Bravo Mario

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Non che lo dubitassi, e nemmeno dubitavo che l'avrebbe detto con toni e stile distinti dai nostri (e dai miei in particolare), ma piace veder confermato che il programma di politica economica che Mario Draghi indica e' perfettamente coerente con quanto si va qui dicendo da quando abbiamo iniziato.

E perfettamente ortogonale a quello perseguito da questo Governo (Mario, che è uomo saggio e contenuto, questo non lo dice, tanto ci si arriva lo stesso): meno tasse, tagliare le spese, riformare le pensioni alzando l'età pensionabile e riformando i coefficienti, liberalizzare con maggior forza ed intesità, investire nella scuola ...

Per cui basta un link al sito della Banca, dove fra qualche ora dovrebbero apparire le Considerazioni finali del Governatore, e la Relazione per il 2007.

Da leggersi.

Poi, se vi saranno commenti da fare, che ci saranno, li aggiungeremo tutti insieme litigando come al solito.

 

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Commenti

Ci sono 17 commenti

Un primo commento si impone: W il restyling del sito Bd'I, la vecchia versione era davvero brutta...

 

Graficamente non sono entusiasta: hanno aggiunto un po' di gradienti per rendere il look web2.0 ma il tutto si accompagna male con lo sfondo. Hanno pero' tolto tutto il javascript junk che rendeva il sito difficilmente accessibile, e hanno persino aggiunto accesskeys per chi non vuole o non puo' usare il mouse (provare p.es. alt+shift+S in firefox)! Nel complesso un passo verso la direzione giusta, mi rallegro che anche in Italia cominci a diffondersi fra i webmasters una cultura del web design no-frills e standards-compliant. Ora spero si diffonda anche fra i siti dei quotidiani, tutti orrendi. Si veda per confronto il bellissimo sito del Pais che ha linkato Michele qualche giorno fa.

 

Pagina 10-11

 

Pesa il ritardo nello sviluppo di un efficace sistema di valutazione delle scuole, che nell’esperienza degli altri paesi appare indispensabile complemento dell’autonomia scolastica. Per cambiare la scuola italiana si deve muovere dalla constatazione dei circoli viziosi che la penalizzano, disincentivano gli insegnanti, tradiscono le responsabilità della scuola pubblica. I problemi nascono qui, non da una carenza di risorse per studente destinate all’istruzione scolastica, che sono invece più elevate in Italia che nella media dei paesi europei. [...] [Universita'] L’allocazione dei fondi pubblici dovrebbe privilegiare il finanziamento diretto degli studenti meritevoli e meno abbienti. Gli atenei dovrebbero potersi fare concorrenza, nell’attrarre studenti e fondi pubblici, con la qualità dei loro docenti e ricercatori, selezionati in base alla reputazione e remunerati di conseguenza.

 

Il neretto e' mio. Secondo me ci legge ... E' vero, son cose ovvie per noi, ma sono l'opposto di quanto viene fatto e si intende fare. 

 

Avevo notato anch'io. Cosi' come avevo notato il seguente paragrafo su competitivita' (p.11, neretto aggiunto):

 

Il grado di concorrenza nel mercato interno dei servizi, pubblici e privati, influenza la crescita delle imprese che competono sul mercato internazionale: nei paesi in cui maggiori sono gli ostacoli legali o regolamentari alla concorrenza nell’offerta di servizi energetici, di telecomunicazione, di trasporto e professionali, l’industria manifatturiera cresce di meno. Il nostro paese è stato fino a poco tempo fa, e in parte è tuttora, fra quelli con la regolamentazione più sfavorevole agli utenti. Nel settore energetico la liberalizzazione è stata finora esitante. Nonostante la dinamica contenuta degli ultimi anni, il prezzo dell’energia elettrica per usi industriali in Italia, al netto delle imposte, è ancora tra i più alti d’Europa, maggiore del 20 per cento circa rispetto alla media. Puntare sulle liberalizzazioni dei mercati dei servizi, come si è iniziato a fare, è essenziale per recuperare competitività e crescita. L’obiettivo va perseguito anche per le ricadute sul benessere dei consumatori, non da ultimo in termini distributivi. Nel 2005 il 20 per cento più povero della popolazione italiana spendeva in quei servizi e beni oggi coinvolti in iniziative di liberalizzazione oltre il 15 per cento del totale dei suoi consumi mensili: 140 euro su 940, la metà dei quali per consumi di energia in varie forme.

