E bravo Tremonti.

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Sorpresi? Stiamo cercando di concentrarci sui lati positivi. Ma non illudetevi: i tagli alla spesa non bastano.

Bene l'aver resistito l'anno scorso alla tentazione degli stimulus plans. Dato l'elevato debito italiano, se avesse risposto alla crisi finanziaria come hanno fatto Francia e Germania, ora qui sarebbe peggio della Grecia.

Bene anche il recente impegno ai tagli alla spesa pubblica. Seguendo l'esempio di Spagna e Portogallo, pare concretizzarsi una manovra di tagli da 26 miliardi (spalmati su due anni: 2011-2012), che potrebbe includere addirittura tagli agli stipendi di politici e managers statali.

Sono mosse chiaramente non scelte ma forzate dalla situazione disperata dei conti pubblici. Vanno comunque incoraggiate perché alternative a manovre suicide come stimulus plans prima, e aumento della pressione fiscale ora. I tagli alla spesa pubblica comunque non bastano e, per quanto sulla buona strada, se la manovra anti-crisi si riducesse solo ai tagli della spesa rischierebbe di non fare un gran bene.

La motivazione dietro questi tagli è la crisi di finanza pubblica che ha investito tutta Europa. Dopo decenni di social-democrazia finanziata dal debito, in Europa è arrivato il conto: i risparmiatori non si fidano più dei governi e non sono più disposti a prestare per timore di non veder mai più tornare indietro i propri risparmi. Lo shock, per le classi politiche che da decenni negavano l'esistenza di un problema, è arrivato improvviso nel 2009 a seguito del crollo di 5 punti percentuali del PIL di svariati paesi europei.

È importante menzionare che questo crollo del PIL ha incrementato i rapporti Deficit/PIL e Debito/PIL non solo perché ne ha ridotto il denominatore. Ha anche portato ad una seria caduta delle entrate fiscali, aumentando i numeratori. Il timore degli investitori (almeno per Italia, Portogallo e Spagna) si deve più alla caduta delle entrate che alla crescita della spesa. Perché? Perché una parte importante di questa caduta del gettito fiscale è permanente.  E perché è permanente? Perché la crescita economica a tassi sostenuti (che genera sia reddito che gettito) non sembra aver alcuna intenzione di tornare. Questo vale doppiamente per l'Italia, la quale era già da un decennio che la crescita sostenuta se la sognava. Rebus sic stantibus, continuerà a sognarsela.

Questo, quindi, il problema della cui esistenza si è finalmente reso conto anche GT: il deficit pubblico pari al 5% del PIL, per quanto sia più piccolo di quello degli altri grandi paesi EU, ha natura quasi interamente permanente. Con un deficit permanente di questa entità, l'Italia rischia di fare la fine della Grecia nello spazio di un anno o due. Con almeno un anno di ritardo, anche GT l'ha capita (o gliel'hanno fatta capire i tedeschi e la BCE, che fa lo stesso). Meglio tardi che mai.

Vediamo ora perché quanto ha proposto di fare è "bene, ma insufficiente". Partiamo da:

Bilancio Primario = [(Entrate Fiscali) - (Spesa Pubblica)] / PIL

Fino al 2008 l'Italia era un paese virtuoso in bilancio primario, spendendo meno di quanto raccoglieva in tasse (il deficit finale viene dagli interessi sul debito). Se il PIL 2008 era 100, la spesa pubblica (interessi sul debito pubblico esclusi) era 44 e le entrate erano 46. Dunque il bilancio primario per il 2008 era:

Bilancio Primario 2008: 2% = [46- 44]/100

L'Italia nel 2008 aveva un 2% di surplus primario (2.4% ad esser precisini). Nel 2009 il PIL è crollato a 95, la spesa è rimasta più o meno inalterata in valore assoluto mentre le entrate si sono aggiustate in proporzione al PIL.

Bilancio Primario 2009: -0.3% = [(0.46*95) - 44]/95

Sommandosi agli interessi sul debito, questo deficit primario porta al preoccupante -5.3% del PIL. I calcoli sono approssimativi, ma servono a far intendere un meccanismo importante: a legislazione vigente, le entrate fiscali sono una percentuale fissa del PIL mentre la spesa pubblica tende ad essere fissa in valore assoluto. Poiché la spesa pubblica italiana non ha nulla di ciclico, ci sono solo due modi per evitare che il deficit permanga nel tempo, destabilizzando il rapporto Debito/PIL: far ritornare rapidamente il PIL ai valori del 2008 (o superiori) oppure tagliare la spesa, o una combinazione delle due cose. Per evitare di fare la fine della Grecia, anche il governo italiano s'è svegliato, ed ha annunciato qualche taglio. Bene.

Tredici miliardi di tagli (26 in due anni) sono pari ad un 1% scarso del PIL, portando la spesa da 44 a 43. Assumiamo anche che il PIL cresca dell'1% arrivando a 96:

Bilancio Primario 2011: 1.2% = [0.46*96) - 43]/96

Togliendoci poi gli interessi sul debito, questo porterebbe il deficit sul -4%. Benissimo. Cioè, sarebbe sempre un numero preoccupante, ma perlomeno darebbe un segnale di miglioramento. Purtroppo il problema con questo calcolo è che è incompleto: tagliare la spesa ha conseguenze immediate anche sul PIL.

Questa spesa pubblica (inefficente o meno che essa sia) va comunque a finire nella domanda aggregata. Se riduciamo G (la spesa pubblica) di un punto percentuale e non facciamo niente altro la domanda aggregata dovrebbe calare di un 1%. Non sarà proprio un 1% perchè potrebbe esserci una crescita della domanda estera e un miglioramento delle aspettative dei consumatori (che discuteremo dopo). Però, in prima approssimazione, l'impatto sarà di far rimanere il PIL a 95 o giù di lì. Quindi, se l'unica azione di politica economica consiste nel ridurre la spesa dell'1% del PIL, avremo:

Bilancio Primario 2011: 0.7% = [(0.46*95)- 43]/95

Per i pignoli, ripetiamo che l'impatto di una riduzione della spesa pubblica non sarà di 1 a 1 sul PIL: potrebbe essere maggiore o minore. Ma non è questo il punto: il punto è che non si esce da una crisi strutturale dei conti pubblici solo tagliando la spesa. Si viene fuori dalla crisi soltanto stimolando la crescita economica, portando il PIL da quel 95 a 100 il più presto possibile e garantendo poi un tasso di crescita sostenuto che riduca il rapporto Debito/PIL per inerzia. Per applaudire non basta una mano, ce ne vogliono due, e la seconda mano consiste nella riduzione della pressione fiscale e nell'attivazione di meccanismi di crescita.

Perchè serve accompagnare la riduzione in spesa pubblica con almeno una riduzione delle tasse? Vediamolo in due passi. Prima consideriamo semplicemente l'impatto sulla domanda aggregata. La riduzione della spesa pubblica di 13 miliardi, che porta G da 44 a 43, serve per finanziare una riduzione della pressione fiscale (poi parliamo dove farla) da 46% a 45%:

Bilancio Primario 2011: 0.2% = [(0.45*96) - 43]/96

I dati sono approsimativi con delle inesattezze di secondo ordine, ma paragoniamo il risultato con i precedenti. Il bilancio primario non è uno 0.7% come prima, ma solo un 0.2%, per due ragioni. La prima ragione è perchè non abbiamo utilizzato la riduzione della spesa pubblica per ridurre il deficit, ma l'abbiamo invece utilizzata per ridurre le tasse: questo peggiora il bilancio primario. Secondo, non abbiamo perso un punto percentuale del PIL (abbiamo mantenuto la crescita a 96), quindi il denominatore è maggiore. Quest'ultimo fatto segue dall'ipotesi che una riduzione della pressione fiscale dell'1% finanziata da riduzione della spesa genera, in Italia, una crescita della domanda privata del medesimo ammontare.

