Ahi serva Italia

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A leggere i sunti giornalistici del discorso di VW non so se ridere o se piangere.

A leggere i suntigiornalistici del discorso di BS non so se piangere o se ridere.

Nell'incertezza, meschino, commento.

Cominciamo da quello di BS, sul quale c'è meno da commentare perché nemmeno fa finta di dire delle novità. Tutto il contrario

 

I valori del centrodestra non sono cambiati: Berlusconi ha riletto

alcuni passi del primo discorso politico del 1994 consegnandone poi la

copia alla Brambilla. «Il nostro governo ha ben operato e ci

apprestiamo a completare l’opera nei prossimi cinque anni».

 

Fine della storia, perché non poteva essere altrimenti. Nulla è cambiato in FI, né nel centro-destra in generale, durante questi due anni: non è il caso di aspettarsi nulla di differente dal passato. Avremo, se possibile, un maggior populismo, un'accresciuta invadenza nelle attività della magistratura, ed una più accentuata vena corporativista (quelli con i calzini a pois la chiamano "colbertista") in economia: peronismo, in una sola parola.

Molti si sono eccitati per la creazione del PdL, come se ad esso sottendesse chissà quale disegno strategico di cambiamento. Niente di tutto questo: la grandezza di BS è sempre stata quella di trasformare le risposte a difficoltà tattiche in scelte strategiche. La discesa in politica del 1993 tale fu, come prima lo era stata l'alleanza con Craxi in difesa del monopolio sulla TV privata. Ora si trovava davanti ad un rischio inatteso: il PD che andava da solo e la permanenza della legge elettorale da lui voluta rischiavano, a sentire i sondaggi, di creare una situazione paradossale. La seguente: il PD partito di maggioranza relativa, magari per un pelo, rispetto a FI, con un centro sinistra che perdeva 43-57 nel computo totale dei voti rispetto al centro-destra. Questo avrebbe implicato un incarico a VW, e BS sarebbe stato crocefisso dai suoi. Soluzione, inventarsi il nuovo partito unitario, che è solo la coalizione elettorale di FI ed AN, ma che dovrebbe senz'altro prevalere sul PD nel computo dei voti.

Ma questa scelta tattica ha rilievo strategico, e BS se ne è reso immediatamente conto. Il rilievo strategico è dovuto all'età di BS: se vince anche questa volta, cosa che sembra altamente probabile, questo è l'ultimo giro in giostra. Fra cinque anni, se le affollate passeggiate nei parchi delle sue ville l'hanno lasciato ancora fra di noi, può al più puntare al Quirinale. Dove il fido Fini sarà ben felice di eleggerlo in cambio del passaggio di consegne nel PdL. Qui sta la rilevanza strategica della scelta fatta da BS in questi giorni: a meno che il PdL non perda le elezioni, esso diventerà fra cinque anni il partito di Gianfranco Fini. Quelli che stavano sognando di occupare FI e farne un partito liberale sono serviti: il peron nazionale ha già trovato il suo successore, e viene dalla scuola di benito.

Veniamo al discorso di VW, ambizioso in tutto, persino nella coreografia e nella scelta del luogo. Risultato: un'autentica pagliacciata che fa il verso ad Obama fin dalle prime parole (“Cominciare da qui, da questa piazza, .." "Ten months ago, I stood on the steps of the Old State Capitol in

Springfield, Ill., and began an unlikely journey to change America.") e continua poi in un crescendo che finisce per essere farsa ("E’ per questo che io mi candido. Non per ricoprire una carica. [...] Facciamo un Paese grande e lieve."). Ma qualche pubblicitario che possa far di meglio che tradurre gli slogans di Gore ed Obama, al PD non ce l'hanno?

L'intera operazione VW è puro maquillage, si sapeva. Diranno alcuni: a sentire voi di nFA anche Obama lo è, quindi cosa c'è di male? C'è di male che occorre stare attenti con le parole. Obama, dicono in molti, è una scatola vuota. Però è una scatola vuota con una posizione precisa e coerente su Irak e Medio Oriente, con l'intenzione d'aumentare le tasse a chi guadagna più di 250mila dollari all'anno, con un piano di riforma sanitaria ben definito, e via elencando. Molte di queste cose non mi piacciono per nulla (indovinate quali!) ma lui non le nasconde proprio. VW, invece, è questo discorso qua: una sequenza stomacante di soundbites buonisti, punteggiati dalle solite scenette neo-realiste sui partigiani e sull'Italia operosa che lavora. Uno con una biografia così, dovrebbe lavarsi la bocca con il perborato prima di parlare di partigiani e fabbriche; se questo è il nuovo che avanza, spostatevi ed attenti agli schizzi.