 

Impietosa poi la fotografia del sistema giudiziario (p.12):

 

Un esempio fra tutti: i procedimenti di lavoro nel primo grado di giudizio durano da noi in media oltre due anni, un anno in Francia, meno di sei mesi in Germania. I tempi lunghi della giustizia non dipendono tanto da una carenza relativa di risorse, quanto da difetti nell’organizzazione e nel sistema degli incentivi. Emerge anche in questo campo uno specifi co problema meridionale: la durata media di un processo civile ordinario di primo grado si triplica passando dal distretto di Torino a quello di Messina, da 500 a 1.500 giorni.

 

E non e' un problema di risorse: e' un problema, come abbiamo sottolineato piu' volte, di incentivi:

 

La qualità dei servizi forniti deve divenire il cardine per la valutazione delle amministrazioni pubbliche e dell’azione dei suoi dirigenti. Gli obiettivi devono essere chiari e verificabili. Un trattamento economico differenziato, in parte fondato sulla produttività individuale, valutata in maniera omogenea e trasparente, aiuterebbe a raggiungerli. 

 

Pagina 12

 

Dare voce alle esigenze locali deve essere possibile senza bloccare sine die la realizzazione di opere necessarie alla modernizzazione del Paese.

 

A dire: fate la TAV, fate il passante di Mestre, fate gli inceneritori, fate il Mose (si, ho un bias veneziano, scusate ...) Il free-riding localistico nulla ha a che vedere nè con il federalismo, nè, tantomeno, con la democrazia.

Pagina 13, pone il problema del debito

 

Nel 2005 vi erano 42 ultrasessantenni per ogni 100 cittadini in età da lavoro. Ve ne saranno 53 nel 2020, 83 nel 2040. Queste tendenze si rifl etteranno sulla spesa per le pensioni, la sanità, l’assistenza. A noi la scelta se abbattere il peso del debito nei prossimi dieci anni, prima dell’accentuarsi dell’invecchiamento, o aspettare: accettando però profondi cambiamenti nel sostegno che la società sarà in grado di assicurare ai più deboli.

 

Per la prima volta, in relazione al dibattito che vedo svolgersi in sede governativa ed anche altrove, lo pone in maniera intelligente e socialmente rilevante. Dice MD: entro dieci anni il processo di invecchiamento farà crescere ulteriormente la spesa assistenziale. Parte di questa spesa non si potrà coprire con tassazione e prelievi, occorrerà emettere debito (non aggiunge, perchè sarebbe polemica e ad MD la polemica non piace ma piace a me e quindi l'aggiungo io, che occorrerà emettere debito perchè una classe politica composta di inetti non ha riformato nulla quando sarebbe stato il caso, ossia negli ultime vent'anni). Occorrerà emettere debito, dicevo, per coprire la spesa sanitaria e pensionistica generata dall'invecchiamento: se il debito parte da valori superiori al 100% del PIL, poco spazio vi sarà per ulteriori emissioni. A quel punto, o si taglia drasticamente o altrettanto drasticamente si aumenta la tassazione, ed ambedue le misure danneggeranno i più deboli.

Ha in parte ragione, MD, ed in parte torto perchè sottovaluta che vi sono altri tre strumenti che si possono aggiungere al debito per affrontare l'effetto invecchiamento da qui al 2030. Occorre accelerare il processo d'allungamento dell'età lavorativa: altro che scaloni, scaloni mobili ci vogliono. Occorre accelerare il processo di entrata sul mercato del lavoro delle donne, una delle tante dimensioni dove l'Italia rimane indietro. Ed occorre accelerare e regolarizzare il flusso di lavoro, e di contributi, che viene dall'immigrazione; degli otto milioni di posti di lavoro nuovi che la Spagna ha creato dal 1994 ad oggi, più della metà è composta d'immigranti. Rimane anche la carta della produttività ma, data la situazione, è ben difficile fare affidamento su di una grande crescita della produttività del lavoro nel prossimo decennio: l'accumulazione di capitale umano e di tecnologie necessaria all'uopo non si fa, purtroppo, in tempi brevi. Occorre comunque insistere, se mai si parte mai si arriva.

Dopo aver chiarito perchè disavanzo e debito sono irriducibili via incrementi della pressione fiscale (se c'è un posto dove non vale la pena ripeterne i motivi, nFA è tal posto) insiste il nostro Governatore (pagina 13):

 

È solo riducendo stabilmente la spesa corrente che si può comprimere il disavanzo e abbattere il debito senza aggravare ancora il carico fiscale.

 

Più chiaro di così impossibile: ha detto "spesa corrente", lo volete intendere? Corrente!

