretto lasciare entrare altri nel mercato; mi ha ricordato Rajan e Zingales, Saving Capitalism from Capitalists, peraltro all'epoca (2003/2004) sbeffeggiato da Marco Vitale sul Sole-24 Ore.

Mi chiedo e chiedo, però: fino a che punto si tratta di un atteggiamento realistico? Fino a che punto, cioé, possiamo credere che gli incumbents rinuncino a cercare la protezione del potere politico ed i politici si astengano dal concederla? L'esempio di Paulson che lascia fallire Lehmann e salva AIG come può essere interpretato?

Vero è che i salvataggi, prima o poi, si pagano ... se ho inteso bene quanto sta avvenendo per l'Irlanda.

 

Importante la frase sul pericolo di identificare il mercato con gli incumbents che, proprio perché tali, possono sfruttare relazioni con la politica per essere protetti anche quando sarebbe più corretto lasciare entrare altri nel mercato; mi ha ricordato Rajan e Zingales, Saving Capitalism from Capitalists,

già, ma se sono incumbents hanno comunque una possibilità di influenzare i regolatori e il processo politico più elevata, e spesso ci sono ragioni tecnologiche e/o finanziarie che rendono comunque difficile l'ingresso nel mercato a nuovi soggetti. Quanti potrebbero mettere in piedi ex novo una grande banca d'affari internazionale o una compagnia in grado di competere con Boeing e Airbus nell'aerospaziale, e forse il mercato resterebbe oligopolistico comunque (una banca o una società aerospaziale in più cambiano significativamente il mercato?)

 

Certo, esistono limiti tecnologici e dimensionali all'ingresso in certi mercati. Però avviene; d'altro canto, quante banche sono state vendute ad altre e non nazionalizzate o salvate a spese dello stato?

I discorsi su come il vero capitalismo non sia da confondere con le sue distorsioni mi ricorda molto la distinzione tra comunismo e comunismo reale. Cosa è reale, il fenomeno o il noumeno?

Comunque, nello specifico, è evidente che la tensione verso il monopolio è connaturata al capitalismo (perché è la condizione più vantaggiosa per chi la realizza) ma che solo in alcuni campi essa viene inevitabilmente realizzata (o quasi-realizzata attraverso lo sviluppo di oligopoli). Sarebbe interessante sapere (ed io non lo so perché sono ignorante) che tipo di soluzione gli economisti di scuola “liberista” propongono per gestire appunto questi settori.

 

da Alphaville.

In paricolare due punti sono interessanti

RTRS-GERMANY GOVT PAPER PROPOSES NEW EURO ZONE SOVEREIGN BONDS TO INCLUDE RESTRUCTURING CLAUSES IN 2011

2011 non più 2013

There could be other knock-on effects, too, warns one UK-based consultant who is also a former regulator. As things stand, regulators have discretion to apply a lower risk weight to sovereign debt held by a bank from the same country – that freedom could end, she says, as could the ability to apply the same type of discretion to sovereign guarantees. In addition, more sophisticated banks may be given less lee-way to work out their own risk-weightings for sovereign debt. And some bonds may no longer qualify as liquid assets for the purposes of Basel III’s controversial new liquidity coverage ratio…

Se vero sarà più difficile piazzare il nostro debito

 

secondo lo Spiegel c'è un documento che "the German finance minister, Wolfgang Schäuble, is preparing to present to fellow-ministers in early December.


 

"According to the Germans' plans, the conditions for all new bonds in the euro zone would include a debt restructuring clause as of 2013. The goal of the clause is to "make it possible to achieve a legally binding change in the payment terms through majority decisions of the creditors in the event of the debtor's inability to perform." The document lists maturity data extensions, rate reductions and debt waivers as measures.

  A neutral chief negotiator would mediate between bankrupt countries and investors. "This task should be assigned to an inter-governmental institution that can also be a provider of financing at the same time," the document reads.

  The new facility could also provide ailing countries with liquidity assistance. The money for the program would come from two sources. First, there would be the revenue from the penalties euro-zone countries would pay for repeatedly violating the upper deficit limit. Second, the euro-zone countries would pay into the fund, with their contributions possibly being based on their shares in the ECB.