Il maquillage, poi, occorre metterlo su facce che lo reggano. Obama si presenta come un outsider: lo è. Infatti l'espressione "scatola vuota" si riferisce molto di più a questo fatto ed alla sua relativamente corta esperienza politica (in relazione a quelle di Clinton e McCain) che non al fatto che l'uomo non dica cosa intende fare. BO non è andato alle Frattocchie a 16 anni, ma ha studiato e lavorato per qualche decennio in più. Sino al 1997 ha fatto l'avvocato ed il professore universitario, ed è a Washington come senatore solo da 4 anni. VW era in direzione nazionale della FGCI ai miei tempi, ossia 32 anni fa! Già allora era funzionario di partito e, nonostante le sue false promesse, continua ad esserlo. Non solo: se BO andrà alla Casa Bianca, si porterà appresso un esercito di gente completamente nuova, totalmente estranea al sistema di potere di Washington-DC. Se VW si trasferisce dal Campidoglio al Quirinale, lo farà in compagnia di un esercito di professionisti della politica che girano nei palazzi romani da 30-40 anni, alla guida dei quali starà Goffredo Bettini, l'"A Frà, che te serve?" della sinistra italiana! Cambiamento? Gimmeabreak!

Ma c'è il programma, ed il guru di VW ce ne anticipa, in contemporanea, i contenuti principali.

 

In prima fila ci sarà il programma economico, in corso di avanzata

stesura da parte d'un ristretto gruppo di competenti che si valgono di

qualificati contributi: Morando, che guida l'équipe, Boeri, Visco,

Bersani ed altri ancora. Si sa fin d'ora che le liberalizzazioni vi

avranno ampio spazio. Il rifinanziamento dei salari e del potere

d'acquisto dei redditi bassi e medi altrettanto. L'incremento di

produttività e di competitività delle imprese.


Il nuovo "welfare" configurato per bilanciare la flessibilità del

lavoro. Nel complesso la parte redistributiva del programma economico

avrà come base i provvedimenti già predisposti da Prodi, Padoa-Schioppa

e Visco nell'ultima fase di quel governo prima della crisi, con in più

interventi di detassazione e di riduzione della pressione fiscale.

 

Sulla questione salari, che è cosa seria, ci torneremo a giorni Pierangelo de Pace ed io in un Ex-Kathedra, ma non posso non notare la chicca: questi si propongono di "rifinanziare i salari" a colpi di tasse sui profitti e le famose rendite ... vogliamo scommettere che quando lo leggeremo scopriremo un altro esercizio di aria fritta sul modello superfisso?

Alla luce di quanto detto e memore di un post precedente, qualcuno si chiederà (molti l'han già fatto) perché mai suggerisco (pacatamente, molto, molto pacatamente) di votare CdL invece di astenersi, votare scheda bianca, o costruire un altro partito. La risposta è semplice: non ho nulla contro quelli che si astengono o votano scheda bianca, io infatti mi astengo da 25 anni. Se vivessi vicino ai seggi voterei scheda bianca.

Fare un partito mi sembra oggi esercizio folle, quindi l'unica cosa possibile è auspicare che a forza di scossoni, sconfitte ed incazzature, uno dei due esistenti cambi; lavorando nel contempo perché cambi anche la cultura della classe dirigente italiana. Cambiare un partito vuol dire anzitutto cambiarne i capi, mandare a casa quelli che ci sono e sostituirli con altri, possibilmente non quelli nascosti nelle officine provinciali del partito medesimo. Questa ultima osservazione meriterebbe una riflessione più lunga sul perché il partito organizzato all'italiana, il partito di professionisti, impedisca il ricambio anche a fronte delle sconfitte; ricambio invece possibile con i partiti-opinione, all'americana se volete. Ma è discorso complicato e ci vorrebbe ElBrusco per farlo bene, quindi tralascio. Il punto importante da capire è che le classi dirigenti dei partiti cambiano solo a forza: l'unica forza che le fa cambiare è la sconfitta.

Ma non una sconfitta di misura, una sconfitta disastrosa. L'Italia è il paese delle sconfitte di misura, in cui dopo ogni elezione hanno vinto tutti. Le elezioni del 2006 hanno visto l'apoteosi di questa insalubre, fra le tante, tradizione nazionale. Infatti, l'intero gruppo dirigente della destra "sconfitta-si-fa-per-dire" è pronto a ritornare al governo: la "sconfitta" di BS&Co non è servita a nulla, anzi ha rinforzato gli aspetti negativi della destra italiana.

