Andamento del PIL italiano negli anni 1995-2009

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Visto che i mezzi di comunicazione e la politica italiana secondo me non forniscono agli elettori dati attendibili sull'andamento economico dell'Italia rispetto ai Paesi comparabili al nostro, cerco di farlo io con alcuni grafici, usando i dati Eurostat liberamente accessibili su web.

In un mio precedente intervento, "Lo stato dell'unione italiana", ho confrontato l'andamento nel tempo del PIL pro-capite Eurostat a parità di potere d'acquisto (ovvero espresso in unità "Purchasing Power Standard", PPS) per l'Italia ed alcuni altri stati europei. Il PIL pro-capite PPS italiano mostra un'evidente caduta nel proprio tasso di crescita più o meno a partire dal 2001, il che mi ha stimolato ad approfondire l'analisi dei dati Eurostat.

PIL pro-capite PPS 1995-2009, confronto Italia, Francia, Germania, Spagna

Leggendo la documentazione Eurostat ho appreso che i dati che ho utilizzato (PIL in PPS) non sono necessariamente appropriati per misurare l'andamento economico nel tempo:

 

PPS figures should, in principle, be used for cross-country comparisons in a single year rather than over time

 

Al termine allego alcune note tecniche in cui spiego la mia interpretazione del perché i dati sul PIL PPS sono inadatti.

Per confrontare l'andamento nel tempo della quantità fisica di beni e servizi prodotti in Italia con quella degli altri Paesi, la misura più indicata è il PIL pro-capite "a prezzi costanti".  Questa quantità misura di quanto cresce, di anno in anno, il paniere di beni e servizi prodotto da un paese, sotto l'ipotesi che i prezzi relativi dei beni di quel paniere rimangano costanti ed uguali a quelli dell'anno base, il 2000 in questo caso. Poiché di fatto, almeno nei paesi dinamici ma anche in Italia, la composizione del paniere cambia nel senso che nuovi beni e servizi vengono introdotti ed alcuni di quelli originari non vengono più prodotti, gli uffici statistici fanno esercizi più o meno credibili di aggiustamento cercando di "prezzare" i beni nuovi in termini di quelli che erano originariamente presenti. Le difficoltà che devono risolvere sono del tipo: quanti laptop del 2005 vale un modello nuovo del 2006? Una domanda più difficile, ma che tanto in Italia ci si pone raramente, è: quante medicine che non curavano il colesterolo alto vale la nuova medicina che ha invece un qualche effetto? Son domande complicate, ma faccio l'ipotesi che l'ISTAT non sia né migliore né peggiore degli altri in questa particolare dimensione. Rimane aperta invece la questione dei prezzi relativi costanti nel tempo ed uguali all'anno base, ipotesi che rimuove parecchi fatti importanti e sulla quale ritorno più tardi. Intanto guardiamo il grafico.

PIL pro-capite a prezzi costanti 1995-2009, confronto Italia, Francia, Germania, Spagna

Questo grafico descrive meglio del precedente le variazioni annuali del PIL, ma non tiene conto delle differenze del costo della vita nei diversi Paesi né delle variazioni dei prezzi relativi dei beni prodotti in ogni paese. Confrontandolo con il precedente si può inferire che, approssimativamente, (i) il costo (prezzo) medio nazionale del paniere di beni e servizi utilizzato per fare il calcolo del PIL PPS era, nel 2000, minore di tutti in Spagna, seguita da Italia, Germania e Francia e che, (ii) lo stesso indice, nel 2009, ha ancora il suo valore minimo in Spagna ed il suo valore massimo in Francia, con Italia e Germania nel mezzo, in posizione relativa difficile da definire.

Questo grafico mostra anche che l'andamento del PIL italiano descritto nel primo grafico è il risultato di almeno due fattori (può esserne un terzo, più complicato e su cui torno dopo). C'è un arresto della crescita reale nel senso che la quantità di panieri di beni e servizi (base 2000) prodotti in Italia smette completamente di crescere fra il 2000 ed il 2002, poi cala un po', risale un pelino e crolla nel 2009. Allo stesso tempo, attorno al 2001-2002 c'è anche una crescita superiore alla media del costo italiano del paniere di beni e servizi usato per calcolare il PPS, la qual cosa accentua il crollo in quegli anni. A partire dal 2004, circa, questo effetto scompare e la linea piatta e poi discendente è comune a entrambi i grafici, per quanto riguarda l'Italia.