  A condition for the procedure is an analysis of a country's "debt capacity" prepared by the European Commission, the ECB and the IMF. German government experts are convinced that their plan will be successful. "The affected country gets a realistic prospect of quickly regaining its reputation and trust," they write, while the creditors would receive the chance of "securing a portion of the value of their bond."

The drawback of the plan is that it cannot go into full force in 2013, because not enough bonds with restructuring clauses will be on the market right away. Recognizing this weakness, the government experts concede that there would be a transitional period. This would amount to a "period of six to eight years, for which transitional solutions will have to be found.

 

 

 

Alcune risposte:

1 - prima ancora della creazione di autorità Antitrust, nel Common Law si consideravano illeciti i contratti in restraint of trade; l'ostilità alle pratiche anticoncorrenziali non è frutto dello statalismo novecentesco - anzi, nel codice civile italiano, che risale agli anni 1939/1942, si reprime la concorrenza sleale ma non le restrizioni della concorrenza.

2 - l'attività bancaria non è un monopolio naturale, tanto è vero che può essere esercitata in concorrenza. E' un'attività protetta, nel senso che è riservata a società per azioni che siano in possesso di determinati requisiti oggettivi e soggettiva, previo riscontro non discrezionale da parte della Banca d'Italia (in passato, però, l'autorizzazione era discrezionale); è anche un'attività regolata, cioè sottoposta alla vigilanza della B.d'I., in ragione della funzione monetaria dei depositi.   

3 - sul caso amazon.it: non so se venda sottocosto (penso di no, sconti del trenta per cento sui libri non sono poi enormi, in ogni caso dovrebbero avere costi bassi). Però, in teoria, non si può escludere che un nuovo entrante cerchi di conquistare il mercato praticando predatory prices fino a che abbia praticamente eliminato i concorrenti o acquisito una posizione dominante, per poi ricondurli a livelli "normali" ... sempre che non sia imitato da altri. Sono pratiche molto note agli studiosi di diritto della concorrenza.    

sempre che non sia imitato da altri.

É questo il punto. Quando Amazon poi rialza i prezzi crea il mercato per i suoi concorrenti.

direi che questa figura (fonte IEA e quindi non un covo di picchisti) ci dice che i casi irlanda sono destinati a moltiplicarsi.

 

scusa, ma da una previsione come quella che hai allegato cosa vorresti dedurre?

che moriremo tutti?

 

 

 

 

Dear Dr. Fabio Scacciavillani,

 

Ireland’s Ambassador to the UAE, H.E. Ciarán Madden

cordially invites you to attend a seminar

“Ireland, the Financial Services Gateway to Europe”

led by

H.E. John Bruton

(Former Prime Minister of Ireland

and EU Ambassador to the United States)

on

Monday 6th December 2010 from 08:00 - 10:30

at Emirates Towers Hotel, Dubai, Godolphin Ballroom 3

 

Please RSVP by Sunday 28th Nov 2010 to

irishfinancialservices@enterprise-ireland.com

 

Ma tutto sommato un domani il tema della conferenza potrebbe riusltare profetico: l'Irlanda potrebbe effettivamente aprire la strada ad analoghi fallimenti.

Prima di accettare l'invito pero' vorrei assicurarmi che i soldi del FMI e dell'UE siano arrivati. Mi darebbe oltremodo fastidio che non ci fosse un ricco buffet di libagioni annaffiato da vini pregiati, o almeno abbondanza di liquori irlandesi sagacemente invecchiati.

Anzi ora che ci penso le azioni delle aziende irlandesi che producono alcoolici si potrebbero rivelare un investimento sicuro. Vista l'inclinazione della popolazione locale mi sembra l'unico antidoto alla depressione indotta dal cilma meteorologico ed economico.

 

 

 

 

 

il famoso "mercato" sia una bestia delicatissima, che va sia "attentamente" che "soavemente" regolata

 

Sostituire "mercato" con "fede", l'anno 2010 con l'anno 1005 e professor Boldrin con arcivescovo Boldrin.

Niente di nuovo sotto il sole: gli uomini, da sempre, più di ogni altra cosa hanno bisogno di credere.

Soavemente auguri

 

P.S.