Ora, chiedetevi, vi è forse una qualche probabilità che BS&Co perdano alla grande nelle prossime elezioni? Not a chance! Forse si suicida finalmente Casini, ho già acceso un cero, ed assieme a lui una serie di altri pagliacci piccoli, tipo Storace, Tabacci o Mastella (Dini no, Dini ha già traslocato per la terza volta, bestiale!). Ma è probabile che, all'ultimo minuto, corrano tutti a cuccia dal padrone per salvare lo scragno. Bossi lo ha già fatto, accettando di diventare il partito-circo del lombardo-veneto. Insomma, per la destra la vedo male: è probabile che vinca e governeranno quelli di sempre sulla base di politiche peroniste. Le minoranze liberali e riformiste del PdL si preparino ad altri cinque anni in cui conteranno come il due di coppe quando la briscola è a bastoni.

L'unica che può perdere, e perdere alla grande, è la sinistra, in particolare il PD. Magari si schianta per sempre, altri due ceri accesi, quel nemico dei lavoratori che è Franco Bertinotti con la sua corte di fighetti frequentatori dei palazzi romani, ma non farà molta differenza. Il comunismo-fighettismo è un virus sempre giovane ed invadente: un 5-10% delle menti degli italiani ne è infettato, e continuerà ad esserlo per parecchi anni. Fino a quando non andrà in pensione (vantaggi obliqui del pensionamento anticipato) un'intera generazione d'insegnanti liceali ed universitari che, novelli untori, infettano le giovani menti di panzane comuniste, sul recupero di quel 5-10% non si può contare.

In questo momento, quindi, occorre contare su quella fetta di popolo del PD che sembra credere all'idea di fare come in Amerika e che forse (forse, molto forse) se perdono le elezioni (e le perdono alla grande) potrebbe assaltare il quartier generale. Proprio tutto il quartier generale, tutta la cupola casp(t)osa: da Rutelli a VW, da D'Alema a Bianco, dalla Binetti alla Melandri, da Morando a Bassolino, da Fassino a Franceschini. Via tutti, si ricomincia da quelli appena iscritti o da quelli che son fuori e che, se la cast(p)a uscisse dal PD, sarebbero forse disposti a venirci dentro. Oppure escono loro dal PD: quel 40% che votava con MM chiedendo le dimissioni di Bassolino esce e si trova a metà strada con quelli che, tentando nei cinque anni a venire di fare i liberali nel PdL, si stancheranno di contare come il due di coppe quando la briscola è a bastoni.

Mi rendo conto, son fantasie. Ma son fantasie anche quelle di Francesco sul Corriere, che si aspetta un accordo sui contenuti delle riforme liberali da parte di questa classe politica. Gli uomini contano, e questa casta non farà mai le riforme che continuiamo a sognare. Questa casta tirerà a campare, non sa far altro e non può far altro. O salta la casta, o ciccia: mettetevelo in testa e smettete di tubarci, tubandoci non si ottiene nulla e si finisce cooptati, ben che vada.

Perché ci sia un 1% di probabilità che le fantasie si realizzino, comunque, il PD di VW deve perdere brutalmente le prossime elezioni ... come d'altra parte merita: non scordatevi che ha Prodi come presidente.

Per questo bisogna votare CdL, per far perdere di brutto il PD di VW, Prodi e D'Alema. Nella speranza che smetta di essere il PD di VW&Co e diventi il PD di quelli che pensano che gente come me dovrebbe essere nel PD.

 

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Commenti

Ci sono 29 commenti

Ieri ci sono state, a Venezia, le "primarie locali" del PD.

La partecipazione è stata di poco inferiore a quella di ottobre (dove avevano votato in 15.000 persone in un Comune di 275.000 abitanti, neonati inclusi).  Gli eletti negli organi comunali e provinciali, ed anche nei direttivi di circolo di quartiere, saranno rigorosamente al 50% tra uomini e donne. Una forzatura antidemocratica, (visto che presumibilmente una donna verrà eletta con molte meno preferenze di un uomo) ma unico sistema per fare in modo che le donne possano coprire l'incredibile gap che esiste, nella politica come in altri settori (a proposito, quante sono le lettrici di Noise?) tra i due generi.

Hanno votato anche gli extracomunitari, e tanti. Quelli famosi non difesi dai sindacati, che lavorano, come ricorda Michele, per la metà della paga sindacale, il famoso ultimo decile della scala sociale. La legge non consente loro di votare, ma alle primarie del PD possono farlo, ed hanno partecipato in molti. Un becero sistema per abbindolare i cingalesi? Può darsi, ma non credo. Credo invece che sia stata la prova di una concreta volontà di integrazione da parte "nostra" e da parte "loro".