Il punto macroeconomico è che, considerando solo la domanda aggregata, una riduzione di spesa pubblica accompagnata da un'equivalente riduzione in pressione fiscale dà un risultato (quasi) neutrale. Allora perché riteniamo ci debba essere anche la riduzione delle imposte? Perché, a nostro avviso, in Italia una riduzione delle tasse avrà un effetto sulla crescita. È come sacrificare un pò di pesci oggi (minor miglioramento nel bilancio primario) per imparare a pescare (più crescita oggi, domani e dopodomani).

Non dimentichiamoci che il reddito nazionale, il PIL dell'ISTAT, è funzione di fattori che vengono compressi dalla pressione fiscale. La pressione fiscale, specialmente quando supera certe soglie "critiche", influisce negativamente sulla crescita e, non a caso, l'Italia ha una delle pressioni fiscali più alte d'Europa ed il più basso tasso di crescita europeo degli ultimi dieci anni. Continuando con la serie di calcoli illustrativi e includere l'effetto crescita, facciamo l'ipotesi non del tutto peregrina che una diminuzione dell'1% della pressione fiscale, se fatta bene, possa regalarci una mezzo percento di crescita in più. Allora:

Bilancio Primario 2011: 0.4% = [(0.45*96.5) - 43]/96.5

Dove applicare una riduzione fiscale di 13 miliardi di euro? Senzaltro in una riduzione del cuneo fiscale che impedisce al nostro sistema produttivo di essere competitivo nel mercato globale. 13 miliardi di meno tasse sono pochini, e le possibilità di riduzioni fiscali abbondano. Non bisogna però perseverare nel ragionamento erroneo che siccome sarebbe una riduzione talmente marginale, tanto vale non farla. È una strada lunga e fatta di piccoli passetti, ma è l'unica via di uscita dalla fossa del debito pubblico causato da decenni di socialismo.

Ovviamente, siccome il problema è la crescita, non bastano i piccoli tagli della spesa accompagnati da altrettanto minuscole riduzioni fiscali. Non solo ne servono di ben maggiori ma, soprattutto, occorre evitare di far gran danni altrove mentre si fa qualcosina di buonino da un lato. Ecco, allora, che la Banca del Mezzogiorno o il Finto Federalismo Fiscale (FFF) andrebbero evitati come la peste. Come andrebbe evitata l'idea di rimandare la riforma del sistema fiscale alla fine della legislatura: va fatto ora! Questo tanto per menzionare le prime tre cose importanti che ci vengono in mente.

Allora, per il momento bravino Tremonti, ma tagliare la spesa non basta, anzi, non basta nemmemo tagliarla di solo 13 miliardi, se è per quello. È fondamentale accompagnare i tagli nella spesa pubblica con altrettanta riduzione nella (op)pressione fiscale ed evitare di fare guai collaterali nel tentativo di "compensare" immediatamente i costi elettorali che questi tagli potrebbero generare, perché poi è tutta lì la questione e tu, Giulio, lo sai. Cerca di farglielo capire anche al signor BS.

P.S.

Siccome siamo economisti, abbiamo considerato anche la versione complicata del problema. Eh sì, perché quella di prima era la versione facile. La mettiamo qui, in appendice, perché per una volta non sembra fare grande differenza. Facciamo, di nuovo, l'ipotesi che si taglino solo le spese e non le tasse. Allora, in soldoni, cala (forse) il PIL e (quasi certamente) si riduce il deficit pubblico. Questo implica che si riduce, rispetto all'alternativa, l'emissione di debito pubblico. Qui entra in scena l'arnamentario pesante dell'economista: crowding out (ossia, Martin Feldstein, MF) o equivalenza ricardiana (ossia, Robert Barro, RB, l'allievo discolo del precedente)? È un casino, anche perché l'alternativa non è così netta. Comunque, in soldoni, funziona così. Se ha ragione MF la minor emissione di debito pubblico lascia spazio al debito privato, che potrebbe far crescere gli investimenti i quali, a loro volta, tendono a far crescere il PIL. Insomma, far meno debito pubblico fa crescere il PIL da solo, anche senza tagliar tasse. Se ha ragione RB ... il risultato è lo stesso: siccome meno spesa oggi vuol dire, anche a tasse invariate oggi, meno tasse domani, le famiglie si sentono meno povere e spendono di più. Insomma la domanda riappare da quel lato. Complicato, per cui proviamo a darci un'occhiata più attenta.

Il ragionamento "ricardiano" dice che non importa quando tagli le tasse: se tagli la spesa il settore privato sa che, nel lungo periodo, deve pagare meno tasse quindi si sente più ricco e quindi compensa con domanda privata alla caduta di domanda pubblica. Il ragionamento "keynesiano" dice che la minor emissione di debito pubblico lascerà parte del risparmio privato "libero" per fluire verso investimenti privati, i quali saranno quindi agevolati. A noi, in realtà, nessuno dei due ragionamenti convince: il risparmio italiano già va dove lo porta il cuore (ossia, i tassi di rendimento nel mercato globale) ed il debito pubblico viene acquistato da investitori sia italiani che globali. Una variazione nell'emissione di debito pubblico italiano non avrebbe probabilmente alcun effetto sui tassi d'interesse che le imprese italiane devono pagare per prendere a prestito. Il ragionamento ricardiano è inficiato, in Italia, dal fatto che almeno il 50% più povero non gode quasi di alcun accesso al credito per il consumo: una riduzione fiscale anche piccola, ora, sarà per queste famiglie molto meglio che una riduzione fiscale magari maggiore ma "futura".

Morale: anche la versione sofisticata suggerisce di non tagliare solo la spesa. Occorre tagliare subito anche le imposte sul reddito da lavoro.

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Commenti

Ci sono 240 commenti

Bene l'aver resistito l'anno scorso alla tentazione degli stimulus plans. Dato l'elevato debito italiano, se avesse risposto alla crisi finanziaria come hanno fatto Francia e Germania, ora qui sarebbe peggio della Grecia.

Noi gli stimuli ce li siamo dati fra i '70 e gli '80. Giustissimo non aver messo a repentaglio il bilancio pubblico adesso, ma allora si dovrebbe evitare di lamentarsi troppo per il calo del PIL di cinque punti, maggiore di quello di Paesi come UK e USA che hanno messo (= dovuto mettere) in campo le loro misure. Per quanto riguarda la Francia e la Germania, se lo potevano permettere, visto il livello non esagerato del loro debito, ma i campioni dell'accollo alle finanze pubbliche stavano altrove.

La motivazione dietro questi tagli è la crisi di finanza pubblica che ha investito tutta Europa. Dopo decenni di social-democrazia finanziata dal debito, in Europa è arrivato il conto: i risparmiatori non si fidano più dei governi e non sono più disposti a prestare per timore di non veder mai più tornare indietro i propri risparmi.

Candidatura alla barzelletta del mese? Se ci sono Paesi che stanno messi da re, in questo momento, sono i Paesi scandinavi - sia come debito che come deficit. Anche la Germania, che va certamente classificata come socialdemocrazia, non si deve per forza mettere a stecchetto. MA soprattutto i soldi cacciati dai bilanci pubblici non sono certo stati usati per finanziare lo stato sociale (benchè di uso a fini sociali si deve pur parlare).

Capisco che ci sia un tentativo di stampo Ostelliniano di confondere le menti, e far dimenticare la dinamica economica che ha condotto a questa situazione, ma a tutto c'è un limite.

Bravo Tremonti, ma ancora meglio chi produce analisi appropriate al caso.

RR

 

Ritieni che le tue obiezioni ed il richiamo all'analisi di Krugman siano appropriate al caso dell'Italia?Percchè la spesa pubblica italiana mi pare sia del tipo che Krugman osserva manchi in altri paesi. Ed in ogni caso, la spesa pubblica dei paesi scandinavi o non non, fortunati loro, inefficiente come la mostra.

Candidatura alla barzelletta del mese? Se ci sono Paesi che stanno messi da re, in questo momento, sono i Paesi scandinavi - sia come debito che come deficit. 