A scanso di equivoci la mia non vuole essere una critica o un'accusa, è una semplice constatazione storica: c'è chi crede alla scienza e realizza la bomba atomica o la penicillina, c'è chi crede in dio e promuove le crociate o la costruzione del colonnato del Bernini, insomma credere è un bisogno "neutro", sono le azioni che ne conseguono a dover essere giudicate.

Tornando sul pezzo non si può dare la colpa all'Irlanda che "ci ha creduto" ma a chi l'ha fatto in quel modo (sento puzza di banchieri...).

 

 

Tornando sul pezzo non si può dare la colpa all'Irlanda che "ci ha creduto" ma a chi l'ha fatto in quel modo (sento puzza di banchieri...).

 

Diciamo "puzza di collusione tra banchieri e politici". Le banche irlandesi, Anglo Irish in particolare, erano in rapporto simbiotico col partito Fianna Fáil (nomen omen?1), con in mezzo i palazzinari a far da collante.

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1 (Si', lo so che e' Gaelico, la "á" e' accentata, si pronuncia "fiena foil", etc.)

 

Un editoriale di Paul Krugman sul tema.  A me pare che, tolte le sfumature, i nei e altre cose estetiche, sulla sostanza lui sia d'accordo con te, Michele, o tu con lui.

 

"None of these heterodox options are available to Ireland, say the wise heads."

 

su questo sono d'accordo io. se l'irlanda fosse l'islanda e se mia nonna avesse cinque palle...

vedo che si accenna anche a limitazioni della circolazione dei capitali, naturalmente in via transitoria. come fumare mentre si confezionano fireworks.

 

 

Un editoriale di Paul Krugman sul tema.  A me pare che, tolte le sfumature, i nei e altre cose estetiche, sulla sostanza lui sia d'accordo con te, Michele, o tu con lui.

 

Questo che PK scrive qui e' fuorviante:

Then the bubble burst, and those banks faced huge losses. You might have expected those who lent money to the banks to share in the losses. After all, they were consenting adults, and if they failed to understand the risks they were taking that was nobody’s fault but their own.

In realta' la garanzia non ha salvato le banche e i loro azionisti (vedi qui l'andamento delle azioni di Allied Irish Bank e Bank of Ireland; Anglo non esiste piu', quindi assumi che il valore delle sue azioni sia andato a zero), ma i creditori: chi aveva depositi e chi deteneva obbligazioni. I quali non erano semplici "private wheeler-dealers seeking nothing but their own profit", ma altre istituzioni finanziarie, tipo le banche tedesche (per 114.7 miliardi di euro). Questa situazione, che ha serie impliczioni per la stabilita' del sistema finanziario internazionale, era ben nota ma fu del tutto trascurata da regolatori e politici europei prima che la crisi scoppiasse.

Comunque, se mi e' permesso essere cinico, non tutti i mali vengono per nuocere: senza che si verificassero serie crisi la spesa pubblica continuerebbe a crescere senza alcun limite, mentre adesso, almeno in alcune isole che si affacciano sull'Atlantico, viene tagliata sul serio. Chissa' che un giorno la stessa medicina possa funzionare anche nel Belpaese, e fermarne il lento declino.

 

 

Ok ho capito che la scelta del governo irlandese di garantire tutto il debito delle banche è stata sciagurata. Mi convince anche il punto che probabilmente sia la politica a spingere verso lo sviluppo di mostri che finiscono per essere (per la politica stessa) troppo grandi (e interconnessi con la politica) da lasciar fallire (tra l'altro ho visto che anche Roubini ne “La crisi non è finita” pag. 321 propone di “ridimensionare alcuni istituti finanziari considerati troppo grandi per essere lasciati fallire”). Mi è anche chiaro che il disastro irlandese non deve indurci a pensare – come fanno “lupi e sciacalli” - che i mercati (pur necessitando di regolazione attenta e soave) non funzionino del tutto, o portarci a ritenere che è male tagliare tasse e spesa pubblica, ecc. Fin qui tutto chiaro.