Dobbiamo mandare a mare Veltroni, Prodi, Morando? Si, può darsi,  ma non è che facendo vincere Berlusconi e soci daremo il governo nelle mani di francescani e trappisti. Son ben casta, anzi, ultra casta, anche loro. E per gli amici cingalesi non sarà certo un gran vantaggio.

 

 

Avremo sicuramente modo di sentire quali sono il programma e la squadra di Veltroni nei prossimi giorni.  Quindi, lasciamo da parte i pregiudizi, almeno fino ad allora.  Per ora, l'unica mossa politica rilevante e' la scelta del PD di correre da solo. 

Non e' vero che la scelta del PD sia forzata.  La storia di tutte le elezione dal 1994 al 2006 insegna che la campagna elettorale permetterebbe alla "solita" Unione di recuperare molto dell'attuale svantaggio dalla CDL e magari di raggiungere un sostanziale pareggio.  Un riformista lunatico potrebbe obiettare che la scelta del PD e' un requisito minimo, nulla di trascendentale. Puo' darsi, ma e' comunque una "rivoluzione" in un paese socialmente, non solo politicamente, conservatore come l'Italia.  Tanto che la scelta del PD sta provocando diverse scosse telluriche nel centrodestra le cui conseguenze sono ancora tutte da valutare. 

Il lucidissimo articolo di Giavazzi "le riforme scomode" sosteneva che la strada delle riforme in Italia non passa ne' per la grande coalizione ne' per strali contro la casta, ma per la capacita' concreta di mediare tra gruppi sociali con interessi contrapposti.  Cio' richiede coalizioni omogenee, accordi chiari e programmi semplici.  La scelta del PD e' un primo passo in questa direzione. Giudicheremo la valenza complessiva del PD dopo aver visto le altre mosse di Veltroni, ma augurarsi oggi il suo fallimento equivale ad augurarsi che la politica Italiana torni ad avvitarsi sul solito scontro tra berluscones e comunisti. Tra Schifani-Ronchi e Diliberto-Pecoraro Scanio. Sfido chiunque a sostenere che questo e' cio' di cui abbiamo bisogno.

 

mah, nicola... io non sono per niente d'accordo che la scelta del PD non sia "forzata" (ora qualifico cosa intendo per forzata). Il fallimento dell'Unione implica che il PD non si puo' alleare con la sinistra estrema e nemmeno con in centristi trasformisti alla Mastella-Dini, pena il continuo riferimento di Berlusconi al fatto che si ripresentano con la stessa coalizione fallimentare. Non solo: presentarsi da soli e' l'unico modo che Veltroni non scompaia entro uno-due anni, con lo stesso meccanismo toccato a Prodi gia due volte. Ergo, Veltroni ha tutto l'interesse ad andare da solo. I prodiani sono gia' sul piede di guerra (con le sue dichiarazioni di andare da solo alle elezioni ha praticamente dato una accellerata al crollo del governo), per non parlare dei dalemiani; a Uolter pertanto conviene perdere dignitosamente, facendo il finto nuovo e assicurandosi la base del nuovo partito. Se dopo le elezioni riesce ad evitare una ulteriore scissione tra ex DS ed ex Margherita (cosa di cui dubito, ma vedremo), forse Uolter ha possibilita' di salvarsi. Come vedi, e' semplicemente una scelta dettata da equilibri interni alla sinistra.

Io dissento dalla posizione di Giavazzi: ritengo che se Pdl e PD avranno almeno il 66% dei seggi (cosa che si profila ), andranno a fare le riforme costituzionali di cui abbiamo bisogno. Hanno interesse a farlo! hanno interesse ad avere un sistema che garantisca governabilita' al partito piu grosso che vince le elezioni, hanno interesse a che il capo del governo abbia maggiori poteri, hanno interesse a che il senato scompaia visti i danni causati negli ultimi 15 anni, hanno interesse a fare una legge elettorale fortemente maggioritaria che premi i partiti piu grossi. Ho dei dubbi sul federalismo, ma si vedra'. Scordatevi (ovviamente) anche la legge sul conflitto di interessi, ma tanto come va dicendo Michele, prima o poi Madre Natura fa il suo corso (a tal proposito, ricordatevi pero che la mamma e' arrivata a 97 anni...). Pero sarebbe un primo passo. Come gia detto, io sono scettico sinche queste cose non le vedo pubblicate sulla Gazzetta ufficiale, ma per me ci sono ragionevoli probabilita' che questo possa accadere. Vedremo.