Per completezza aggiungo anche il grafico che riporta la crescita dei PIL pro-capite a prezzi correnti, la crescita in questo caso corrisponde alla crescita nel valore nominale, in euro, del paniere di beni e servizi prodotto in ogni paese.

PIL pro-capite a prezzi correnti 1995-2009, confronto Italia, Francia, Germania, Spagna

Confrontato coi grafici precedenti, questo grafico mostra che il PIL a prezzi correnti francese ha uguagliato negli ultimi anni quello tedesco, pur essendone ancora inferiore quando misurato sia sulla base dei prezzi relativi del 2000 sia sulla base dei prezzi del paniere PPS. Questo ha due possibili cause, fra loro compatibili: una maggiore "inflazione" in Francia ed una crescita nel valore di alcuni beni prodotti dai francesi rispetto a quelli prodotti dai tedeschi.

Confronto tra Italia e media di Francia e Germania

Per approfondire meglio l'andamento economico italiano, espongo ora alcuni dati che misurano le deviazioni dell'Italia dalla media franco-tedesca. Il primo grafico mostra la differenza di crescita reale dei PIL, usando i dati più appropriati, e cioè i PIL a prezzi costanti.

crescita reale del PIL, Italia meno media di Francia e Germania

Il colore rosso indica crescita inferiore alla media franco-tedesca, il colore verde superiore. La prevalenza del rosso dal 1995 al 2009 misura il declino economico italiano. Lo sfondo arancione indica gli anni in cui la legge finanziaria è stata approvata e amministrata da una maggioranza di sinistra e lo sfondo azzurro indica invece da una maggioranza di destra. Alla faccia di chi affermava che l'economia italiana aveva sofferto meno la crisi perchè era più solida, meno gonfiata e più manifatturiera, il declino economico italiano si accentua nel 2008 e 2009 con la crisi economica mondiale. È anche interessante notare che proprio intorno al 2001, contrariamente a quanto apparirebbe nel primo grafico, l'Italia riesce a crescere più di Francia e Germania. Tutte queste considerazioni vanno prese con un grano di sale perchè le stime statistiche sulla crescita del PIL per quanto precise hanno comunque un'incertezza (di cui peraltro non conosco la stima... immagino sia dell'ordine del 0.1-0.2%).

Per evidenziare la componente dovuta agli indici dei prezzi (come misurata dal deflattore del PIL) sulla crescita economica, mostro ora un grafico che riporta l'effetto dei prezzi usati per deflazionare i PIL nazionali. Più precisamente, riporto (con il segno invertito) la differenza tra le variazioni del deflattore del PIL in Italia e la variazione media, non pesata, di quelli di Francia e Germania.

crescita reale del PIL, contributo del deflattore nazionale, Italia meno media di Francia e Germania

Il colore rosso indica inflazione italiana superiore a quella franco-tedesca. Il grafico mostra che l'inflazione italiana è costantemente superiore a quella franco-tedesca e che questa è particolarmente accelerata negli anni immediatamente precedenti all'introduzione dell'euro. Tutto come da manuale, mi dicono gli economisti che gestiscono il sito.

Il grafico che segue mostra invece come cambia in Italia, rispetto alla media franco-tedesca, l'indice dei prezzi usato per calcolare il PIL PPS, riportando il suo effetto sul PIL pro-capite PPS.

crescita reale del PIL PPS, contributo del deflattore relativo PPS, Italia meno media di Francia e Germania

Questo grafico mostra, dove è rosso, che il costo in Euro di un paniere standard di beni e servizi aumenta in Italia rispetto alla media franco-tedesca. Dove il colore è verde, invece il costo del paniere standard in Italia relativamente diminuisce. I valori verdi degli ultimi anni, seppur piccoli, suggeriscono che in realtà il costo del paniere usato per la PPS è aumentato un pelino di più in Francia e Germania che in Italia.