Capisco che mettere in ballo il credo socialdemocratico e' un'eresia qui in Europa che va attaccata sventolando la Scandinavia. Riflettiamoci sopra. La UE e' un insieme di socialdemocrazie di mezzo miliardo di persone. Mediamente per la zone UE il deficit e' peggiorato arrivando al -6.8%, e il debito si e' portato sull'orlo dell'80%. Ora, Svezia, Finlandia e Danimarca, che rispettivamente hanno 9 milioni, 5 milioni e 5.5 milioni di abitanti, mi dici che sono tra i paesi piu' virtuosi. Cosa vorresti dire? Che se aumentiamo la pressione fiscale al 55% come in Svezia allora si che vedremo i risultati del socialismo? Che avere una pressione del 46% in Italia non e' ancora abbastanza? Penso e spero di no. Forse ci sono altre ragioni (tipo magari le dimensioni di questi paesi) a spiegare la loro finanza pubblica piu' in ordine. Guardando alla Scandinavia al massimo puoi dire che il socialismo non e' la causa di problemi, perche' esistono paesi socialisti in grado di contenere la spesa. Anzi, come era stato riportato in un altro post, ci sono lezioni da imparare. Oppure guardando fuori dall'Europa puoi sottolineare che anche amministrazioni non socialiste hanno deteriorato deficit e debito (vedi Reagan e Bush II). Sta di fatto che l'Europa e' un insieme di socialdemocrazie che negli anni hanno visto un peggioramento del debito.

Bravo Tremonti, ma ancora meglio chi produce analisi appropriate al caso.

Fa piacere vedere che ilsole24ore ha scoperto google translate, ma ITA e' sicuramente l'eccezione alla analisi di PK: "da dove vengono questi deficit strutturali? Sicuramente non vengono dagli interessi sul debito:" E' sicuramente vero il contrario per ITA. Il punto del nostro articolo era appunto che il deficit italiano ha una componente permanente, a differenza di molti altri paesi dove puo' stare la descrizione di PK.

 MA soprattutto i soldi cacciati dai bilanci pubblici non sono certo stati usati per finanziare lo stato sociale

Appunto! E ricordiamoci che PK era uno dei massimi promotori di questi stimulus plans (per lui migliaia di miliardi di stimulus plans non erano abbastanza, bisognava fare di piu'). Come vengono spesi (se per lo "stato sociale" o no) e' secondario, basta spendere e tassare...

 

 

Molto interessante, grazie dell'articolo!

Tuttavia come la mettiamo col condono edilizio ventilato sempre da Tremonti? Gli effetti collaterali di quest'ultimo non finiranno per compensare i (pochi) benefici di questo taglio della spesa?

Perchè dovrebbe? A breve porta solo qualche soldo in cassa, magari stimola pure qualche investimento.

Resta una pessima idea per l'erosione della certezza del diritto e le possibili conseguenze a lungo termine, alquanto difficili da stimare ma irrilevanti per il bilancio dei prossimi anni.

Mi spiego meglio: gli abusi edilizi costano perchè peggiorano il panorama e spesso contravvengono a regolamenti antisismici o ignorano considerazioni idrogeologiche, aggravando i danni in caso di terremoti ed inondazioni e magari aumentando i costi di inurbazione.

Già conteggiare questi danni è difficile, attribuire quanto dipendano da abusi edilizi, quanto a pastette nei vari comuni e quanto a semplice incompetenza è impossibile.Come è impossibile stimare l' effetto di un singolo condono sulla frequenza degli abusi edilizi.

Infine, personalmente credo che l' effetto degli abusi sui danni da terremoto &c. siano piuttosto esagerati: se dovessi costruirmi una casa abusiva sul lago di garda, la farei comunque antisismica.

 

a nostro avviso, in Italia una riduzione delle tasse avrà un effetto sulla crescita

 

quanto tale ipotesi è condizionata dalle condizioni internazionali, business cycle?

quando, in italia, abbiamo avuto esempi in cui tale ipotesi si è realizzata?

grazie mille

Articolo molto chiaro, fondato su una premessa (temo) sbagliata - che GT si appresti a tagliare veramente le spese. Secondo me, le idee circolate in questi giorni sono ballon d'essai. Al dunque SB gli impedirà di fare tagli strutturali, salvo forse il rinvio dei contratti (più una sforbiciatina a qualche stipendio e pensione "d'oro"). Un rinvio di aumento, non un taglio - sicuramente accompagnato da una promessa ai sindacati di compensare i lavoratori con un mega-contratto nel 2013.

Grazie per la chiarezza. Lo ritengo un articolo didattico nell'esposizione. Pochi numeri ma ben piazzati.

Buongiorno,  premetto che occupandomi di micro e IO a volte i miei ragionamenti in materia di macroeconomia tendono ad essere un po' troppo creativi, ma vorrei provare a formulare una domanda.

Se la teoria del consumption smoothing è corretta, il consumo aggregato è una funzione decrescente del tempo in questo momento. Una manovra di rigore necessaria per pagare il conto delle politiche socialiste (l'aggettivo mi lascia perplesso, visto che le maggiori politiche di rigore in italia son state spesso messe in atto da governi di centro-sinistra, dalla fine della DC in poi, ma forse non vi riferivate alla politica)  lascia spazio solo a un taglio delle tasse per stimolare la crescita. Domanda: quanto questa maggiore disponibilità nel budget balance del consumatore andrà a finanziare consumo, e quanto ad attutire la caduta dello stesso, se prima vivevano al di sopra delle loro possibilità? Mi sembra ragionevole credere che date le condizioni di incertezza sul mercato del lavoro, molti siano indotti ad un maggior risparmio privato, che come dite va dove lo porta il cuore e non necessariamente resta in Italia. Dal lato offerta, le ricadute potrebbero essere positive, anche se l'impatto sarebbe comunque mitigato da una buona fetta di sommerso nella nostra economia, incentivata dalle politiche lassiste e dalla mancanza di incentivi (leniency program?) in materia fiscale. Queste ricadute potrebbero però non arrivare abbastanza velocemente al consumatore, rendendole relativamente meno appetibili in termini di ritorno politico rispetto alle prime.

Ed a tutto questo si aggiunge il fatto che tagli alla spesa pubblica coincidono con riorganizzazioni strutturali e conseguenti riduzioni di organico che potrebbero avere ricadute politiche e di immagine notevoli per il governo. Ovviamente nella migliore delle ipotesi potrebbero essere finanziate dallo sfoltimento di enti inutili mangiasoldi invece che dall'università che essendo piena di comunistoni può essere bastonata all'infinito. Come qualcuno ha fatto notare prima di me, hanno scarse probabilità di vedersi realizzate.

Grazie per la paziente lettura e buona giornata!

PS: qui a tolosa fanno una conferenza del CEPR di IO non è che qualcuno di voi capita da queste parti?

Giusta osservazione. Probabilmente non c'e' un rapporto lineare tra tagli alle tasse e consumo. Un taglio del 10% avra' un impatto diverso da un taglio di un epsilon (come in questo caso). Personalmente credo che anche se l'impatto sara' marginale, questo non deve dissuadere dal farlo. Una goccia alla volta...

Credo anche che, per chi ha a cuore l'effetto distributivo, e' meglio lasciare un epsilon in piu' di risorse in mano ai lavoratori.

Caro Boldrin, lei a Mestre mi disse che una situazione "argentina" era impossibile per l'Italia, vista da nfA, io presi la notizia come dogma (eppure se l'Argentina aveva le raw materials noi avremmo il sistema industriale, se l'A. aveva una classe politica così e cosà anche l'Italia ce l'ha così e cosà). Ora scopro dal suo articolo - e ammetto di non averlo compreso tutto - che essendo la ns. spesa pubblica "permanente" e non ricreandosi + facilmente tanti posti di lavoro persi ... siamo vicinissimi alla Grecia (Grecia e Argentina pari sono). Dài, mi dica che abbiamo chiuso e che, come dice Grillo, c'è l'elicottero pronto che li stà portando via.