Quello che non ho capito (visto che nel post, nei commenti e anche negli articoli linkati ci si sofferma molto di più sugli eventi recenti) è quanta parte della frittata irlandese fosse già stata combinata in precedenza, cioè prima ancora di prendere la sciagurata decisione di proteggere le banche (e forse ancora prima ancora di lasciarle crescere in quel modo). In altre parole non ho capito se e quanto lo specifico modello di sviluppo irlandese (per anni citato come modello virtuoso) basato su bassissime tasse per le imprese per attrarre le società estere, sia stato all'origine di una particolare “via irlandese” alla crisi. O se invece no: l'avere tenuto – ad esempio – per anni l'imposta sulle società al 12,5% non c'entri affatto con il recente precipitare degli eventi, visto ad es. che il rovinoso debito, almeno all'inizio, non era pubblico e magari sarebbe bastato lasciare fallire un paio di istituti azzardosi (tenuti a tempo debito in scala più ridotta) per non essere travolti dal disastro.

La risposta lunga e dettagliata la puoi avere solo dalla lettura di qualche libro sull'argomento, a partire da quelli qui consigliati.

Quella breve è: dal 2002 circa, con l'arrivo dell'euro e dei tassi bassi (molto bassi, data l'inflazione interna irlandese). Un punto di partenza, con una descrizione elementare ma ragionevole dei dati essenziali, lo trovi qui.

la tabella seguente mostra a mio avviso il dramma dell'Irlanda e la certezza che l'Europa non la farà fallire

si noti l'Italia : pochissimo esposta verso i "colleghi" PIGS e con il debito esterno minore degli altri in rapporto al PIL : grazie FRANCIA!

 

Rielaborazione dei dati di QUESTO articolo

c

 

Phastidio  riporta un'analisi JP Morgan.

 

una decurtazione di “solo” il 20 per cento del valore di rimborso di titoli di stato greci, irlandesi, spagnoli e portoghesi determinerebbe l’azzeramento del capitale proprio delle banche francesi.

e

il tasso d’interesse medio che l’Irlanda pagherà sul prestito congiunto di Ue e FMI è del 5,8 per cento complessivo. Dal 2014 il servizio di questo debito sarà pari a circa il 25 per cento delle entrate del paese. Secondo i dati storici di Moody’s, la percentuale di servizio del debito sul totale delle entrate che provoca il default è del 22 per cento

Ricapitolando, l'haircut non è fattibile, il salvataggio totale nemmeno. Proposte?

 

 

se il ministro SOTUTTOIO si esprime così siamo nella palta!

13:35 01/12/2010

*** Crisi: Tremonti alle Regioni, la situazione e' indecifrabile<em>

Potrebbe esserci un fine settimana imprevedibile Roma, 01 dic - Nell'attuale situazione di crisi dei mercati nell'Eurozona, potrebbe esserci un fine settimana imprevedibile, perche' la situazione e' indecifrabile. Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, durante l'incontro con le Regioni su federalismo e Manovra, secondo quanto riferiscono alcuni partecipanti alla riunione.


Non sarebbo state sufficienti due semplici parole, ovvero partite correnti?

Prima cade l'Islanda (che vabè, è fuori dall'Euro, ed aveva il25% di deficit corrente sul Pil, ora, dopo la massiccia svalutazione pare esser tornato su un più sobrio -3% e qualcosa), poi la Grecia (-10%), ora nel mirino è il Portogallo (-9%), poi ci sarà la Spagna (-5,91%, diciamo 6%), l'Irlanda (-6% circa) e dopo viene l'Italia (con un più sobrio -2/3%). Tutto il resto della zona Euro è in attivo, chi più chi meno. 

Non è possibile che la crisi irlandese risieda nel solo fatto che durante la fase di espansione il Fianna Fail avrebbe dovuto fare delle politiche fiscali più restrittive visto che il tasso d'interesse dell'Eurozona era troppo basso rispetto al tasso di crescita interno? Non potevano formare un surplus pubblico che compensasse l'esplosione del debito privato estero?

Le banche irlandesi non potevano essere più restrittive e conservative nei prestiti e nei mutui, invece di agevolare l'indebitamento privato delle famiglie irlandesi con il resto dell'Eurozona?

Non è possibile che avessero ragione coloro che sostenevano che l'Irlanda avrebbe dovuto abbassare il proprio tasso d'inflazione, magari con politiche fiscali restrittive ed aumento del surplus delle finanze pubbliche, perchè tale posizione sarebbe stata insostenibile nel medio-lungo periodo? (Me li ricordo gli articoli di giornale che difendevano le scelte dell'Irlanda, che era giusto avere più inflazione perchè c'era più crescita in regime di cambi fissi, ecc..)