Note su parità di potere d'acquisto (PPS), prezzi correnti, prezzi costanti

Riassumo quanto ho capito della documentazione Eurostat relativa al calcolo del PIL a prezzi correnti, del PIL reale, e del PIL PPS.

Il PIL pro-capite è l'indicatore economico migliore per misurare la grandezza dell'economia di un Paese per abitante. Corrisponde più o meno alla somma di tutti i beni e servizi prodotti, al prezzo di mercato, oppure anche alla somma di tutti i consumi, investimenti, spesa pubblica ed eccesso di export su import. Il calcolo del PIL avviene quindi anno per anno usando i prezzi correnti, e il numero misurato è il PIL a prezzi correnti.

Per capire la crescita economica reale di un singolo Stato da un anno all'altro diventa quindi indispensabile misurare anche la crescita dei prezzi o inflazione: la crescita reale corrisponde alla crescita del rapporto tra il PIL a prezzi correnti e il livello dei prezzi correnti stessi. Il livello dei prezzi correnti si ottiene pesando i prezzi di beni e servizi secondo gli effettivi consumi, che variano nel tempo e nei diversi Stati. Gli uffici di statistica nazionali calcolano pertanto anno per anno un indice dei prezzi, con il quale si calcola il PIL a prezzi costanti, che è uguale al PIL a prezzi correnti diviso l'indice dei prezzi. Fissando arbitrariamente a 100 l'indice dei prezzi del 2000, come fa Eurostat, il PIL a prezzi costanti risulta misurato in Euro del 2000 (cioè col potere d'acquisto nel 2000, stato per stato). La crescita reale del PIL, quella su cui si focalizza frequentemente l'attenzione dei mezzi di comunicazione, corrisponde alla crescita percentuale del PIL a prezzi costanti, che a sua volta, in prima approssimazione, è uguale alla crescita del PIL a prezzi correnti meno il tasso di inflazione annuale (= la crescita dell'indice dei prezzi).

Per confrontare il PIL di due stati diversi nello stesso anno c'è un'ulteriore complicazione: bisogna tener conto del fatto che gli stessi beni e servizi possono avere prezzi diversi in diversi stati. Pertanto Eurostat compila per ogni stato una specie di indice dei prezzi che misura quanto costa un paniere standard di beni e servizi. Dividendo il PIL a prezzi correnti per l'indice dei prezzi PPS (Purchasing Power Standard) si ottiene il PIL pro-capite a parità di potere d'acquisto (PPS), che è il miglior indicatore per confrontare stati diversi se ciò che si vuole misurare è la capacità del PIL nominale di quel paese d'acquistare, nel paese, un certo paniere di beni e servizi, quello usato per il calcolo dell'indice di prezzi PPS.

Visto che tutto questo, almeno per me, servirebbe per confrontare la crescita di quanto l'Italia produce con la crescita di quanto gli altri paesi producono, c'è un'altra "complicazione complicata" da aggiungere, ed è la seguente. Tutti questi confronti sarebbero semplici se le seguenti condizioni fossero soddisfatte (non lo sono):

- Economia chiusa in cui il paniere di beni e servizi prodotti è uguale al paniere di ciò che si consuma ed investe.

- Nessuna variazione nei prezzi relativi dei beni e servizi contenuti nel paniere di ogni paese.

- I panieri dei vari paesi sono o identici o "equivalenti" in termini di utilità.

La terza condizione permetterebbe di confrontare il PIL PPS da un paese all'altro: se tutti mangiamo banane e broccoli e li mangiamo nella stessa proporzione, allora è sensato chiedersi chi sia più ricco misurando quante banane e broccoli si comprano con quello che si produce. Se uno mangia patate invece di broccoli ma riceve dalle patate la stessa utilità che gli altri ricevono dai broccoli, funziona ancora tutto. In generale questo non vale. per cui, anche se il paniere Eurostat PPS è comune per tutti i paesi e si cerca di controllare per i pesi diversi di ogni bene nei diversi panieri, dato che la composizione (paese per paese) cambia nel tempo i confronti intertemporali sono un casotto. Per questo l'Eurostat raccomanda di usare PIL PPS solo per confronti cross section, ossia statici.