A domanda diretta risposta diretta.

Comincio dalla fine: per comico che sembri, la Grecia non e l'Argentina, non ancora e per qualche tempo credo. Temo che in Europa non si capisca bene COSA sia l'Argentina: è veramente una cosa folle, dove l'illegalità più totale regna sovrana. Oggi in Argentina l'inflazione "ufficiale" viaggia al 30%, quella reale probabilmente al doppio perché il governo ha ordinato all'ufficio di statistica di truccare i numeri. Si sono mangiati la banca centrale ed i loro agricoltori da due anni si stanno rifiutando di produrre. L'ultima idea della coppia criminale è stata quella di proibire l'importazione di qualsiasi prodotto alimentare che appartenga a tipologie prodotte nel paese ... Una follia totale.

In quel senso la distanza è ancora molta.

Idem per Italia e Grecia, la distanza è ancora sostanziale. Come abbiamo sottolineato altrove, per esempio, la struttura intertemporale del debito pubblico italiano ci protegge abbastanza nel breve periodo (al contrario di Grecia e, tragicamente, Spagna). Non a caso parliamo di due anni: perché in due anni si possono fare tanti guai e questi sono momenti cruciali.

Quindi, il nostro "bravo" a Tremonti è ovviamente un misto di speranza e provocazione. Anche io temo che finisca male per ragioni elettorali. Quella frase finale, prima del PS, non è lì per caso. Ma d'altra parte, sperare costa poco. A dire cose negative non ci siamo mai tirati indietro ma io (credo anche Lodovico) ho oggi la sensazione che si sia ad un'altra svolta, più pericolosa e potenzialmente più profonda di quella del 1992 ...

P.S. Per una volta ho letto il commento del dottor balanzone "europeo", visto che altrimenti non capivo cosa perdavate tempo a rispondergli. Fa piacere vedere che le comiche continuano e che Paul Krugman, nella sua forsennata battaglia, continua a farci vergognare d'averlo avuto come collega un tempo. Sure, Paul: debt is high because we did not issue enough debt. Did you just invent the non linear, convex multiplier?

 

 

Purtroppo il problema con questo calcolo è che è incompleto: tagliare la spesa ha conseguenze immediate anche sul PIL. Questa spesa pubblica (inefficente o meno che essa sia) va comunque a finire nella domanda aggregata. Se riduciamo G (la spesa pubblica) di un punto percentuale e non facciamo niente altro la domanda aggregata dovrebbe calare di un 1%.

 

Una considerazione. Se la riduzione di spesa pubblica avviene tagliano sprechi ed inefficenze e parimenti si riducono le imposte, siamo nell'ambito del ragionamento che avete esposto. Ma esiste anche un altro ambito. Oggi lo stato si è "impossessato" di attività che i privati sarebbero in grado di fornire perfettamente, con pari se non maggiore efficenza. La ridefinizione delle attività dello stato, riducendo compiti, non dovrebbe portare ad una diminuzione della domanda aggregata perché se il servizio "privatizzato" è veramente utile si faranno avanti soggetti privati per la gestione di quel servizio. Con due conseguenze. La prima è che la domanda aggregata rimane costante e la seconda che il privato avrà un utile e paghera imposte. Anche questa riduzione di spesa pubblica deve comportare una riduzione di carico fiscale ma in piu' comporterà anche maggior gettito, perché aumentano i servizi forniti dai privati, la cosiddetta base imponibile. Infatti se lo stato arrivasse a gestire il 99% del PIL, chi mai pagherebbe le imposte? Solo quell'1% di privato. Per i dipendenti pubblici, che sarebbero la totalità, le imposte sarebbero solo una partita di giro della tesoreria. Ma se lo stato gestisse il 30% del PIL, la base imponibile vera, che produce, sarebbe pari al 70% e questo consentirebbe non solo un cuneo fiscale ridotto ma anche una base imponibile piu' ampia.

Francesco

 

Infatti se lo stato arrivasse a gestire il 99% del PIL, chi mai pagherebbe le imposte? Solo quell'1% di privato. 

Se per imposte quali IRES e IRAP anche lo stato, quando utilizza società veicolo come ne caso delle cartolarizzazioni, le paga? e che siano o meno "partite di giro" i dipendenti del 99% andrebbero a fare la spesa in negozi statali, vacanze in posti statali etc etc etc, ma allora tutto lo stipendio andrebbe allo stato. tanto varrebbe dare una tessera con scritto "lavoratore statale" e far tutto praticamente senza moneta.

Poi: il mitico cuneo fiscale. Tema centrale delle elezioni 2007-2008. sai come lo riduci? con riduzione di fabbisogno statale. con una pesantissima riduzione, non è una questione di percentualidi quanto lo stato occupa: fino l 1970 era quasi tutto IRI e di grossi problemi di deficit non ce n'erano, è una questione di quante risorse son vengon massimizzate e di conseguenza quante vengon buttate. Boldrin e Pizzati dicono che la riduzione della spesa andrebbe ad intaccare la domanda,dipende. se consumi meno per agendine del senato, dove intacchi la domanda? se spendi il giusto negli appalti e riduci le regalie, su che domanda agisci? se elimini le pensioni dei parlamentari e se dimezzi i wages ai consiglieri regioanli e i costi di mantenimento del quirinale e delle altre tenute presidenziali?Pure la Regina ha rinunciato al Britannia! ci sono spese produttive (stipendi degli statali) e improduttive (agendine, pensioni parlamentari) si tratta di scegliere il piu grosso da tagliare ma che riduca meno la spesa. e i 960 e passa politicanti son un ottimo costo da tagliare.

 

È fondamentale accompagnare i tagli nella spesa pubblica con altrettanta riduzione nella (op)pressione fiscale ed evitare di fare guai collaterali nel tentativo di "compensare" immediatamente i costi elettorali che questi tagli potrebbero generare, perché poi è tutta lì la questione e tu, Giulio, lo sai. Cerca di farglielo capire anche al signor BS.

 

Da un punto di vista elettorale la riduzione della pressione fiscale (anche in misura minima) è sempre un argomento che paga. In questo caso la riduzione fiscale sarebbe doppiamente utile perchè:

1 sarebbe subito dopo dei tagli che tendono elettoralmente ad avere l'effetto opposto

2 sarebbe necessaria e propedeutica alla risoluzione della situazione di crisi in corso

Domanda: Perchè la prima cosa che ha detto Berlusconi sulla crisi è stata questa?

Hanno l'opportunità di fare qualcosa di corretto per il paese e di estremamente positivo da un punto di vista elettorale, perchè la prima cosa che dicono è che non lo faranno?

Domanda: Perchè la prima cosa che ha detto Berlusconi sulla crisi è stata questa?

Perche' non era ancora uscito il bollettino settimanale di nFA.

A parte quello, veramente ITA si trova in una situazione per poter permettersi un taglio alle tasse. Non ha problemi di deficit temporanei tipo Grecia, Spagna, o UK. Ha un bilancio primario contenuto e il problema principale di ITA e' la crescita.

Purtroppo, anche se e' una mossa sia sensata economicamente che elettoralmente popolare, un governo ha a che fare con i propri elettori solo prima delle elezioni. Tutti gli altri giorni ha a che fare con special interests e gli interessi degli eletti (che in un sistema partitocratico non combaciano con il volere dell'elettore).

 

 

 

 

 

 

Dall'alto della mia ignoranza ho un paio di domande...

Il taglio della pressione fiscale non potrebbe impattare positivamente anche sull'aumento del gettito...ergo aumentano le entrate?

Altro lato della medaglia, si dovrebbe comunque investire per combattere l'evasione con un gioco a somma zero nel breve ma positivissimo nel m/l periodo.

 

Sbaglio o siamo anche solo vicini alla realtà?

 

grazie e continuate così!!

 

alessandro

Mi sembra un'analisi più superficiale del solito.

Mi pare che stiate trascurando gli aspetti "patrimoniali" della faccenda, analizzate solo i flussi.