La vedo molto piu difficile sul lato economico: non mi pare che in nessuno dei due schieramenti si abbia ne' interesse ne' volonta' a liberalizzare seriamente l'economia. Qui il problema e' culturale e non si risolve con una elezione. Ma questa e' un'altra storia.  

 

Michele, il titolo del tuo pezzo mi ha fatto venire in mente un libro intervista di

un mio lontano parente, che molti lettori di questo blog dovrebbero conoscere (almeno

di nome). Secondo lui discutere di destra e sinistra ai tempi di berlusconi e’

come parlare di politica con Al Capone. Non voglio quindi argomentere in un’ottica

utilitaristica se sia meglio far perdere la casta peronista o la casta comunista.

Ho un’idea diversa dalla tua e, se riusciro’ a farlo in modo convincente,

provero’ ad argomentarla altrove.

Per ora, dato che appunto e' troppo difficile ragionare

compiutamente su quelle che sarebbero le conseguenze di una miracolosa vittoria del

PD o di un trionfo Berlusconiano, mi affido a considerazioni di natura morale.

Nonostante le due caste siano entrambe in evidente stato di putrefazione, non credo che

VW assumerebbe mai un individuo

del genere. Il programma di Berlusconi e’ chiaro e lo e' sin dal 94: salvaguardare

il patrimonio, mantenere le televisioni ed evitare i problemi giudiziari. Per

raggiungere questi obiettivi credo che il personaggio, come la sua storia

dimostra, sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa.

Conclusione: finche’ il leader di centro sinistra non sara’

qualcuno disposto ad assumere un boss mafioso pur di salvare la roba o il

potere, io continuero’ a votare per l’alternativa piu' realistica al ritorno di chi qualcuno ha

definito come il mafioso

di Arcore.

 

 

 

Un mio amico d'infanzia si è candidato alla segreteria (anche lui è nel pd,e è il classico politico che mangia però almeno studia medicina e non è affamato di soldi) ,dopo un giorno dalla sua candidatura è stato chiamato dai "vertici" (che vi immaginate che vertici in un paese di 12.000 abitanti ) e gli è stato intimato di ritirarsi. Lui è andato avanti e alla fine ha vinto

 

Credo si chiami democrazia. Insomma, come dice WV "se po' fa'".

 

 

Inoltre,mentre ero a votare, ho visto alcuni extracomunitari votare. Ho chiesto al mio amico cosa ci facessero degli extracomunitari a votare dato che sono elezioni che non interessano a nessuno e tutti ci vanno solo perchè sono amici dei candidati (totale votanti 250).

La sua risposta : "eh sai comè si parla con l'imam della moschea e li manda a gruppi, loro fanno tutte le cose in gruppo. Praticamente li paghi a chili"

 

Di pure al tuo amico che, per quel che mi riguarda, son ben contento che stia dall'altra parte. Se destra e sinistra sono concetti confusi e discutibili, almeno dividiamo tra razzisti e non.

 

Mi sembra però di capire che siamo alle solite.

Quasi tutti coloro che danno una velata o decisa intenzione di voto, argomentano con una presa di distanza dallo schieramento o dal leader avversario.

Non basta questo sintomo per diagnosticare la malattia del sistema politico italiano?

Nessuno è in grado di riporre realmente fiducia sulla capacità di uno dei due schieramenti di trascinare lo Stivale fuori dal fango.

Se la monocrazia Berlusconiana si ripropone immutata con i suoi proclami da 15 anni a questa parte, dall'altra la sintesi democratico-"maanchista" offre spunti di autocompiacimento ai suoi quadri storici di riferimento del centrosinistra italico ma non sembra dare nessun tipo di risposta decisa alle richieste di lavoratori ed autonomi.

 

 

Ho appena condiviso, con piccole riserve, i tuoi commenti sportivi.


Ora devo dire che condivido, senza riserve, quelli politici.

Mi sembra tu colga un punto che molti dei nostri lettori più immediatamente (ed a mio avviso, irrazionalmente) schierati non colgono o non vogliono cogliere. Son tutti l'un contro l'altro armati solo perché ritengono che la leadership dell'altra parte sia composta di ladri/comunisti/gentaglia.

Ebbene, cosi' e': di gentaglia si tratta dall'una e dall'altra parte. Non sarebbe il caso che, almeno quelli con il cervello funzionante, la smettessero di prendere 'sti toni moralistico-savonaroleschi e guardassero in faccia la realta'? Ossia che, per continuare citando, questo o quello per me pari sono?