La prima condizione permetterebbe di usare il PIL prodotto come una perfetta misura di quanto gli abitanti di un paese siano "contenti", assumendo che la loro contentezza derivi da quello che consumano e posseggono grazie ai propri investimenti. Se produco 4 patate e 2 alberi di banane ed anche consumo 4 patate e 2 alberi di banane mentre l'anno scorso producevo, rispettivamente, 3 e 1,5, allora sono di certo più contento. Ma, se commercio con l'estero e produco 4 patate e 2 banane ed il mio consumo/investimento consiste di 4 patate ed 1 cavolo, importato, allora la questione si complica: sapere semplicemente che il mio output mix è passato da (3 e 1,5) a (4 e 2) non mi dice se sono più contento. Per concluderlo devo misurare anche il mio consumo/investimento o, meglio, quante coppie (patate, cavoli) posso comprare con le coppie (patate, banane) che produco. I calcoli del tipo PPS a questo dovrebbero servire, ma lo fanno parzialmente. Inoltre, e questo è importante, rischiano di farci fare confusione: corriamo il rischio di confondere i cambi di produzione con quelli dei prezzi mondiali o interni. Pensate al caso di un paese che produce sempre (3 e 1,5) di patate e banane ma che, grazie al fatto che il prezzo mondiale del cavolo diminuisce, riesce a comprarsi (4,2), (4,3), eccetera.

Infine la seconda condizione, che è quella più difficile da controllare. Usando l'esempio precedente, invertiamolo. Il prezzo mondiale dei cavoli rimane costante e si continua a produrre patate e banane nelle quantità (3 e 1,5), (3 e 2), (3 e 3) e così via. Ma il prezzo mondiale della banana, la cosa che stiamo diventando più bravi a produrre, cala rapidamente, ancor più rapidamente di quanto il nostro output fisico cresca. In questo caso il calcolo PPS, se fatto giusto, rivela che ci stiamo effettivamente impoverendo perché produciamo sempre più roba a buon mercato (le banane) ma cerchiamo di consumare roba relativamente costosa (i cavoli). Solo che il calcolo PPS non sa dirci se questo impoverimento è dovuto a un aumento dei prezzi di ciò che compriamo o alla diminuzione dei prezzi di ciò che produciamo o, ancora, al fatto che produciamo una quantità minore di quanto si produceva un tempo. Questo ultimo fatto potrebbe rivelarcelo il calcolo del PIL reale a prezzi costanti, se il paniere del PIL non cambi. Ma se cambia (non produciamo più le patate ma i pomodori) allora siamo punto ed a capo perché i cambi nel prezzo relativo dei pomodori complicano il tutto.

A cosa si deve la lunga crisi italiana? Probabilmente ad una combinazione di tutti e tre i fenomeni qui descritti. Per capirlo, però, occorrerebbe fare lo sforzo microeconomico e statistico che un blogger non è in grado di fare e che dovrebbero invece fare i centri studi ufficiali e l'ISTAT in particolare. Ma non lo fanno, se non molto ma molto parzialmente ...

Morale: l'Italia sta diventando più povera, ma l'ISTAT non ci aiuta a capire come e, meno ancora, perché.

Un grafico più appropriato dell'evoluzione del PIL a parità di potere d'acquisto

Sequendo le indicazioni Eurostat ribadite anche in questa discussione nei forum dell'IMF, indicata da Luca Rigotti, ho aggiunto un grafico che descrive nella maniera più appropriata l'evoluzione del PIL a parità di potere d'acquisto in Francia, Germania, Italia e Spagna.  Questo grafico parte dai PIL PPS Eurostat dei Paesi indicati relativi all'anno 2009, quindi piu' o meno il dato disponibile più recente e attendibile oggi, e poi "evolve" all'indietro per gli anni precedenti i PIL PPS usando le variazioni annuali dei PIL nazionali, che sono la misura più accurata disponibile della crescita reale delle economie nazionali. Questa procedura è più appropriata rispetto ad usare i PIL PPS anno dopo anno perchè la stima delle variazioni reali dei PIL nazionali sono molto più accurate delle stime delle variazioni delle unità di potere d'acquisto.