L'esempio lungimirante viene dalla Norvegia, dal partito e governo laburista, che non scialacqua i surplus petroliferi (come voleva il partito "liberista" di opposizione, il Partito del Progresso, che demagogicamente voleva diminuire la quota di tali surplus destinati al fondo pensioni pubblico).

A quanto pare, i partiti conservatori e "liberisti", come il Fianna Fail, il partito socialdemocratico di Barroso o quello di Papandreu, sono molto più spendaccioni e molto meno prudenti dei partiti laburisti, come quello norvegese, svedese. Forse si salvano i liberali danesi (che hanno mantenuto un consistente avanzo primario) e quelli del benelux, oltre a quello tedesco (di grande coalizione fino all'anno scorso).Anche in Italia c'è questo paradosso, con il governo Berlusconi che nella legislatura 2001-2006 fece una riduzione delle imposte in deficit, dopo dovette arrivare Padoa Schioppa a mettere una pezza.

In sostanza, spendere di meno e risparmiare di più.

Nessun politico italiano ha, ad oggi, una ricetta per salvare lo stato sociale e l'occupazione senza gravare sulla bilancia di pagamenti (cioè senza aumentare le imposte o diminuirle in deficit).

Comunque, meglio tagliare un miliardo oggi che dieci domani con un servizio sul debito raddoppiato.

 

 

Una visione diversa

http://pensatoio.ilcannocchiale.it/2010/12/06/lirlanda_e_la_dimostrazione_ch.html

 

L’Irlanda dunque è sfruttata imperialisticamente dalle imprese straniere e fortemente condizionata nelle sue scelte di politica fiscale e del lavoro.

Il basso costo del lavoro e le basse tasse sulle imprese impediscono all’Irlanda di sfruttare a pieno tali investimenti : dato che la maggior parte dell’industria manifatturiera è di proprietà straniera, un considerevole ammontare di profitti viene rimpatriato ogni anno, determinando un esteso gap tra PIL e PNL

 

 

imperialisticamente?

secondo te senza investimenti stranieri gli Irlandesi sarebbero stati piu' o meno ricchi lungo l'arco di tempo considerato?

PS: richiedo a gran forza gli emoticons alla redazione.

 

 

Qui l'articolo. A me sembra demenziale (a parte cose ben note come il basso indebitamento privato degli italiani). che ne pensate?

A me sembra la stessa tattica di quegli animali che si gonfiano tutti per sembrare piu' grossi agli occhi dei predatori. Ma magari un po' di scena aiuta per davvero a rifinanziare il debito pubblico al prossimo giro.

 

Ci ho anche provato a leggerlo, ma quando sono arrivato a

 

(nessun governo, tra l'altro, ha mai pagato i propri debiti con il Pil)

 

ho deciso che ho cose migliori da fare che leggere questo signore.

Il punto 10 con la definizione di competitività reale è incredibile

è un articolo che ha colpito parecchi, a diversi livelli. le cause, per me, sono misteriose: è un prolisso e fumoso decalogo, con 6 o 7 punti che rinviano allo stesso, singolo concetto, l'elevata ricchezza privata degli italiani.

sai che novità il convento povero e i frati ricchi. però sia il colto che l'inclita, almeno nel mio soggettivo campione, hanno ritenuto di farsi venire la paura di tassazione patrimoniale. intendiamoci, è un' inferenza doverosa, ma perchè ora, dopo un articolo che non ha quasi la data e di una firma non autorevolissima? (come se poi ce ne fossero rimaste,  di firme autorevolissime...)

 

 

 

Anche l'Irlanda ha un bel surplus (17 miliardi) ma se lo è costruito non con il lavoro e la genialità dei propri imprenditori (come l'Italia) bensì con vantaggi fiscali anacronistici (e inaccettabili in un mercato unico come quello europeo) che hanno attratto nell'isola multinazionali che avrebbero invece dovuto pagare le giuste tasse nei loro paesi d'origine.

 

sto ancora rotolando...

sporchi liberisti mangiapane ad ufo!!!

le tasse sono giuste!!! ve l'ha detto il sole!!!

prendete e portate a casa