Non mi convince molto neanche il percorso accidentato che, applicando il concetto di spiazzamento, parte dalla (solo intenzionale) riduzione delle spese per arrivare ad una riduzione dell'emissione del debito pubblico. Anche ipotizzando una "riduzione dell'emissione del debito pubblico" chi mi dice che diminuirà lo spiazzamento totale?

Ma io sono un umile contabile (come Voltremont), non un Economista...

se voltremort fosse un contabile certe cose non le direbbe neanche. è un giurista

MM: potresti essere più preciso nelle tue osservazioni critiche?

Quali "aspetti patrimoniali" trascuriamo? Il debito ovviamente è lì, basta fare le opportune somme per vedere come evolverebbe in questo o quell'altro scenario.

Non so bene che uso fare dell'argomento dubbioso sullo spiazzamento: SE lo spiazzamento c'è ALLORA dipende dalla quantità di debito pubblico emesso. Quindi, SE diminuisce il debito pubblico emesse PERCHÈ non dovrebbe diminuire corrispondentemente lo spiazzamento? COSA altro entra in gioco?

Quando ho studiato contabilità, e ne ho studiata tanta, avevo imparato che la precisione è la chiave di tutto, in contabilità ...

 

Anche se rimane antipatico, quando voltremont dice qualcosa di sensato gliene va dato atto e per questo ringraziamo Michele e Lodovico.

    Scrivete

    È fondamentale accompagnare i tagli nella spesa pubblica con altrettanta riduzione nella (op)pressione fiscale ed evitare di fare guai collaterali nel tentativo di "compensare" immediatamente i costi elettorali che questi tagli potrebbero generare, perché poi è tutta lì la questione e tu, Giulio, lo sai. Cerca di farglielo capire anche al signor BS.

    Mi chiedo,  questi taglietti alle tasse, anche piccoli,  non sarebbe bene farli a vantaggio dei 

    1. Lavoratori dipendenti - che non beneficiano del bonus evasione
    2. di imprese con pochi addetti - che non hanno il bonus art 18
    3. con redditi più bassi - che il frutto del risparmi fiscale è più probabile che lo consumino?

    Al solito se ho detto cavolate bastonatemi pure.

    Yup, esattamente quello che faremmo se chiedessero a noi di scrivere il testo del primo decreto di riduzione delle imposte.

    Sono completamente d'accordo e ha risposto indirettamente alle domande che ponevo sopra, grazie.

    Giusta analisi. Non per fare il robin hood, ma aggiungerei che occorre riprendere valore dai ceti che hanno beneficiato della situazione degli ultimi anni in Italia, segnatamente i self-employed operanti nei servizi non commerciati internazionalmente (professionisti, artigiani, commercianti): a) prezzi-ricavo stabili o crescenti in occasione della migrazione all'Euro (chi può negare che la pizza passò da 7kL a 7€, e l'uscita dell'idraulico da 200kL a 200€, lo faccia pure, attendo dettagliate statistiche della BCE, notoriamente molto presente sul territorio con taccuini a prendere nota dei prezzi); b) prezzi-costo decrescenti, grazie al cambio forte ed alla globalizzazione che hanno calmierato i prezzi dei beni tipici del consumatore affluente (auto, elettronica di consumo, viaggi aerei); c) forte evasione, facilitata dalla perversa dinamica evasione-condono. Specularmente, i bassi redditi (l'operaio della fabbrica che compete col cinese, e che con lo stesso cinese compete anche sull'acquisto di riso per cui gli salgono anche i prezzi-costo oltre a scendere qelli ricavo!) hanno pagato e basta, pertanto se si vuole rilanciare l'economia è ora di finirla. 

    Dunque, il leggero sgravio fiscale potrebbe avvenire solo come effetto netto di un radicale ribilanciamento della pressione fiscale a favore del lavoro e del capitale impiegato produttivamente, per esempio: a) riduzione di cuneo fiscale e IRAP (fino ad abolizione, appena possibile, della seconda); b) sgravi fiscali ai dipendenti di tutte le aziende (da capire: esiste una formula tale da escludere la pubblica amministrazione ? nel qual caso, essa sarebbe benvenuta) da effettuare con meccanismi di deduzioni forfettarie (es. figli a carico, etc); c) regime più liberale nelle deduzioni, a fronte di regolari fatture attive con conseguente minor perdita di gettito per recupero di imponibile del venditore dei beni; d)  lotta brutale all'evasione, sulla base del meccanismo della tracciabilità dei pagamenti nell'edilizia, artigianato, professioni e commercio.

    Una manovra equitabile sulle tasse potrebbe poi giustificare moralmente ritocchi ad altre spese sociali; mentre se si tagliano le pensioni a persone che per 20 anni lo hanno preso solo nel didietro (verbigrazia), poi non bisogna stupirsi di trovare la gente in istrada con le picche...

    In termini degli effetti sulla domanda, azzardo qui anche una congettura, sperando nel perdono degli illustri redattori NFA: se il paniere di consumo del segmento "self-empolyed affluente"  è in larga misura composto da beni importati (tipicamente, la BMW dell'idraulico, il viaggio alle Maldive del salumiere, etc.) una maggiore austerità (forzata...) di questi soggetti porterebbe (coeteris paribus, s'intende) ad una minore riduzione del PIL, in quanto il deficit di domanda si riverserebbe in larga misura all'estero - o no?

     

     

     

     

     

    per i redditi piu bassi, è piu probabile che lo consumino, ma non subito e non tutto. come per la vecchia formula del risparmio di keynesiana memoria: percepito come "reddito in piu" andrebbe per circa un terzo-un quarto in saccoccia.

    Prendendo spunto da quanto postato da Renzino l'Europeo, le diatribe tra vari modelli economici mi hanno sempre lasciato perplesso. capisco che nei primi anni in cui sono state formulati e proposti i differenti modelli ci possa essere una discussione anche accesa sulla loro validità. Con gli anni, però, si dovrebbe esser in grado di valutare la validità delle analisi e soluzioni proposte dai vari modelli. Mi sembra, invece, che ci siano sempre dei se e dei ma che accompagnano le suddette analisi (non è stato applicato veramente quel modello, non si è tenuto conto di quel fattore ecc.). Da ingegnere la cosa mi ha lasciato sempre perplesso.

    Venendo al problema Italia, i punti fermi sono che dobbiamo stabilizzare il debito e  riprendere a crescere. Le due cose sono interconnesse, e se possiamo fare diverse ipotesi su come ottenere il primo obiettivo, ho molte perplessità sul secondo.

    Non siamo un sistema isolato, e siamo nel bel mezzo della peggior crisi dal dopoguerra. Continuo a non vedere driver concreti per una crescita mondiale (finora ci sono stati solo palliativi),  e non vedo come si possa pensare a crescere se il sitema del quale siamo parte non lo fa. Potremmo stimolare i consumi interni (e allora il taglio delle tasse deve andare ai redditi medio bassi), ma è sufficiente?Siamo in grado da soli d'innestare un ciclo virtuoso tale da portare a crescita vera (non l'1% nominale) senza apporti esterni?Non credo. E allora come se ne esce?

    Il problema, a quanto ho capito io, non è " come fare a crescere quando tutto intorno va male" ma come evitare che quando le cose andranno un po meglio si rimanga , come il solito, indietro.

    La frase "Siamo in grado da soli d'innestare un ciclo virtuoso tale da portare a crescita vera (non l'1% nominale) senza apporti esterni?Non credo" mi sembra abbastanza deprimente e troppo pessimista, in fondo la crescita "vera" non è certo frutto di trucchetti contabili, o di "aiuti "esterni,  persone capaci, intelligenti e coraggiose, che non vedolo l'ora di rimboccarsi le maniche in Italia ce ne sono, la crescita la possono portare loro, basterebbe segargli un po meno le gambe........

    Le proposte che vedo qui mi sembrano puro e semplice buon senso, da ignorante mi sembrano perlomeno più condivisibili dei discorsi di chi pretende di farmi credere che se non sai come uscire dai guai la soluzione è fare debiti.......