 

Dopo le balle televisive del VW che abbandona la politica dopo aver fatto il sindaco di Roma, ecco quelle, su carta stampata, di Fini che abbaia ma poi lecca la mano del padrone.

Impagabili.

 

 

non penso che VW perdera' di brutto, non penso che la sconfitta serva a mandarli via (se VW perde di brutto, D'Alema si riprendera' il posto che pensa di meritare), non penso che il problema dei partiti siano solo i capi (a meno che per capi non si intenda i capi anche a livello comunale).

si tratta solo di supposizioni perche' nessuno ha il contro-fattuale da mostrare.

non voto da 12 anni (votai per il Prodi I e mi e' servito a capire che grande abbaglio avevo preso allora); forse devo arrivare a 25 come Boldrin per decidermi. nel frattempo penso alla frase da scrivere sulla nulla. fondare un partito e' un esercizio folle e anche impossibile dato il sistema italiano. ma i movimenti di opinione e il tam tam insistito potrebbero svegliare un elettorato addormentato innamorato (per pigrizia) della strategia del meno peggio.

la strategia di Boldrin e' diversa. spero per lui e per noi che funzioni visto che SB sembra destinato a vincere.  

 

Credo di aver ben compreso il filo logico del ragionamento del prof. Boldrin e, condividendolo appieno, presumibilmente voterò PD ;)(quello di Uolter).

Infatti eliminando i minileader Bertinottitabaccini&co, posso A, votare PDL, B, votare PD, C, non andare al voto, D, votare scheda bianca.

La D la escludo subito, perchè è strettamente perdente rispetto alla C (non votare). Da quel che so (potrei essere in errore), i finanziamenti ai partiti sono anche collegati al numero di votanti e presumo che anche la scheda bianca faccia numero. A quel punto, se ritenessi che sia la vittoria di A, che quella di B siano identicamente di alcun valore per la mia utilità (nullo), tanto meglio ridurre i loro entroiti, destabilizzandoli e accelerando il ricambio.

Passo al confronto tra A e B. Dalle sue parole, presumo Boldrin ritenga non ricevere alcuna utilità (o, meglio, uguale disutilità) dal fatto che vinca PD o PDL (forse da quest'ultima un epsilon positivo, poichè è ipotizzabile che SB abbassi maggiormente la pressione fiscale rispetto a VW, sfruttando i "tesoretti" accumulati e non ancora sperperati, certamente, purtroppo, NON diminuendo la spesa pubblica, poichè essa "DEVE" crescere, chiunque sia al governo). Ha, al contrario una utilità attesa strettamente positiva (minima data la probabilità connessa, ma sempre maggiore di zero), nel vedere uno dei due schieramenti affondare (con annesso anelato ricambio della classe dirigente). Assodato che è quasi certo che vinca A (Pdl), per non minimizzare ulteriormente la probabilità di vedere affossati uno dei 2, è logico per lei votare PDL e sperare che lo si faccia in massa.

Io, diversamente da lei, assegno a "vittoriaPDL" si una utilità nulla (fingiamo che non sia un bad), mentre "vittoriaPD" mi dona una utilità positiva, seppur minima. Le ragioni sono tre:

1 . SB ha come obiettivo dichiarato di modificare sostanzialmente la legge sulle intercettazioni. Questo renderebbe ancor più complesso il lavoro della magistratura, la sola negli ultimi anni, e fino ad oggi (ultimi Mastella e Cuffaro, attendendo ansiosi Bassolino..) a creare un seppur minimo ricambio della classe dirigente, tra sputtanamenti e incarcerazioni (poi magari funzionerà anche il tracollo del Pd, ma son ancor meno speranzoso di lei..). Se vince SB sta legge si fa e anche tornasse in futuro il Pd al governo, loro non la cambieranno (come NON hanno fatto in questo anno e mezzo con le leggi ad-personam volute dal centrodestra nei 5 anni precedenti). Se va il Pd, la legge, PRESUMIBILMENTE, non la faranno (grazie all'obiezione dell'alleato Dipietro). 

2. VW è un funzionario di partito da una vita, non decisionista, inetto..., ma AD OGGI, non si è ancora commosso per essere stato assolto da un giudice per aver accuratamente "bianchettato" il SUO reato dal codice penale. La differenza con SB C'E'..

3. Ma questo è un "atto di fede", lo ammetto:  a MIO AVVISO, è meno impossibile che qualche liberalizzazione la faccia il PD, rispetto al PDL. 