Ed aggiunge, per i pochi che vogliano aprire le orecchie  (pagina 14)

 

Anche le politiche redistributive andrebbero valutate confrontando i risultati con i costi.

 

Mi fermo qui per oggi, che certe cose van lasciate sedimentare.


Ma mi chiedo, retoricamente: perchè diavolo han fatto tutti la pantomina di complimentarlo, e dargli ragione, e condividere, e questo e quello? Persino Bertinotti ha apprezzato l'analisi ... sepolcri imbiancati! Ma se MD ha suggerito di fare l'esatto opposto di quanto avete fatto in un anno di governo, voi dell'Unione, e nei cinque anni di governo precedenti, voi della CdL? Fra i tanti commenti elogiativi, solo Di Vico sul Corriere ha detto chiaro e tondo che di un programma di governo ALTERNATIVO si tratta ... ma dalla classe politica nulla, assoluto ed ipocrita consenso con le parole di Draghi. Serve commentare? No, non serve.

 

 

 

fate il passante di Mestre

 

...e fate anche il bypass di Campalto (magari e' collegato al passante, non so), cosi' ci evitiamo anche queste morti inutili ... 

 

 

 

I maggiori giornali fautori del governo di centro-sinistra (Corriere, Stampa, Repubblica) hanno titolato in prima pagina, riguardo le considerazioni finali di Draghi, "L'Italia cresce", trasmettendo l'usuale disinformazione e propaganda. Draghi scrive qualcosa di ben diverso: "Uscita dal ristagno, l’economia italiana si espande a un ritmo che resta fra i più bassi dell’area dell’euro". Se volevano informare correttamente, i giornali italiani avrebbero dovuto titolare: "L'economia italiana continua ad arrancare, significativamente distaccata rispetto a Francia e Germania, mantenendosi nelle ultime posizioni tra i paesi dell'area euro". Se il problema era la lunghezza, potevano titolare: "L'Italia arranca", o "L'Italia rimane indietro".

 

Suvvia Alberto, si chiama "essere positivi" o anche "evitare il disfattismo" o, volendo, "essere patriottici e lavorare per il bene comune" o, persino, "contribuire soluzioni fattibili e realistiche" ... cosa ti fara' mai pensare che sia propaganda?

Titoli come quelli che tu suggerisci sono solo scandalistici e provocatorii, quasi sboccati direi. Inducono al pessimismo, dipingono un quadro negativo e disfattista della situazione, dando l'impressione che non vi sia nulla di buono, di valido, di positivo, di sano e promettente in questo paese ch'e' invece pieno di cose buone. Basta solo vederle e saperle aprezzare ... la pasta con le sarde, i gnocchi con burro e salvia, il pesce fresco, il pinot di felluga, il risotto con gli scampi e le zucchine, il barbaresco di giacosa ...

Non sara' che leggendo nFA ti sei lasciato influenzare dallo spocchioso disfattismo, misto a volgarita' irripetibili, che caratterizza questo sito? Temo che nella buona societa' che governa il bel paese e lo conduce verso le sue magnifiche sorti, e progressive (com'e' che ultimamente continua a venirmi in mente Leopardi?) non verrai mai ammesso. Troppo negativo, sei ...

 

 

 

E perfettamente ortogonale a quello perseguito da questo Governo

 

Ahime', magari lo fosse: almeno il coefficiente di correlazione sarebbe zero anziche' -0.99 ... 

 

Non sapevo dove metterlo, ma volevo postarlo su nfA, è tratto dall'Economist il grassetto è mio.

Comunque l'articolo presenta Draghi come il candidato ideale, ho isolato questo pezzo per sottolineare come l'essere italiani sia visto in certi ambienti. Strano dato che il nostro governo, in politica estera ed economica, ha raggiunto risultati che gli altri si sognano: sarà invidia? :-)

 

So why is Mr Draghi not a shoo-in? Critics have focused on two drawbacks. First, his private-sector experience was at Goldman Sachs, a now-reviled investment bank. Second, he is Italian. His nationality upsets Europe’s Buggins’s-turn mentality (not least because the number two at the ECB, Vítor Constâncio, is already a “southerner”, from Portugal), and has fuelled fears in Germany that a Draghi-led ECB would go soft on price stability. “Mamma mia!” screamed Bild, a German tabloid. “For Italians, inflation is a way of life, like tomato sauce with pasta.” The deepening scandal engulfing Silvio Berlusconi, Italy’s prime minister, hardly helps the idea that an Italian might be a serious candidate