PIL pro-capite in prezzi costanti Euro del 2009, basato sull'indice PPS Eurostat del 2009

I prezzi diversamente  dai grafici precedenti sono in Euro del 2009, anzi più precisamente ancora sono in unità di potere d'acquisto Eurostat espresse in Euro del 2009.  Faccio tutte queste precisazioni per consentire di riprodurre i risultati e anche per spiegare alcune differenze con altri grafici precedenti.

In questo grafico la Spagna non supera l'Italia nel ~2006 come nel primo grafico di questo articolo ma non c'e' nulla di strano o misterioso dietro: la Spagna supera l'Italia secondo il PIL PPS Eurostat 2006, basato sulla misura dell'unità di potere d'acquisto nel 2006, mentre questo ultimo grafico riporta il confronto Italia - Spagna secondo il PIL PPS Eurostat 2009, evoluto al 2006 usando la crescita reale stimata dei due PIL dal 2006 al 2009.  Le due misure differiscono (dell'ordine del 5% relativo) perchè stimo io, anche in base a quanto leggo sui documenti Eurostat, l'incertezza sulla misura dell'unità di potere d'acquisto (PPS) è dell'ordine del 5% da un anno all'altro.

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Commenti

Ci sono 20 commenti

 

Questa quantità misura di quanto cresce, di anno in anno, il paniere di beni e servizi prodotto da un paese, sotto l'ipotesi che i prezzi relativi dei beni di quel paniere rimangano costanti ed uguali a quelli dell'anno base, il 2000 in questo caso.

 

Il deflatore non è riferito a un paniere di beni e servizi ma a tutta la produzione.

 

infatti nel 2010 l'inflazione è statta 1,6% il deflatore 0,6% 

mai così basso negli ultimi 9 anni e tranne il 2008 sempre >= inflazione

3,0%3,2%3,1%2,7%2,0%1,9%2,6%2,7%2,1%

adattato per gonfiare la crescita a prezzi costanti?


 

Questa quantità misura di quanto cresce, di anno in anno, il paniere di beni e servizi prodotto da un paese, sotto l'ipotesi che i prezzi relativi dei beni di quel paniere rimangano costanti ed uguali a quelli dell'anno base, il 2000 in questo caso.

 

Il deflatore non è riferito a un paniere di beni e servizi ma a tutta la produzione.

 

Con "il paniere di beni e servizi prodotto da un Paese" si intende "tutta la produzione di un Paese".

Se posso fare una critica aperta e propositiva a questo articolo; non si capisce bene se l'obiettivo dell'articolo e' quello di illustrare le tecniche di calcolo del pil o l'andamento del pil in Italia. Forse tutti e due, ma la cosa potrebbe confondere i non esperti (oppure io sto ancora smaltendo l'hangover da ieri sera e sono appannato; nel caso, mi scuso..).

Il modo piu' semplice per valutare la differente crescita del pil in diverse nazioni rimane sempre, a mio parere, il grafico che mostra le variazioni percentuali rispetto all'anno precedente (a prezzi costanti).

I prezzi costanti, e a maggior ragione le unita' di potere d'acquisto, sono trovate statistico contabili con 1000 difetti (anche il pil nominale, lo e', ma ad un livello diverso). Ma il succo della statistica (sociale ed economica) e' sempre quello: meglio sapere qualcosa, magari non preciso, che non sapere nulla... (e in questo contesto e' importante che chi usi i numeri sappia quello che sta usando e non si inventi significati (non mi riferisco a questo articolo ma all'uso che di questi numeri viene fatto da giornalisti e politici); e' il generale problema della misurazione nelle scienze sociali; il significato sta nel processo di misurazione).

 

non si capisce bene se l'obiettivo dell'articolo e' quello di illustrare le tecniche di calcolo del pil o l'andamento del pil in Italia

 

L'articolo e' nato per mostrare l'andamento del PIL in Italia, su cui molti politici e giornalisti italiani hanno idee fantasiose. Poi, per approfondire alcuni dettagli, come il calo del PIL PPS intorno al 2001, ho letto e brevemente documentato come si calcola il PIL, in particolare il calcolo Eurostat del PIL PPS, infine i redattori di nFA hanno corretto e integrato questa seconda parte. Personalmente credo che sia bene divulgare in forma comprensibile i principi di base del calcolo del PIL, in Italia specialmente c'e' analfabetismo diffuso anche sulle nozioni piu' basilari dell'economia.