     

     

    A questo link: http://www.noisefromamerika.org/index.php?module=comments&func=display&cid=41072&objectid=1842&modid=151&itemtype=1&thread=1#d41072

    ho riportato commenti che parlano dei tagli della manovra finanziaria verso i giovani ricercatori universitari. Non mi e' completamente chiaro come siano stati fatti i calcoli (forse sul mancato introito causato dalla mancanza degli scatti salariali?), ma se sono veri sono estremamente penalizzanti per i giovani ricercatori: da 1600 a 4700 euro/anno in meno, la stessa decurtazione di stipendio che subirebbe un dirigente che prenda 122.500 euro all’anno, ovvero quasi quattro volte di più di un ricercatore con 9 anni di anzianita'.

    A me sembra, se confermato, una ingiustizia bell'e' buona...

    L'assemblea del PdL questa sera ha permutato leggermente la questione, ponendo il blocco totale per 2011 e 2012, e poi al 50% nel 2013 per tornare al 100% nel 2014.

    A me sembrava meglio quella originaria di Tremonti, perchè giudico il blocco totale qualitativamente distruttivo e foriero di dinamiche strane e perverse (ad esempio nella P.A. i pochi co.co.co.co. fattibili saranno preda totale di sindacati, partitume e sottobosco vario). Invece con il blocco dell'80% almeno si poteva tentare di organizzare un sistema spintaneo di accomodamento alla porta per mantenere un po' di turnover e di speranze...

    RR

     

     

    Se sono vere le indiscrezioni di stampa sulla "manovra" devo dire che siamo alle solite: grandi proclami, ma poco arrosto.

    Leggo della "soppressione degli enti inutili": sarà dal 1970 che ci provano, ma questi risorgono sempre, addirittura alcuni costano di più in chiusura che mantenerli in vita, poi non so se sia un refuso, ma fra gli eniti inutili è finita Difesa Spa, e qui mi viene da ridere, Crozza e Littizetto non saprebbero fare di meglio.

    Leggo della "lotta all'evasione fiscale", con la tracciabilità dei pagamenti sopra i 5.000 euro, ma vorrei anche sapere chi va in giro con valigette di soldi, perfino quando hanno ragalato la casa a Scajola hanno fatto gli assegni circolari per non girare con 900.000 euro in contanti. Tutta da ridere la "fattura elettronica" sopra i 3.000 euro, sarà che non evado, ma non ci vedo nulla di innovativo, già oggi le fatture sono elettroniche, mando un bel pdf e buonanotte, meno costi postali, sicurezza della consegna, meno carta e inchiostro. Dov'è l'innovazione ?

    Sulle pensioni può anche andar bene, ma vedere cifre sotto la scritta "lotta ai falsi invalidi" mi da sempre da pensare: e se non se ne trovano ? Buona anche l'idea del blocco del contratto degli statali, anche se aspetto ancora la (riforma) Brunetta.

    Poi le entrate: il solito condono edilizio (e siamo a quattro..), niente male per chi aveva dichiarato che i condoni sono il male assoluto, niente male per chi costruisce abusivamente, ovvero soprattutto al Sud, soprattutto chi lavora in nero (la fattura per una tettoia abusiva?, ma via..), quindi chi fotte lo Stato due volte.

    Stendo un velo totalmente pietoso sul "taglio dei costi della politica", quattro spiccioli che si fotteranno tre volte tanto in un mese.

    Insomma: liberalizzazioni niente (anzi, hanno reintrodotto i minimi tariffari per gli avvocati), riforme niente, il solito patchwork per non scontentare nessuno, nessuna idea nuova all'orizzonte, il solito deludente Tremonti (ma anche i tecnici del Ministero non sono da meno) che butta cifre e idee balzane a caso.

    No, per niente bravo Tremonti, prima ci ha detto che la crisi non c'era, poi che da noi era meno che da altri, poi che nella bufera eravamo messi meglio di tutti, poi che servivano lacrime e sangue perchè la bufera ci avrebbe travolto, adesso ci butta il patchwork e dice: ecco lacrime e sangue.

    Non si riesce a cavar sangue da una rapa..

     

    Quoto tutto.

    Ma non sottovalutare la fattura elettronica, ci sto lavorando ed è tutta un'altra cosa rispetto al .pdf.

    La cosa triste è che faranno una fattura elettronica all'amatriciana, come sempre, ed allora ti devo riquotare...

    Pure io quoto tutto...

    No, per niente bravo Tremonti, prima ci ha detto che la crisi non c'era, poi che da noi era meno che da altri, poi che nella bufera eravamo messi meglio di tutti, poi che servivano lacrime e sangue perchè la bufera ci avrebbe travolto, adesso ci butta il patchwork e dice: ecco lacrime e sangue.

    Questo significa che o a)  sono degli incompetenti oppure b) ci stanno a prender per le mele. E da dove arrivano la maggior parte delle lacrime e del sangue?

    Ammesso e non concesso che il Consiglio dei Ministri che fu solidale con un Ministro che poi ebbe dubbi su chi gli avesse pagato casa abbia l'autorevolezza per chiedere sacrifici, il taglio degli stipendi pubblici (dunque anche del mio) ci sta tutto. Ci sta un po' meno che sia realizzato (almeno in parte) con il blocco degli scatti di anzianità e non perché tali scatti siano sacrosanti (al contrario penso che in quanto automatici andrebbero aboliti e sostituiti con aumenti da meritare) ma perché in questo modo il taglio non è proporzionale al reddito (come suggerito da questo vecchio documento).

     

    E ci sarò anche io, se non svengo prima per il caldo di Roma e la stanchezza del troppo viaggiare e troppo poco dormire ...

    Con orecchino e tutto il resto.

    L'unico buon motivo per guardare la TV. Ci saremo!

    Per fortuna che c'è RAI 3... Una delle pochissime reti (se non l'unica) e trasmettere qualcosa di interessante...

    Ci sarò anch'io!! Forza Boldrin! :-)

     A dire il vero non ho capito se nell'era dello scontro TV cui stiamo assistendo sia conveniente o meno essere super-caustici... Forse una scossa ogni tanto male non fa :-)

    Occhio che se c'è nuovamente Castelli se la prenderà nuovamente con l'orecchino.. :-)

     

     

    Scommetto un aperitivo che il rappresentante del centro destra ti tratterà con grande ossequio. Non ci cascare :-)

    Io continuo a credere che alla fine di tagli veri ne faranno  pochi e che la manovra sarà in gran parte condono +lotta all'evasione

    In questo articolo si suggerisce di usare parte dei risparmi dovuti ai tagli delle spese per stimolare la crescita tramite tagli delle imposte. Sicuramente il ragionamento è corretto e tagli di tasse possono stimolare la crescita anche se mi resta il dubbio su quale sia l'effetto di piccoli tagli.

    In realtà però sappiamo empiricamente che esistono paesi con livelli fiscali simili ai nostri che pre-crisi crescevano più rapidamente di noi (e.g: Germania e Francia). Provando a capire come spiegare questa osservazione mi vengono in mente due differenze fondamentali:

    • Burocrazia: uno snellimento delle procedure burocratiche, per esempio legate all'apertura di una nuova impresa o ad altre attività produttive, libererebbe risorse che potrebbero essere usate più proficuamente aumentando la produttività, cosa che in ultima analisi avrebbe effetti simili alla riduzione del cuneo fiscale;
    • Giustizia: al momento la durata media di una causa civile in Italia ha tempi lunghissimi; non credo sia necessario dilungarmi troppo sul perché questa cosa scoraggi gli investimenti.

    In sostanza la mia domanda è, non potremmo cercare di stimolare il PIL intervenendo in modo energico su questi punti, che peraltro potrebbero contribuire a ridurre ulteriormente le spese, invece di agire immediatamente sulle tasse? Non dico che non sia necessario ridurre il cuneo fiscale nel lungo periodo, mi chiedo se queste manovre non siano più sostenibili a livello di bilancio per recuperare la competitività nel breve periodo.