Il punto 3 ha valore quasi nullo, lo so, ma i primi due mi fan (razionalmente) ritenere che sia MENO PEGGIO che vinca il PD, rispetto al PDL. Inoltre, come ho detto, la vittoria del Pd mi genera una utilità positiva, seppur minima: l'affondamento, resurrezione e pulizia dello stesso sarebbe grande cosa, SE ACCADESSE, ma la probabilità che accada è, a IMHO, molto inferiore al 1% (dopotutto, neanche Mani Pulite, peggio di un uragano, ha prodotto un cambiamento totale: usciti di scena i leaders, sono subentrati i delfini, più leghisti e psiconano..). Confrontando i due scenari, a occhio e croce ho una utilità maggiore col Pd vincente. Per questo lo voterò.

Ah, una cosa proprio non la capisco: si sostiene in vari commenti che sia inaccettabile votare il "MENO PEGGIO". Ma, posto che è lapalissiano preferire la "perfezione" al "meno peggio", o le due opzioni sono "UGUALMENTE PEGGIORI", e allora vale la strategia di Boldrin (che cmq domina il "non voto", per la flebile speranza del PD=araba fenice, da cui la preferenza di A rispetto a C), altrimenti se c'è un "meno peggio", esso è strettamente migliore del "più peggio" e quindi, a logica, andrebbe votato..

Scusi se ho ecceduto nella lunghezza del commento. Come già in precedenza, sinceri complimenti a tutti voi.. 

 

 

... il mio, per simbolico e tattico che esso (voto) fosse.

Di fronte ad uscite come questa, anche il mio cinismo provocatore cede. Questi sono fuori di testa.

Gli altri (che il mio voto questo giro non ce l'avevano comunque) non sono da meno e dichiarano pubblicamente che avevano detto le bugie. Non che io mi sorprenda, ci mancherebbe, ma ora il VW dovrà spiegare al popolo (si fa per dire, al "suo" popolo i vincoli di bilancio sembrano invenzioni del diavolo) con quale "surplus" finanzierà gli aumenti fiscali dei salari che andava promettendo solo ieri ...

Non è ancora iniziata la campagna elettorale e già mi rimane solo l'astensione ... che novità!

 

 

Roma, 18:54

ABORTO: BERLUSCONI, FERRARA IN PISTA? SONO CONTRARIO

"Contro

il mio consiglio" Giuliano Ferrara vuole presentare una propria lista

'pro life' alle prossime elezioni. Silvio Berlusconi si limita ad "un

vedremo" quando Bruno Vespa, a 'Porta a porta', gli chiede

dell'iniziativa del conduttore di 'Otto e mezzo'. "Ferrara - aggiunge

il Cavaliere - negli ultimi tempi e' stato rapito da questa missione,

io penso che" la questione dell'aborto "non sia un problema da inserire

nell'agone politico", "ritengo - aggiunge Berlusconi - che e' un tema

che attiene le coscienze e debba stare fuori dalla politica".

 

Caro fracohen,

alla sua logica manca un elemento fondamentale: la dinamica. 15 anni di reiterato "voto al meno peggio" (che chiaramente all'inizio non sembrava così, tant'è che anche io ho votato nel 96) hanno portato l'Italia allo stato in cui ci troviamo.

quello che manca nell'analisi è il concetto che ad ogni giro il marginal return dal "meno peggio" decresce mentre il marginal cost aumenta. lo spiegavo tempo fa facendo notare che ad ogni giro avvengono le "nomine dei meno peggio" che come delle piovre si ramificano. ad ogni giro si fanno nuovi scempi. ad ogni giro si perde un giro.

voi grandi estimatori della teoria del meno peggio insultate e criticate pure chi vi si oppone. ma per cortesia, prendetevi la responsabilità dello stato attuale. dopo 7 anni di prodismo e 6 di peronismo all'Italiana li abbiamo provati tutti e nulla è cambiato. se continuate a votarli, prendetevi anche le relative responsabilità e non lamentatevi se i direttori delle ASL sono dei politici trombati.

e non dimentichi un'ultima cosa. chi, come me, propone astensione/voto nullo non lo fa tirandosene fuori. resta attivo, parla, discute, cerca comunque di svegliare la gente. è una legittima e, sotto certe condizioni personali, motivata scelta politica. a cosa porta? se il movimento di opinione che esiste in varie parti del Paese si tramutasse in un segnale forte di sfiducia alla casta, ci sarebbe una crisi della casta e spazi nuovi per avviare esperienze politiche nuove.

