Brunetta, l'IMU e il FMI.

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In estate mi capita più spesso che in altri periodi di immergermi nel buon vecchio "puzzo di stampa", cioè la lettura del giornale in versione integrale su carta. Facendolo si trovano cose che altrimenti non si sarebbero notate, come questa lettera di Renato Brunetta al direttore del Corriere della Sera sul consiglio del FMI al governo italiano sulla possibile eliminazione dell'IMU. Val la pena di essere brevemente commentata come esempio di cattivo uso di argomenti (apparentemente) scientifici a sostegno di posizioni meramente politiche.

La lettera è funzionale a una delle battaglie politiche del PDL (avallata obtorto collo dal PD, come troppe altre cose che fanno sembrare quel collo sempre meno obtorto, ma questo è un altro tema), l'abolizione dell'IMU, e si propone di persuadere il lettore, sulla base di

 

considerazioni teoriche ed empiriche [...] che la valutazione espressa dal Fondo monetario internazionale, che tanto ha avuto risalto mediatico e politico, [è] sbagliata

 

Quale sia questa valutazione è riportato, in estrema sintesi, all'inizio della lettera:

 

la tassa sulla proprietà immobiliare sulle prime case dovrebbe essere mantenuta per ragioni di equità ed efficienza fiscale

 

Dopo aver ricordato la necessità di ridurre la pressione fiscale e di ridurre strutturalmente il debito pubblico come da proposta del PDL (ah, si, quella copiata e pure male) si arriva alla "considerazione teorica": la riduzione del cuneo fiscale (cioè le imposte sul lavoro, quelle a carico del lavoratore e quelle a carico del datore di lavoro) è una politica "supply side". Fin qui niente di sbagliato (una politica supply side, a differenza delle politiche di stimolo alla domanda, è una politica il cui obiettivo è stimolare la produzione aumentando gli incentivi a lavorare e a produrre), anche se nella nostra distrazione non ci eravamo accorti che ci fosse un credibile piano di riduzione generalizzata del cuneo fiscale da parte del governo italiano. Che c'entra la riduzione del cuneo fiscale con l'IMU e la raccomandazione del FMI? C'entra perché secondo Brunetta una politica supply side di questo tipo

 

presuppone una fase di ripresa e non di recessione dell'economia [...]. È necessario quindi un immediato provvedimento fiscale che abbia un effetto dal lato della domanda

 

e questo sarebbe appunto l'abolizione dell'IMU. Ora, la premessa per cui una politica espansiva di tipo supply side funziona solo in una fase espansiva del ciclo economico è, quasi per definizione, sbagliata. E' un po' come dire che il funzionamento dell'aspirina presuppone febbre a 36,7. È esattamente durante una recessione che l'input di lavoro si riduce con una certa persistenza perché si indeboliscono gli incentivi ad assumere lavoro e a cercare un lavoro se lo perdi o se non ce l'hai. Se uno crede che il cuneo fiscale contribuisca a ridurre il numero di posti di lavoro offerti, allora uno deve anche credere che l'allentamento di questo vincolo abbia effetti di stimolo anche durante una recessione; in effetti, si potrebbe argomentare, più intensamente durante una recessione, anche se questa è questione empirica su cui non ci addentriamo.

Dopo di che, poiché da premesse sbagliate derivano tipicamente conclusioni sbagliate, arriva la "considerazione teorica" finale, cioè appunto che l'abolizione dell'IMU serve a far funzionare una eventuale riduzione del cuneo fiscale. L'affermazione per cui una politica supply side espansiva richiede, per sortire effetti, una politica demand side espansiva mi pare fantasiosa sul piano teorico e improbabile su quello empirico. Non sono uno specialista di questa letteratura, per cui sarei contento se qualcuno più esperto mi facesse imparare qualcosa di nuovo dimostrandomi che ho torto.

Le "considerazione empiriche" di Brunetta, naturalmente, non vertono su questo punto ma solo sulla dimensione empirica dei moltiplicatori della spesa, che purtroppo tutti sappiamo essere "all over the board" (parecchio inaffidabili, cioè, come da ammissione dello stesso RB).

Una sfortunata lettera, insomma. Un umile consiglio al direttore del Corriere della Sera: si faccia consigliare da un economista di sua fiducia prima di pubblicare lettere in cui si prendono posizioni politiche su questioni economiche sulla base di "considerazioni teoriche ed empiriche". Se è un economista serio le darà un consiglio gratis, per amore della scienza. A meno che non volesse fare un assist a qualche malevolo blogger.

Concludo con la mia interpretazione della posizione del FMI, quella che secondo Brunetta è (tecnicamente) sbagliata. Io credo che il FMI volesse dire questo. Notate che parla di "equità ed efficienza". L'evasione fiscale in Italia è a un livello abnorme per un paese economicamente avanzato. Ho argomentato in un altro post che questo è dovuto in buona parte a un effetto di composizione, cioè l'abnorme incidenza del lavoro autonomo nel nostro paese. Qualunque sia la causa, il punto è che la raccolta fiscale in Italia è inefficiente (il governo non riesce a incassare quello che vorrebbe) e iniqua (la pressione fiscale è più intensa su chi le tasse non può evaderle). Per un paese come l'Italia sarebbe quindi meglio avere meno imposte dirette (che si possono facilmente evadere in assenza di "third party reporting") e più imposte come l'IMU (difficile nascondere un immobile al fisco). Non esattamente una valutazione sbagliata, insomma. Al contrario, la direzione giusta seguendo questa linea di ragionamento sarebbe l'opposto di quanto suggerito da RB: ridurre cuneo fiscale e mantenere l'IMU o introdurre altre imposte patrimoniali riducendo quelle sui redditi di lavoratori e imprese (anche perché la direzione indicata da RB -- riduci questa imposta e anche quell'altra ma non toccare mai la spesa -- rivela che il modello statico e senza vincolo di bilancio della politica fiscale infetta tutto l'arco parlamentare). Per un lavoratore non cambia niente se paga 100 in meno di IRPEF e 100 in più di IMU o patrimoniale di altro tipo.  Anche i patrimoni possono scappare o non accumularsi, certo. Ma nel frattempo, suggerisce il FMI, il sistema fiscale è più efficiente (sia nel senso dell'efficienza di raccolta sia nel senso di minore distorsione) e più equo.

Poi ovviamente, il giorno che si deciderà di parlare di cose serie, ci sarebbe l'idea di ridurre in generale la pressione fiscale congiuntamente a una riduzione della spesa pubblica -- il modello dinamico con vincolo di bilancio intertemporale di cui sopra. Ma né Brunetta né i suoi sodali di partito e ora anche di governo sembrano avere urgenza di parlarne.

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Commenti

Ci sono 1 commenti

sia l'unico elemento che ha attenuato l'aumento di una spesa pubblica fuori da ogni controllo.

Sembra che il coccodrillo, più mangia più cresca.