 

Alberto, una fonte possibilmente utile per questo dibattito sono i forum di IMF. Vedi, per esempio, questo thread.

 

Alberto, una fonte possibilmente utile per questo dibattito sono i forum di IMF. Vedi, per esempio, questo thread.

 

Grazie, piu' o meno ci ero arrivato da solo ma la prescrizione esplicitata la' me lo conferma. E' sconsigliato l'uso del PIL PPP per fare andamenti temporali, e se si vuole farlo deve prendere un anno, confrontare i PIL PPP di Paesi diversi solo in quell'anno, e poi fare evolvere i diversi PIL PPP dall'anno base usando la crescita reale dei PIL a prezzi costanti. Produrro' un grafico del genere che mostra ancora meglio dei precedenti le differenze di crescita del PIL dei vari Paesi ed elimina l'erraticita' delle variazioni da anno in anno del paniere PPS.

Ho eseguito alcune elaborazioni sul Conto economico delle risorse e degli impieghi ed ho visto che il valore basso del deflatore è giustificato dal forte aumento del prezzo di gas e petrolio importati ( +25% il cui valore va in negativo nel conto del PIL) e dalla diminuzione dei prezzi degli immobili ( -1,5% )

Anche nel 2008 si era registrato un forte aumento del prezzo dei combustibili importati.

 

nota : editato anche il post precedente

 

 

Cool, inteso. Makes sense.

Spero non del tutto off topic, ecco un documento originato dalla confcommercio.

La fonte è biased, e francamente ci sono finito su per quella che mi pareva una castroneria (aspettativa di vita media degli italiani a circa 40 anni - suppongo voglia dire semplicemente età media).

Comunque mi ha colpito per alcuni altri aspetti, per esempio il fatto che sembra che il mattone sia sempre più il pozzo senza fondo dove gli italiani investono i propri risparmi.

Seguendo le indicazioni Eurostat riguardo l'uso dei dati sul PIL PPS, ribadite anche in questa discussione nei forum dell'IMF indicato da Luca Rigotti, ho aggiunto nell'articolo, alla fine, un grafico piu' appropriato dell'evoluzione del PIL a partita' di potere d'acquisto in Italia, Germania, Francia e Spagna.

 

Questa procedura è più appropriata rispetto ad usare i PIL PPS anno dopo anno perchè la stima delle variazioni reali dei PIL nazionali sono molto più accurate delle stime delle variazioni delle unità di potere d'acquisto.

 

Sinceramente questa estrapolazione all'indietro non mi convince affatto.

E' facilmente comprensibile che la stima delle variazioni reali del PIL sia più accurata delle stime sulla variazione del potere d'acquisto.

Però Eurostat e associate nel riportare i dati PPS stimano la variazione dei poter d'acquisto di anno in anno, mentre nella Sua estrapolazione la misura avviene solo una volta, nel 2009.

Questo vuol dire che l'errore sul calcolo del PIL PPS nei grafici Eurostat è attorno al 5% per ogni anno, mentre nel Suo grafico l'errore è del 5% solo nel 2009 ma inevitabilmente aumenta per ogni anno che indietro nel tempo.

 

 

 

Però Eurostat e associate nel riportare i dati PPS stimano la variazione dei poter d'acquisto di anno in anno, mentre nella Sua estrapolazione la misura avviene solo una volta, nel 2009.

Questo vuol dire che l'errore sul calcolo del PIL PPS nei grafici Eurostat è attorno al 5% per ogni anno, mentre nel Suo grafico l'errore è del 5% solo nel 2009 ma inevitabilmente aumenta per ogni anno che indietro nel tempo.

 

Tutto corretto, ma l'ultimo grafico descrive meglio l'andamento nel tempo, seguendo le indicazioni di Eurostat stesso.  Il primo grafico descrive meglio i confronti tra Stati diversi anno per anno, preso a se' stante, ma non descrive in maniera accurata le variazioni reali annuali dei PIL.  In ogni caso per il 2009 e gli anni vicini al 2009 l'ultimo grafico e' una delle migliori descrizioni possibili.