 

in aggiunta le vorrei far notare che lei ha dichiarato di votare per WV perché:

1) non farà leggi che cancellano le intercettazioni

2) non farà festa con le paste dopo una condanna a 5 anni.

Non è nemmeno certo che il PD faccia le liberalizzazioni.

Il PD non farà tante cose. per questo lei lo vota. Il PD non farà tante cose. per questo io non lo voto.

 

Segnalo a pagina 14 del Sole24ore un attacco diretto ad nFA da parte di Claudio Magris. devo verificare se ne esiste una versione online.

commento preliminare: attacco davvero indecente. ma almeno vuol dire che nFA conta qualcosa.

 

 

Pare non ci sia online. Se qualcuno puo' scansionarlo ed inviarcelo a redattori@noisefromamerika.org, ci farebbe un gran piacere.   

 

Trattasi in realtà di tal Francesco Magris, non Claudio.

 

L'avevo segnalato anch'io in un altro post :)

 

 

...per cui lo metto qua.

Qualche tempo fa avevo detto che "gli asini sono costituzionalmente impossibilitati a volare" , riferendomi al fatto che chi viene da una storia e una cultura non liberale e non liberista non puo' diventarlo all'improvviso.

Ritorno sulla questione, grazie al suggerimento di Phastidio , e vi do un esempio lampante di cosa volessi dire. Phastidio riporta un breve passo del discorso di Spello di Uolter, che riporto qui per intero:

 

L'Italia non ha un problema di libertà, nei termini classici in cui

questo problema viene solitamente posto: libertà di manifestazione del

pensiero, di associazione, di riunione e simili.



Ma esiste nel nostro Paese un

problema di libertà con riferimento a quello che la Dichiarazione di

indipendenza degli Stati Uniti chiama "diritto alla ricerca della

felicità": il diritto di ciascuno a perseguire liberamente il proprio

disegno di vita, compatibilmente con l'eguale diritto altrui.



Per fare solo alcuni esempi: una giovane mamma desidera dedicare alcuni

anni alla cura dei suoi bimbi, per poi ricominciare a lavorare; in

Italia, praticamente, non può.



Una pensionata, un pensionato, desidera svolgere un'attività

lavorativa part-time, legale e regolare anche fiscalmente; in Italia,

praticamente, non può.



Un giovane che voglia accedere ad una professione, senza avere il

padre che già la esercita, in Italia quasi sempre si trova davanti ad

un muro impossibile da scavalcare.



Se il capitalismo italiano viene definito "relazionale", è per la

diffusione di opachi patti di sindacato e strutture piramidali

nell'assetto proprietario di molti grandi gruppi, che ne ostacolano la

contendibilità, impedendo al mercato di esercitare la sua funzione

dinamica e selettiva.



E’ ora di cambiare, di voltare pagina, di liberare la società italiana.



La regolamentazione pubblica definisce

lo spazio in cui tutte le libertà, anche quelle private, sono rese

possibili ed effettive. Anche per questo, però, essa è chiamata a

giustificare il perché di divieti, ostacoli, strettoie che si

frappongono fra la libertà individuale e l'effettivo perseguimento del

progetto di vita di ciascuno.



Quali di queste giustificazioni siano accettabili è questione che

investe la politica, le scelte collettive. Ma è giusto rimuovere quei

vincoli – e sono tanti – la cui giustificazione ormai non è più

sostenibile. 

 

 Dovrebbe essere "self evident" cosa non va in questo ragionamento (Phastidio parla efficacemente del fatto che "[...]Veltroni è pure riuscito a ficcare nel suo copiaincollato discorso obamian-kennedyano la “ricerca della felicità“, manco a dirlo stravolgendone il senso"), ma se non vedete il problema vi do un aiutino :

 

We hold these truths to be self-evident, that all men are created

equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable

Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of

Happiness.



That to secure these rights, Governments are instituted among Men,

deriving their just powers from the consent of the governed, That

whenever any Form of Government becomes destructive of these ends, it

is the Right of the People to alter or to abolish it, and to institute

new Government, laying its foundation on such principles and organizing

its powers in such form, as to them shall seem most likely to effect

their Safety and Happiness. Prudence, indeed, will dictate that

Governments long established should not be changed for light and

transient causes; and accordingly all experience hath shewn, that

mankind are more disposed to suffer, while evils are sufferable, than

to right themselves by abolishing the forms to which they are

accustomed. But when a long train of abuses and usurpations, pursuing

invariably the same Object evinces a design to reduce them under

absolute Despotism, it is their right, it is their duty, to throw off

such Government, and to provide new Guards for their future security.