    Sulla popolarità di queste manovre evito di spendermi perché credo la risposta sia simile a quella che vi siete dati sul perché difficilmente si ridurranno le tasse.

    Il primo punto dell'articolo e' che tagliando la spesa si ha un effetto di contrazione economica. Meno crescita vuol dire debito/pil piu' alto. E' inutile operare al numeratore se al denominatore si fa peggio.

    Percio' il taglio alle tasse servirebbe per neutralizzare l'effetto aggregato sulla domanda. Poi magari, se fatto bene, puo' esserci un effetto redistributivo positivo (tagliare ai ricchi parlamentari per dare ai poveri lavoratori una parte piu' elevata del LORO stipendio).

    Dopodiche' speriamo che un taglio alle tasse possa avere anche un effetto positivo sulla crescita stessa (oltre ad un effetto sulla domanda). L'impatto a di una manovra cosi' marginale non lo sappiamo. Penso anch'io che se operi su burocrazia e giustizia avrai un effetto piu' elevato sulla crescita. Ma il punto principale per tagliare le tasse e' di compensare la contrazione economica causata dal taglio della spesa. 

    Mi sa che il titolo del post va cambiato.

    Solito condono, spese differite e quel po' di tagli veri che ci sono fatti alla cieca e non in maniera mirata.

    Agreed.

    Ma i titoli si lasciano, per la storia.

    I provvedimenti adottati provano ancora una volta l'incompetenza di questo governo complessivamente e degli uomini che lo guidano nei ministeri economici in particolare. Oltre che, devo dire, dei tecnici di via XX Settembre. Ma come, con tutti i PhD che hanno e profumatamente pagano, questo è il meglio che riescono a produrre davanti a quella che il loro stesso capo chiama una "svolta storica"?

    Oggi all'EIEF, che sta a 300 metri dalla sede del ministero del Tesoro, la gente ridacchiava triste e beffarda di fronte a cotanta incompetenza. E che non dicano che eseguono ordini: le dimissioni sono sempre un'opzione disponibile, ed utile qualche volta.

     

     

    Mica tanto. Basta un accento e un punto interrogativo e il gioco è fatto.

    Da stamane cerco di capire quale sarà l'impatto di questa manovra sulla mia micro-realtà aziendale, e se sarà negativo o positivo.

    L'unica cosa che mi "colpisce" è la fattura elettronica, in un mio commento precedente la scambiavo con una fattura inviata via mail (oramai facciamo quasi tutti così: le Poste fanno schifo e costano, così siamo sicuri che arriva e costa meno), invece è un ennesimo "burocratismo" con riflessi sui costi delle micro aziende. Qui  una descrizione di cosa è una fattura elettronica, se, come sembra, ci si baserà su un protocollo EDI questi potrebbero essere gli effetti:

     

    Per contro, l'EDI comporta:

    • la revisione dei processi e dei flussi di business;
    • dei costi di implementazione talvolta molto alti;
    • l'impiego di personale specializzato per le operazioni EDI, o l'outsourcing delle stesse.

    Ovvero altri costi per chi è già in difficoltà. Più altra burocrazia. Il tutto per una mole di dati pazzesca e incontrollabile, o che genera controlli a naso (come sempre).

    A nessuno viene in mente che, invece di romperci i suddetti con continua burocrazia, inutile perchè chi vuole imbrogliare ci riesce benissimo, si può semplicemente agire sul censimento dei patrimoni, incrociandoli con i dati sul reddito. Se un vecchietto pensionato di 85 anni si intesta un Audi Q7 si dovrebbero accendere mille lampadine sul tavolo della Finanza, invece niente. E noi a spaccarci i maroni..

     

    Dovendo implementare l'EDI a tappeto e mettendo un server del tesoro come intermediario con due query mi faccio la lista degli evasori per dimensione.

    Ma oltre ad essere una follia totalitaria e' impossibile tecnicamente: a meno di obbligare tutti ad usare un software standard (magari registrando tutto due volte) E a farsi la connessione internet permanente, pure dove non arriva l' ADSL, i costi di manutenzione sono folli: io (da programatore) ci perdevo in media una giornata la settimana lavorando d un produttore di alcoolici che lo usava con una mezza dozzina di supermercati.Te lo immagini un negoziante che si compra 50 giornate di consulenza l'anno????

    Vabbe' che sti lavori in italia son sottopagati, ma resta una follia.

    ma voi a Napoli dite maroni...:)

    Ora, capisco che gli girino le scatole: girerebbero anche a me se fossi al posto loro, ma non vedo nè una minaccia all'indipendenza della magistratura, nè un problema di tipo costituzionale.

    Il provvedimento non colpisce infatti specificamente i magistrati.

    http://www.associazionemagistrati.it/articolo.php?id=2003

    Oltretutto se i magistrati della Corte Costituzionale (o del Consiglio di Stato) deliberassero su questa faccenda lo farebbero in palese conflitto di interessi.

    Vi risulta che i magistrati di altri paesi (Grecia, Spagna, Germania, UK?) che hanno adottato "tagli" abbiano preso iniziative simili?

     

    mi pemetto di linkare un articolo del Mises Insitute di Marzo dove si evidenziava come dopo le riforme degli anni 80 e 90 "...Sweden, Denmark, and Finland have more economic freedom than most of their European counterparts..."

    mises.org/daily/4146

    Ho trovato in rete un documento che mi sembra semplice, lineare, ben fatto (da dottorandi in economia a Londra) e facile da comprendere per uno come il sottoscritto :-) che analizza l'Economia Italiana:
    Come i governi degli ultimi 15 anni hanno gestito i soldi dello Stato

    Ecco il link: http://www.quattrogatti.info/index.php?option=com_content&view=article&id=55&Itemid=67 

    Mi piacerebbe sentire un parere.. :-) 

     

    Ecco il link: http://www.quattrogatti.info/index.php?option=com_content&view=article&id=55&Itemid=67 

    Mi piacerebbe sentire un parere.. :-)

     

    Si tratta complessivamente di una analisi apprezzabile e completa di  molti dati, ma purtroppo per alcuni aspetti scorretta e disonesta per l'usuale faziosita' politica che contrattistingue molti italiani, anche se residenti all'estero.  Molto riassunta, praticamente la stessa analisi e' stata pubblicata poche settimane fa su Repubblica per sottolineare le responsabilita' del centro-destra e di Tremonti nell'aumento della spesa pubblica, del deficit e del debito.

    Entrambe le analisi sarebbero state oneste ed encomiabili se avessero presentato correttamente anche l'andamento dell'economia mondiale nei diversi periodi in cui centro-destra e centro-sinistra hanno governato, e specificamente l'effetto dell'andamento economico mondiale sui deficit statali di Francia e Germania, due Stati comparabili all'Italia anche se governati nettamente meglio.

    Come ho gia' scritto in passato, si potrebbero confrontare onestamente i deficit (e anche l'andamento della pressione fiscale) dell'Italia facendo la differenza (tarando) i numeri italiani con quelli franco-tedeschi anno per anno. Anche in Francia e Germania i deficit statali sono aumentati negli anni in cui ha governato il centro-destra, e non e' stata colpa di Berlusconi e Tremonti.

    Quando avro' tempo faro' il confronto, cosa ne viene fuori non lo so, come ho gia' scritto, ma sarebbe un confronto piu' onesto di quello fatto dai 4gatti e da Repubblica.

    Un altro punto discutibile dello studio dei 4gatti e che prendono per oro colato le stime del governo Prodi2 sul recupero dell'evasione fiscale.  Personalmente dubito che quelle cifre siano corrette, ed esistono altri studi pluriennali (es Schneider et. al e le stime di evasione IRAP) che mostrano un andamento dell'evasione fiscale sostanzialmente indifferente ai governi italiani.

     

    Sembrerebbe aver letto il post. Potrebbe anche essere una coincidenza ma, se due indizi fanno una prova, la presidente di Confindustria quando parlava di "professori che vivono oltreoceano" parlava proprio di voi.

    ...ma 'sta manovra dov'è che si legge? Intendo, non i vari "ABC della manovra" che i giornali si stanno copiando tra di loro o il comunicato della Presidenza del Consiglio. Proprio il DL. Ma non c'è online? O cartaceo? Com'è possibile che ancora non si sappia per certo se le province (dovrebbe essere l'art. 5) sotto i 220 mila abitanti sono state abolite o no?? Altri siti (non ricordo quali, sorry) parlavano di divieto per gli amministratori dei comuni che sforano il patto di ripresentarsi alle elezioni. Una bufala? Boh... ma come si fa?

    Se qualcuno più sgamato di me coi motori di ricerca o con qualche insider information ci aiutasse sarebbe davvero cosa gradita!

    lungi dall'essere un'insider, io ho trovato questo testo della bozza non approvata:

    parte 1

    parte 2

    (proviene da questo sito)

    La scelta degli enti inutili sembra fatta da Roberto Calderoli (aka Nerone jr. :)

    C'è chi dice che in effetti il punto è la destrutturazione dello Stato, insomma il fatto che si stia dando un colpo alle strutture nazionali. Anche il taglio alle Regioni finirebbe, secondo questa strategia, per allargare ancor di più la distanza fra Nord e Sud e renderebbe il popolo del Nord ancora più sensibile alla Lega, per tenersi i propri soldi e spingere ancor più alla divisione. A tutto scapito del PdL e dei ceti berlusconiani, peraltro.

    RR

    ...della cosiddetta "contromanovra" dell'Idv?

    Fermo restando che il ruolo dell'opposizione è più facile, specie quando sai che (1) le tue proposte resteranno al 99.9% lettera morta e (2) probabilmente nessuno, alle prossime elezioni, se ne ricorderà i particolari...

    Sono venuto a conoscenza solo ora (seguo pochissimo la TV, per cui se e' gia' noto.. scusate...) di una proposta alternativa a quella di Tremonti:

    L'Idv presenta 'contromanovra' da 65 miliardi 33 per il risanamento e 32 per lo sviluppo
    Soppressione di tutte le province (a eccezione di Roma, Milano e Napoli), reintroduzione dell'Ici (fatte salve le esenzioni stabilite dal governo Prodi), blocco quasi totale delle auto blu, addizionale del 7,5 per cento sui capitali regolarizzati tramite scudo fiscale, eliminazione del vitalizio ai parlamentari e ai consiglieri regionali...

    Ne capisco poco. Non capisco se e' una proposta realmente percorribile, ma visto come si e' evoluta quella di Tremonti sarei propenso per il si, oppure si tratta di una "buttata" elettorale irrealizzabile.

    P.S.: anche l'Ungheria, come ha dichiarato il premier ungherese, e' a rischio default, la qual cosa promette molto male...

     

    Sarà il caso - con calma - di parlarne, perché siamo alle solite .......

    Nuove tasse: aumento al 12,5% della tassazione sui capitali rimpatriati con lo scudo fiscale (a posteriori ..... che è semplicemente folle in uno stato di diritto), innalzamento al 20% della tassazione sulle plusvalenze finanziarie, reintroduzione dell'Ici sulle case di lusso (qualunque cosa voglia dire, casomai lo chiederanno a Tremonti Hood).

    Straordinario, poi, il nuovo redditometro "con riscossione immediata", il che significa che intanto paghi, e poi son c...i tuoi dimostrare che avevan torto gli "accertatori": per chi, come me, è stato attonito spettatore del modo - disonesto e ricattatorio - di far verifiche fiscali, un sentimento di disgusto è inevitabile.

    Per il resto, eliminazione delle provincie (ok, ma meglio sarebbe parlare di dimensioni ottimali per fornire servizi ai cittadini .....), tagli ai consumi intermedi delle PA per 13 miliardi (che va benissimo, ma mi devono dire come, e nei dettagli  .... altrimenti son capace anch'io di prometterli), soppressioni di enti inutili (definire quali, please, perché detto così son d'accordo tutti, sino a che non tocca ai propri protetti, come si è visto in questi giorni), rinuncia al ponte sullo stretto di Messina, riduzione delle spese militari (che ci fa sempre la sua porca figura, ed accontenta una fetta di elettorato), cancellazione dei vitalizi per parlamentari e consiglieri regionali (sì, ma perché non proporre il dimezzamento degli emolumenti e del numero delle poltrone?) e dei trasferimenti alle imprese (benissino, togliamo discrezionalità ...... però abbassiamo significativamente la pressione fiscale, magari intervenendo con automatismi di cui non mi pare si parli .....).

    Tutto ciò, in estrema sintesi. Ma il problema vero è che nessuno degli schieramenti in campo sembra capire - non vuole? non è in grado? entrambe le cose? - quanto sia necessario togliere le mani della politica dall'economia, in un Paese che pare essere l'ultimo baluardo del "socialismo reale". Il che significa che non è possibile incrementare la già elevatissima pressione fiscale, ma occorre liberare risorse per spingere lo sviluppo, senza il quale nessun pannicello caldo avrà effetto.

     

     

    "Soppressione di tutte le province (a eccezione di Roma, Milano e Napoli)"

    E perchè questa eccezione? Cosa c'è nella provincia di Roma, a parte Roma? E in quella di Milano a parte Milano? Le province dove si trova un'area metropolitana dovrebbero essere le prime ad essere soppresse.

    "Soppressione di tutte le province (a eccezione di Roma, Milano e Napoli)"

    E perchè questa eccezione? Cosa c'è nella provincia di Roma, a parte Roma? E in quella di Milano a parte Milano? Le province dove si trova un'area metropolitana dovrebbero essere le prime ad essere soppresse.

    Della serie la lotta all'evasione adesso si fà sul serio  

    "Si inseriscono nella manovra, anche un poco a sorpresa, numerose disposizioni sul contrasto all'evasione, all'art. 6 comma 12 si disapplica la norma che prevede l'utilizzo del mezzo proprio per le attività esterne.
    E' chiaro che se a ciò corrispondesse,  cosa che invece non è, la disponibilità di mezzi dell' Amministrazione, nulla quaestio.
    Ma con i tagli anche ai mezzi di servizio, d'ora in poi le verifiche si faranno solo con i mezzi pubblici. Con i tempi di percorrenza dei mezzi pubblici.
    Sempre della serie. Di lotta all'evasione parliamone pure, anche tanto, ma assolutamente che nessuno di noi pensi che si debba fare veramente...
      "


    Mah, la mediocrita' regna sovrana, e la convinzione di essere bravi supera la realta' dell'incompetenza (parlo dei politici). L'uso del mezzo proprio e' stato (a volte) abusato, ma di certo non rientra ne' fra i mezzi per la lotta all'evasione, ne' fra i mezzi per ridurre la spesa.

    Sull'evasione, poi, mi viene spontaneo un commento, vedendo come OGNI sera, tornando a casa, vedo un certo "popolo" notturno aggirarsi in certi macchinoni (Porsche Cayenne et simili) per andare a caccia di "lucciole". Come al solito, e' una volonta' politica: se si vuole ci sono i mezzi per stroncare, o regolamentare, con tanto di introiti fiscali, questo genere di attivita'... mi sa che, economicamente parlando, siamo a cifre di tutto rispetto....

    Qualcuno dovrebbe togliere la bottiglia a Martin Wolf, che sta davvero diventando imbarazzante... Qui siamo oltre Paul Krugman, siamo al delirio piu' totale.

    Temo sia proprio il motivo per cui il Sole24ore "riottizzato" ce lo sbatte in prima pagina così spesso .......

    ..... ma potrei sbagliare: forse al suddetto direttore hanno detto che Wolf è un guru infallibile e - data la ben nota crassa ignoranza in tema d'economia del medesimo, perfetta per dirigere il più diffuso quotidiano economico che ormai pare avviato, infatti, a diventare una gazzetta generalista - lui si è fidato ......